Magazine Racconti
PUNTATA IV - Dove ognuno è cieco a modo suo
(ascolta)
Tutti sapevano che Richard von Bauern era un donnaiolo. Che Richard von Bauern era un fedifrago. Tradiva la moglie fin dal primo mese di nozze. Costantemente alla ricerca di donne più giovani. Di avventurose profferte. Amiche della moglie, figlie di amiche della moglie, amiche di figlie di amiche della moglie.
Nemiche della moglie, figlie di nemiche della moglie, amiche di nemiche della moglie, nemiche di amiche della moglie. Insomma, qualcuna ogni tanto.
Richard von Bauern amava le donne, questo era certo. Ma più di tutto amava la conquista. Saper individuare il momento giusto, la parola allusiva ma garbata, il gesto ardito ma galante, il dono esplicito ma discreto, in grado di sedurre. Era l'arte del corteggiamento ad appassionarlo, specie perché, in essa, aveva successo. La cerchia che una volta l'anno si riuniva a casa dei von Bauern, per quello a cui solevano riferirsi come "Gran Ritrovo", era relativamente ampia, ma comunque troppo ristretta per soddisfare le mire di Richard. C'erano stati, sì, diversi flirt con qualche dozzina di dame di quel mondo. La Principessa Fürstin, per esempio, entrò subito nelle sue grazie grazie alle sue grazie. La Marchesa von Marquise, invece, grazie alle sue prozie - una fase gerontofila di Richard, probabilmente. Per la Duchessa von Nasen, la fascinazione del Barone evaporò in fretta, ossia non appena scoprì che lei doveva annusare tutto sedici volte esatte prima di toccarlo, cosa che rendeva i loro amplessi più simili ad una caccia al tartufo che ad una tenzone amatoria. Richard passò quindi alla Contessa von Sattel, moglie di un suo compagno di equitazione. Tuttavia le cavalcate divennero presto sporadiche, non solo perchè il volto della signora era facilmente associabile a quello di un puledro, ma perché il marito, per così dire, l'aveva riportata vigorosamente nella stalla. La figlia della Contessa von Pik era giovane e delicata. Richard tuttavia amava condurre il gioco, mentre la contessina rivelò subito non solo di esserne maestra, ma di scommettere su più tavoli.
Richard, annoiato dalla sua accolita, cercava allora altrove. Non disdegnava la lattaia del vicino villaggio, la contadina che prendeva acqua alla fonte. Ma sprezzava queste vittorie, perchè, ai suoi occhi attenti al lignaggio, si trattava di prede troppo modeste, che, al più, potevano soddisfare una passione momentanea, ma venivano presto dimenticate.
Duchesse, dame di compagnia, figlie di feldmarescialli con cui aveva combattuto erano da preferire. Viaggiava spesso "per affari". In realtà era noto che non solo di "affari" non capiva nulla, ma che non aveva molto da combinare. Quella parola era il segnale che alludeva a visite a lontani parenti, amici di amici, partite di caccia a cui si faceva invitare dai cugini von Beeren, che condividevano le sue passioni venatorie (di ogni tipo). Si assentava anche per un paio di settimane, da cui tornava sempre incredibilmente allegro e soddisfatto di sé. Se il corteggiamento era andato a buon fine, c'erano scambi di lettere, invii di doni e soprattutto ulteriori allontanamenti di uno, due giorni.
Egli aveva un modo ironico e disincantato di stare al mondo, lontano, tuttavia, dal cinismo della moglie. Richard sapeva amare, benché in modo un po' troppo affollato, e non poteva saper sedurre le donne senza saperle capire. Così, se si dimostrava di un'ottusità al limite del ridicolo quando si trattava di comprendere il cuore di uomini diversi da lui, era di un'acutezza fuori misura per qualunque bipede del gentil sesso. Questo, infine, donava al suo contegno un'umanità che la moglie nemmeno immaginava. La maschera di satiro che indossava celava il viso di un angelo, che egli era ben disposto a rivelare non appena Cosima non era nelle vicinanze.
Delle donne egli capiva molto. Sapeva che la figlia non voleva sposare Georg e anche di chi fosse davvero innamorata; conosceva la vera identità di Frau Kempis (che del resto aveva scelto uno pseudonimo poco originale), e persino i segreti di Eva. Viceversa, ignorava la piega del cuore di Arthur, che del resto ignoravano tutti.
