Il primo round del draft 2014 è andato: al di là del solito bilancio tra speranze, certezze e delusioni, l’aspetto fondamentale è che abbiamo superato la fase iniziale dei pronostici a casaccio. Il draft non è una scienza esatta, non si lavora talvolta nemmeno su percentuali da “tail or head” – per restare in tema, – bensì su ipotesi basate su minimo tre considerazioni, perché alla riflessione classica circa la scelta di un determinato giocatore deve sempre essere aggiunta una grande incognita: e se la società optasse per uno scambio di posizione? Allora via a ragionare di formule “50% sì – 40% no – 10% trade” e di miriadi di contatti tra le varie dirigenze riguardo alla possibilità di cedere il proprio posto in cambio della dodicesima chiamata nel quarto round più un’opzione per il prossimo anno e varie ed eventuali. Per quanto mi riguarda, la verifica delle previsioni non è stata eccezionale, ma poteva andare molto peggio (!): 23 giocatori scelti su 32, e 4 nella giusta posizione (Clowney, Robinson, Matthews, Evans).
Comunque – dicevamo, – il primo round del draft è trascorso con qualche sorpresa, come per esempio la chiamata di Manziel da parte dei Browns al 22° pick o l’assenza di Carr. Vediamo rapidamente le 5 decisioni che potrebbero avere un impatto più rilevante sulle singole squadre.
- Jadeveon Clowney (DE, Houston Texans) – Il pick di Clowney in prima posizione era piuttosto scontato. Nella giornata di ieri si erano sparse alcune voci sulla possibilità che i Texans fossero disposti a trattare un trade, ma le condizioni eventualmente poste sarebbero state del tutto proibitive. Questo difensore ha le potenzialità per entrare in futuro nella Hall of Fame, non ci sono dubbi. Ha grandi capacità atletiche e visione di gioco unite alla flessibilità in campo. Immaginando la combinazione Clowney-Watt sulla secondaria, i quarterback della AFC South ieri sera avranno avuto uno scompenso. Non tutti gli osservatori, tuttavia, sono d’accordo sulla strategia di Houston, soprattutto coloro che sostengono come la priorità fosse individuare un buon quarterback – e il nome era Manziel. Sinceramente, però, non scegliere Clowney era molto difficile.
- Khalil Mack (OLB, Oakland Raiders) – I Raiders sono in fase di completa ricostruzione e Mack è un buon punto fermo dal quale avviare una nuova fase. La sua scelta da parte di Oakland era in qualche modo prevista e, a parer mio, collegata alla chiamata di Watkins, il WR conquistato dai Bills nel pick immediatamente precedente, che era un altro obiettivo di Oakland. Mack ha grandi doti da edge-rusher, nonostante sussista qualche dubbio sulla sua capacità di mantenere costante il livello delle prestazioni.
- Brandin Cooks (WR, New Orleans Saints) – La scelta di Cooks è da inserirsi nel nuovo progetto dei Saints, affidato a Sean Payton e basato sulla preminenza dell’attacco. Nella stagione 2013 Drew Brees ha dovuto affidarsi per lo più ai TE (Jimmy Graham in testa) e ai RB, quindi l’obiettivo della dirigenza è garantire un po’ di profondità alla fase offensiva. Cooks è veloce – il più veloce tra i WR nel draft – e riesce a trovare spazi importanti in mezzo al campo. Qualche addetto ai lavori ha espresso perplessità sulla sua struttura fisica (1,78 m per 86 kg).
- Johnny Manziel (QB, Cleveland Browns) – Da lungo tempo Manziel è uno degli argomenti principali del dibattito: sul suo conto si è detto e scritto molto da parte sia degli esperti, sia dei tifosi. Il suo arrivo a Cleveland non è mai stato in dubbio, soprattutto perché Manziel è in primo luogo un’operazione di marketing per il rilancio dell’immagine della franchigia. Johnny è in grado di trascinarsi dietro media e fanbase con facilità, un aspetto fondamentale per una società che desidera tornare a lasciare un segno nel campionato. Da un punto di vista sportivo, ci sono comunque molte incertezze, a cominciare dal suo stile di gioco: innovativo e sorprendente quanto si vuole – il talento e le potenzialità del campione ci sono, – ma la metà delle azioni che nel circuito NCAA sono geniali, nella NFL terminano con un turnover.
- Teddy Bridgewater (QB, Minnesota Vikings) – I Vikings cercavano un QB. Chiamarne uno all’ottavo (poi nono) pick con Ponder e Cassel già nell’organico forse era un azzardo, però la decisione era stata assunta. Personalmente credo che, in un draft che proponeva una classe di QB dal livello medio, Bridgewater fosse il migliore nel ruolo, nonostante le prove preliminari con la NFL non lo abbiano visto protagonista. Con gli schemi di Norv Turner e il sostegno di Cassel, Ponder, Peterson e Jennings, Teddy potrà imparare molto e maturare, senza dimenticare che la NFC North è una scuola con un clima molto particolare (non solo sportivo…).
Beniamino Franceschini