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Due o tre precisazioni di Dragor a proposito dei suoi ultimi post contro Wojtyla

Creato il 03 maggio 2011 da Dragor

   E’ comprensibile che i miei post contro Wojtyla abbiano stupito od offeso qualcuno. In Italia siete immersi fino al collo nella propaganda della chiesa, nella disinformazione, nella stereotipia colonialista, nell’asservimento dei media al clero e vedete il defunto papa esattamente come vogliono farvelo vedere. Nella farsa del processo per situarlo nell’olimpo dei beati, si è evitato con cura tutto quello che poteva realmente rovinargli la reputazione, limitandosi a evocare fumosi dissidi con la chiesa sudamericana e certi eccessi di conservatorismo in modo che poi potesse finire tutto a tarallucci e vino.  Niente doveva guastare l’immagine cucita addosso a questo formidabile veicolo pubblicitario. 

   Mentre a Roma si celebra il trionfo di Wojtyla, in Rwanda si piangono le sue vittime. Vedete, il Rwanda è la mia realtà e penso che anche le vittime debbano avere una voce. Molte di queste vittime non sapevano nemmeno scrivere e naturalmente i morti non parlano. Direte: “Anche Wojtyla è morto.” Sì, ma Wojtyla ha parlato. Molto, troppo. Ha fatto tutto quello che ha voluto e adesso è venerato  come un santo. E’ come se stesse parlando ancora. E’ un morto che parla, potete giocarvelo al lotto. Mentre le vittime, opportunamente smembrate dagli assassini, si sono decomposte al sole, sono state mangiate dalle bestie e di loro restano soltanto le ossa, a parte il vuoto che hanno lasciato nel cuore dei loro cari. Queste ossa potete vederle nel Memoriale del Genocidio e in molte chiese rwandesi, quelle chiese che i colonizzatori entusiasti definivano “oasi di pace”, nelle quali i preti hanno attirato i  fedeli per massacrarli. E le ossa non parlano, a meno che qualcuno non si scomodi ad andarle a vedere e ascolti il loro grido silenzioso. Io le ho viste ma Wojtyla non si è certamente scomodato.  Anzi, le ha irrise. Guardate come si è espresso nelle interviste e sul suo giornale. Guardate con quanta sollecitudine ha aiutato, difeso e protetto  i loro assassini.

   Ma queste vittime deboli, povere, ignoranti, analfabete e nere,  abbandonate al loro destino dagli uomini e tradite dal dio nel quale le avevano costrette a credere, hanno dalla loro parte un blogger. E questo blogger ha deciso di dare loro una voce. Una voce flebile in confronto all’assordante baccano che viene da Roma, ma pur sempre una voce. Meglio del silenzio che molti vorrebbero.

Dragor


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