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Fatti Mangiare dalla Mamma

Da Anginapectoris @anginapectoris

Tutto è cominciato con il micidiale Facebook che mi porta ogni giorno ad interagire con tantissime persone, ed anche scrittori, visto che una delle mie passioni è estrapolare dalle

Fatti mangiare dalla mamma

Fatti mangiare dalla mamma

pagine di romanzi famosi e non, capitoli e paragrafi che raccontano del cibo, e intervistare pazienti scrittori noti e meno noti, personaggi di spettacolo, cultura e politica, e chiunque abbia a tiro, ogni occasione è un ottimo pretesto per discutere di cose buone.

Silvia Longo da me intervistata è stata il mio tramite, e mi ha segnalato l’importante iniziativa letteraria coordinata da  Rosamaria Caputi, di Roma, che si definisce attricetta, scrittore/drammaturga, caporedattore della rivista NiedernGasse  e a cui  piace tanto la Tiella di riso, patate e cozze, ed è lei, la golosastra di tiella, che si è assunta l’onere (e l’onore)  di coordinare questa gran bella iniziativa e che mi fornito tutti i dettagli per questo piccolo articolo.

Quando si parla di cucina tradizionale, racconti di cibo, soprattutto quelli che fanno parte della memoria storica delle famiglie dal Nord al Sud della grande Italia, in cui rivivono sapori, odori e ricordi, io non mi tiro mai in dietro, figuriamoci se a darmi lo spunto è una persona che adora la tiella barese!

Fatti mangiare dalla mamma uscirà il giorno dell’Immacolata Concezione, l’otto dicembre ed il suo acquisto sarà possibile sul sito Mio Libro ed il ricavato della vendita verrà devoluto all’Ospedale Pediatrico Oncologico Santa Chiara di Pisa per il progetto Cuori da Venere.

Fatti mangiare dalla mamma è un libro corale.
Nell’estate del 2012 fu lanciata su facebook un’iniziativa  per Fabrizio Pittalis, poeta e scrittore di Porto Torres, (se volete scaricare il suo e-book molto spiacente, Sir andate

fabriziopittalis
qui ) un gruppo come tanti sul social, Cuori da Venere, il pianeta dove lui si è trasferito nel 2007 a causa di un tumore-sarcoma di Ewing. Hanno aderito tantissime persone, tra loro sconosciute ma unite dal comune obiettivo di ricordare che un poeta-scrittore è sempre in vita.
Da un’idea all’altra, si è giunti alla stesura di questo testo.
È un libro fatto con le ricette regalate dalle mamme, ricette della tradizione o anche semplice frutto della loro creatività, quelle dei loro quaderni, quelle che i figli ricordano. Ma non solo.
Accanto alle dosi e al procedimento, ai consigli nutrizionali di Monia Farina e a quelli su come impiattare di Roberta Scarazzato, accanto ai vini consigliati da Tommaso Sussarello, vi sono episodi che raccontano i momenti in cui veniva preparata la ricetta, o storie inventate, nostalgiche, divertenti, alcune surreali, scritte da Rita Bonomo, Maria Grazia D’Avino, Rosamaria Caputi, Silvia Longo e Luca Palli Branchi.

Tutte le ricette hanno anche un segno zodiacale che le caratterizza coi consigli astrologici di Maria Grazia D’Avino.

È un libro che parla del legame mamma-figlio, del loro relazionarsi attraverso il cibo, nella postfazione di Ninfa Delicato.

Nerina Garofalo ha ricercato ed evidenziato alcune pellicole cinematografiche che

una delle illustrazioni di Michaela D’Astuto

una delle illustrazioni di Michaela D’Astuto

raccontano di questa relazione, selezionando accuratamente una serie di link.

Il libro è illustrato  dal tratto ironico e sottile di Michaela D’Astuto che va oltre l’esposizione visiva della ricetta.

In nota le traduzioni in inglese delle ricette di Silvia Giretti, Jacqueline Cornelius, Daniela Conti,  Ivana De Gasperis e Alberto Capelli.

Luigi Romolo Carrino e Lara Arvasi hanno curato l’impaginazione e la grafica del libro diverso dai ricettari tradizionali.

