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I giri loschi dei Radicali e le firme sulle “delibere laiche” senza autenticazione

Creato il 24 settembre 2012 da Uccronline

I giri loschi dei Radicali e le firme sulle “delibere laiche” senza autenticazioneQuanti milanesi vogliono davvero l’eutanasia? Quanti le stanza del buco? Quanti la legalizzazione della droga leggera (per poi passare alla pesante)? Quanti l’eliminazione dell’obiezione di coscienza? Quanti vorrebbero i locali a luci rosse in ogni comune?

Ben pochi, avranno risposto i membri del Partito Radicale, promotori ufficiali di queste “prelibatezze” offerte dalla cultura laica. Forse è per questo che -come dimostrano due filmati- durante le raccolte firme per la città di Milano a supporto delle loro ossessioni non si vede traccia di autenticatori, ma solo di militanti che invocano la laicizzazione dello Stato. Senza nessun pubblico ufficiale – per esempio di un consigliere comunale – le sottoscrizioni ovviamente non sono valide, e Marco Cappato lo sa bene dato che a lungo ha contestato le firme irregolari a supporto dell’ultima candidatura del governatore lombardo.

In entrambi i video, secondo la ricostruzione di “Libero”, non c’è traccia di un autenticatore, nemmeno dello stesso Cappato che essendo l’unico consigliere comunale radicale avrebbe potuto autenticare le firme (dato l’evidente conflitto di interessi la sua presenza è comunque indifferente ai fini pratici). Nella registrazione si sente chiaramente l’autore del filmato chiedere perché non ci sia nessuno ad autenticare. La risposta: «Cappato è andato un attimo in bagno», guarda un po’ che coincidenza! Peccato che quest’attimo è diventato lunghissimo, tanto che sono arrivati due poliziotti e perfino la Digos. Il leader radicale si è presentato un quarto d’ora dopo. Qualcuno ora vuol fare la prova di quante firme false si riescono a mettere in 900 secondi?

Ombre sui traffici loschi dei seguaci di Bonino & Pannella emergono anche dal recente “caso Florito”, l’ex capogruppo del PDL indagato per peculato. Si è infatti scoperto che Lidia Nobili, eletta nella lista Polverini e ora vice presidente commissione sanità alla Regione Lazio, ha presentato fatture da 160 mila euro per la società “Lallaria srl”, il cui amministratore unico è il militante radicale Paolo Campanelli, ex candidato sindaco nella provincia di Rieti. Il motivo di questo finanziamento è contenuto in una ricostruzione de “Il Fatto Quotidiano” (e de “Il Corriere”), dalla quale emerge la solita ipocrisia dei radicali: schierarsi pubblicamente contro le partitocrazie e poi contemporaneamente ricevere soldi per allearsi con un partito o con l’altro. Non sappiamo se è per questi giri loschi o per gli insulti continui verso il Quirinale che il presidente Napolitano ha pensato bene di ricevere una delegazione di esperti per trovare una soluzione al sovraffollamento delle carceri, sbattendo fuori dalla porta la militante radicale Rita Bernardini che tanto ha sbraitato per questo problema. Probabilmente anche il Presidente ha capito, come rivelato dall’ex tesoriere dei radicali Danilo Quinto, che «il metodo radicale non ha nulla da spartire con la libertà e con la verità. Quel metodo non distingue tra mezzi e fini. A quel metodo, fondato sull’interesse, importano solo gli obiettivi da conseguire». A loro interessa solo «coltivare nicchie di consenso elettorale. I loro proclami sulle carceri, ha spiegato l’ex amico e impiegato di Pannella, servono soltanto «per formare un bacino elettorale consistente e prezioso alla bisogna».

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