Titolo Guida Galattica per gli Autostoppisti
Autore Douglas Adams
Titolo originale The Hitchhiker’s Guide to the Galaxy
Anno 1979
Editore Oscar Mondadori – Piccola Biblioteca
Tipo Romanzo
Guida Galattica per gli Autostoppisti è un romanzo di fantascienza umoristica, il primo di una “trilogia in cinque parti“. Si tratta di un’opera piuttosto famosa anche in Italia, anche se probabilmente gode di maggiore popolarità nei paesi anglosassoni.
Il protagonista è Arthur Dent, un semplicissimo ometto inglese, che assieme all’amico Ford Prefect (in realtà un alieno proveniente da Betelgeuse), attraverso una serie di eventi molto improbabili si ritrova a bordo di un’astronave, guardacaso spinta da un Motore ad Improbabilità Infinita.
A bordo si trovano già gli altri personaggi principali, ovvero Zaphod Beeblebrox, un tizio molto simile ad un furfante ma che ricopre la carica di Presidente Galattico, una ragazza di nome Trillian, nonchè Marvin, l’androide paranoico.
Questo gruppo di eroi(?) si ritrova ad affrontare ogni tipo di situazione paradossale durante il viaggio spaziale, che si conclude su un misterioso pianeta di cui si conservava memoria solamente nelle leggende. Sono presenti anche diversi riferimenti, in chiave parodistica, ad altre famose opere di fantascienza: ad esempio, per citare i più evidenti, a Star Trek e ai romanzi di Asimov.
Si tratta di un romanzo che ha avuto un grande successo e che anche oggi, a più di trent’anni dalla sua pubblicazione originale, può vantare una fan-base molto numerosa ed affezionata.
Si tratta insomma di un vero e proprio fenomeno di costume: ogni 25 Maggio viene celebrato il Towel Day (pare che l’asciugamano sia un oggetto piuttosto importante per l’Autostoppista Galattico…), e persino una delle canzoni più note dei Radiohead, Paranoid Android, trae il titolo dal robot depresso Marvin.
Qualche anno fa ne è stata girata pure una versione cinematografica (scarsamente pubblicizzata e distribuita qui in Italia), con un cast piuttosto interessante, fra cui anche il bravissimo Sam Rockwell, il protagonista di Moon (altra pellicola snobbata nel bel paese dei cinepanettoni)
A me personalmente, comunque, non ha lasciato un granchè. Forse sono stato fuorviato dalla sua fama e mi ci sono avvicinato con troppe aspettative, ma sinceramente non sono riuscito a capire il motivo di un successo così grande.
Prende in giro diversi stereotipi del genere fantascientifico, ma di per sè questo non è nè un pregio nè un difetto. Descrive situazioni comiche ed assurde, ma non mi sono mai scompisciato dalle risate. Alcuni personaggi sono piuttosto interessanti, ma non c’è molta complicità fra questi ed il lettore. Probabilmente l’immedesimazione è meno importante nei romanzi umoristici rispetto ad altri più impegnati, ma rimane il fatto che se si crea un minimo di legame, il coinvolgimento da parte del lettore è sicuramente maggiore.
Intendiamoci, si tratta di una lettura comunque gradevole, mi sono trovato di fronte a pagine ben peggiori, ma non riesco nemmeno a figurarmi questo romanzo come qualcosa di particolarmente brillante o geniale. Carino, ma niente più.
Considerando l’enorme seguito, comunque, posso anche concedere di essere stato io a non averne colto gli elementi geniali o più in generale il senso. Se qualcuno, più edotto di me in questioni da autostoppisti galattici, volesse illuminarmi, gliene sarei veramente grato. E dico sul serio, non in tono spocchioso o ironico!