L’obiettivo comune è  stato quello di devolvere tutto il ricavato all’ospedale pediatrico oncologico Santa Chiara di Pisa, dove Fabrizio è stato curato.

Or dunque, se quest’anno, per Natale volete fare un regalo originale e supportare una iniziativa benefica non vi resta che acquistare il libro.

Una ricetta tratta dal prezioso volume, dono di Rosamaria Caputi

Zia Sarina (Vastedda co’ sambucu)

“’Nsignativilli ’i cosi comu si fannu, picchì ’a zia non è eterna”.
Questa la frase di rimbrotto ricorrente, mentre la zia Sarina, la mia seconda mamma, cuciva, ricamava e soprattutto impastava. Me la ricordo che impastava tutto.
Che invidia! L’ammirazione. Quelle mani veloci, precise e forti. E però restava solo lo sguardo assorto, perché a imparare non riuscivo proprio. Ancora oggi fatico a fare le pizze.

Rosamaria Caputi

Rosamaria Caputi

Una delle sue specialità era ’a vastedda co’ sambucu. Si partiva la mattina presto per Troina, il suo paese natale, e si andava nella ca-sa di campagna, dove c’era il forno a legna.
Mi ricordo un’altalena fatta con la corda legata a un albero in pendenza, i fiorellini di sambuco, gli uomini di famiglia che affettavano il salame del luogo, ma quello che facevano esattamente non lo so. Io, comunque, avevo notato appena fuori dalla porta di casa, su una specie di terrazzo, tante cassette di pomodori che sarebbero serviti per fare i ‘buttigghi’ di salsa. E ho iniziato a mangiarli di nascosto. Ne mangiai una ventina. La sera avevo mal di pancia e un febbrone da cavallo. I miei genitori, i parenti tutti -quanti eravamo! -, pensarono a quella povera vastedda, incolpevole mannaggia a me, e si consultavano, tra una tachipirina e una biochetasi:
– Forsi ci fici mali ’a vastedda a’ picciridda?
– Ma no, era tuttu frisco, si ni manciau sulu un pezzu!
Ho confessato e chiarito i fatti a sedici anni, quando qualcuno, nel frattempo, aveva imparato a farla come la zia. Mia mamma.

Ingredienti per più persone
- 1 kg di farina di grano duro
- 1 kg di salame
- 1 kg di toma
- 8 uova
- 40 gr. di lievito di birra
- 250 gr. di strutto
- una manciata di fiori di sambuco
- acqua per l’impasto q.b.
- sale q.b.
Origine
Prodotto tradizionale di Troina (Enna). Si tratta di una focaccia o schiacciata rustica farcita.
Tempi di preparazione
1 ora (più tempi di lievitazione).

Troina - Panorama

Troina – Panorama

Procedimento
Impasta la farina con acqua, un pizzico di sale e il lievito. Il composto deve essere morbido come un pan di Spagna.
Fai riposare per due ore, finché non lieviti notevolmente.
Imburra una teglia e spargi sopra fiori di sambuco sbriciolati stendi uno strato di pasta e

Vastedda co sammucu

Vastedda co sammucu

poi toma e salame a pezzettini piccoli. Continua con un secondo strato e copri alla fine coi fiori di sam-buco. Inforna a 180° e quando si dora spegni.
Suggerimenti
È una storia preziosa di un cuore a pagnotta da mordere piano. Per una buona cottura del pane fatto in casa preriscaldate il forno ad alte temperature 200°-220°. Posizionate la pagnotta sul ripiano più basso, lasciate cuocere 5-10 minuti, poi abbassate la tempera-tura a 180° e spostate la leccarda sul piano intermedio affinché si crei l’alveolatura e la crosticina, questione chimica detta reazione di Maillard
Vini

Fiori di sambuco

Fiori di sambuco

Qui proviamo un fidanzamento Sud-Nord con un Alto Adige Merlot. Equilibrato, tannico e dai profumi vegetali e fruttati. Regge bene la grassezza della toma e dello strutto della focaccia.

Nutrienti
I fiori di sambuco hanno qualità preziose. Lassativi, diuretici, anti-reumatici. Facilitano l’eliminazione delle tossine. Grazie alla pre-senza di sostanze chiamate flavoni, agiscono anche sul migliora-mento della circolazione. Belli. Buoni e sani!

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