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Prendete Alex Hammond, Max Dembo, Troy Cameron e cercate le differenze. Non esistono. Ora prendete Edward Bunker di Educazione di una canaglia e pensate ai tre personaggi appena citati. Sono uno l'ombra dell'altro, che lo è dell'altro ancora, che a sua volta è l'ombra di Bunker stesso, criminale e fuggitivo. Chi perdonerebbe ad uno scrittore l'invenzione di personaggi praticamente uguali per caratteri e destini? C'è un passaggio in Little boy blue in cui Alex Hammond incontra uno sbarbato Max Dembo inferocito, a cui ancora spettano le pagine di Come una bestia feroce. Sono due individui che si riflettono e combaciano alla perfezione nella loro inestinguibile solitudine. Ora riprendete in mano Educazione di una canaglia e provate a spiegarmi come Bunker avrebbe potuto evitare un errore tanto fatale.
Uno che passa la vita a gridare aiuto e che, totalmente ignorato, si aggrappa all'istinto più primitivo in natura, la sopravvivvenza; uno che per quasi vent'anni è stato un numero in una prigione, costretto dagli eventi alle umiliazioni fisiche di secondini incazzati e detenuti non proprio accomodanti; uno che solo con le cattive è giunto a distinguere il bene dal male e le conseguenti maschere del perbenismo e del populismo che si calano le istituzioni, affibbiando etichette di comodo; uno che passa la vita a guardarsi le spalle, ditemi voi come avrebbe potuto scrivere libri diversi da quelli che ha scritto. Sì, esistono scrittori più raffinati di Bunker, ma il giovane Edward per la lezione sulle buone maniere ha la giustificazione firmata.
Bisogna essere disperati per scrivere un capolavoro, e Bunker ne ha scritti due. Bisogna avere la fortuna di trovarsi nella condizione di poter fare consapevolmente le scelte migliori per se stessi, e lui, come tutti i suoi personaggi, questa fortuna non l'ha avuta, ma se l'è conquistata, con i libri e con l'arte come opera di redenzione. Alex Hammond è il vero Bunker, l'unico a cui si lascia una possibilità, offrendo carta bianca al suo futuro; Max Dembo è l'uomo che Bunker sarebbe potuto essere. Nella sua opera, così ruvida e scomoda, c'è tutta la miseria umana di Hugo e Dostoevskij, doni troppo spesso mistificati dalla stupidità generale. Non c'è una pagina che sia l'elogio o l'umanizzazione demagogica del crimine, ma è piuttosto un ricamo volutamente grezzo che denuncia la tragicità di un uomo solo e prennemente in guerra. Tutte le mie letture successive ad Educazione di una canaglia sono una mappa dettagliata di movimenti che partono da Bunker per arrivare chissà dove.
Ad ogni epoca il suo paladino emarginato. A noi è toccato Bunker.
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