Tutta questa comprensione, però, non dava corso a nessuna azione corrispondente. Non aveva intenzione di assecondare Karina, come di temperare la rigidità punitiva della moglie. Troppa partecipazione alla vita altrui lo avrebbe distolto dal suo unico obiettivo: il piacere. Per ogni responsabilità e dovere che gli competeva si rifaceva, nei rispettivi ambiti, alla consorte e al suo amministratore, Herr Meier, che ne erano ben felici, perchè entrambi gradivano avere, in ciò che li riguardava, una competenza esclusiva. Ormai non fingevano nemmeno, come da principio facevano, che le loro decisioni fossero in realtà scaturite dal Barone in persona, ma impartivano ordini direttamente.- Dunque, Barone, il raccolto è scarso. Ho deciso la diminuzione delle paghe per i mezzadri.- Certo Meier, quest'anno le nostre contadine assottiglieranno la silouhette. Forse potremmo addirittura ammetterle al nostro ballo!Richard si limitava a dare il "tocco finale": una battuta spietata o semplicemente leggera con cui metteva il timbro alle scelte di altri. Quello, in fondo, era il contratto non scritto fra di loro. Il contegno di von Bauern, le sue assenze, le sue scappatelle, sarebbero stati tollerati, ma in cambio lui si sarebbe lasciato esautorare nel suo ruolo di patriarca e di latifondista - in breve in ciò che, in realtà, rappresentava il suo ruolo sociale. Paradossalmente, proprio rinunciando ad esercitare di fatto le prerogative che lo rendevano un Barone poteva permettersi il lusso di infrangere regole che non gli sarebbero mai state risparmiate se non fosse stato tale.A Herr Meier onorare quell'accordo riuscì splendidamente fin dall'inizio, poiché, in fondo, aveva solo da guardagnarci. Cosima non fu altrettanto malleabile. Il suo rapporto col marito era aspro a definirsi. Escluso l'inutile sciocchezzaio dell'amore, la Baronessa si volgeva al rispetto coniugale, all'onore, alla tradizione. Benchè di certo non fosse la persona più adatta a rappresentare la parte della moglie pia e devota, sempre un passo indietro al marito, che al contrario, in molte questioni, si era lasciata alle spalle molto tempo prima. Cosima era la moglie di von Bauern, e questo era ciò che le importava. Che il marito si fosse presto stancato dei loro corpo a corpo era poco rilevante. Anche perché lei stessa non apprezzava particolarmente i congiungimenti a cui Richard l'aveva sottoposta, peraltro di rado. Egli aveva chiaramente la testa altrove, e lei pure. Ad unirsi sporadicamente erano state soltanto spoglie distratte dei loro corpi. Cosa che avrebbe di certo incontrato l'approvazione di Padre Rudolf, il pastore d'anime che li aveva sposati e che considerava il corpo non solo la prigione dell'anima, ma una scocciatura. Se non si poteva dire che Cosima amasse il marito, non le mancava l'amor proprio. E di sicuro non era piacevole comparire in società con la nomea della "povera cornificata von Bauern". Il patto col coniuge rimaneva valido, ma la Baronessa non risparmiava di esercitare su di lui le stesse arti punitive che sapeva così bene applicare sui suoi domestici. A volte intercettava epistole amorose di dame lontane e le riscriveva con tono di commiato, onde infliggere a Richard la pena del fallimento amoroso, che più di tutto sapeva farlo soffrire. Il Barone superava presto lo smacco, dedicandosi ad un'altra? Cosima tentava di seguirne le tracce e di colpire di nuovo. Non sempre le riusciva, perchè Richard era consapevole del suo influsso. Conosceva il cuore di sua moglie: per un uomo abituato a leggere lunghi messaggi cifrati nelle anime femminili, era del resto come trovarsi improvvisamente davanti ad una paginetta di abbecedario di un bambino in prima classe. Si può andare avanti per anni a fingere di non conoscersi, tanto che si può, infine, riuscire ad ignorarsi davvero. L'unica ad osar dare un nome a quella ipocrisia era, ovviamente, la cugina Eva. "Richard, tu navighi nell'oro, ma la tua barca trasporta fango", era uno dei suoi commenti. Al che Richard rispondeva: "Non posso competere: l'esperta di fango sei tu!". Eva controbatteva con un: "Gli uomini chiamano distrazione ciò che le donne chiamerebbero abiezione." Richard: "Triste colui che può solo definire le vite degli altri: è segno che non ne ha una propria." Eva sembrava soccombere alle frecciate di von Bauern. Allora adottava la sua tecnica preferita: fingere di fare un complimento. "Beh, Richard, tu sei inadatto a fare il marito: per questo sei il migliore marito possibile." Il suo avversario a quel punto non sapeva far altro che sorridere e concludere: "Se lo dici tu sarà certamente vero. Mi arrendo!". Ancora una volta, a forza di tentativi a vuoto, Eva aveva portato a casa qualcosa: Richard, se si eccettua che non amava sua moglie, che le era infedele, che non si interessava realmente né alla sorte dei figli né a quella della sua proprietà, né in fondo al buon nome della famiglia, che non curava i suoi affari, che scialacquava il suo denaro per sedurre dame che avrebbe dimenticato di lì a un mese, era un buon marito.
***
Richard era un donnaiolo, un cascamorto, un vecchio marpione, anche. Ma era, o almeno si riteneva, un uomo "romantico". Se c'era una cosa che lo irritava profondamente era che altri uomini, sia pur per dame non di sua competenza, esercitassero l'arte di piacere o compissero gesti nobili e cavallereschi che a lui erano sfuggiti. Una cosa del genere capitò quella mattina, quando, durante la colazione, i von Bauern furono interrotti da Frau Kempis.
- Vossignorie, mi devono scusare.
- Che cosa desidera? - prese subito la parola Cosima.
- Si tratta della signorina Karina.
- Ah. Ha scoperto forse dove si è cacciata? - replicò la Baronessa.
- Sarà uscita a cavallo, te l'ho detto, - la interruppe Richard - sono stato nelle scuderie e Kurt mi ha detto di averle sellato Julius. Sarà trottata da qualche persona a lei gradita - insinuò sornione.
- E' così, Frau Kempis?
- Signora... veramente... è qui il signorino Georg von Bären. La signorina Karina è svenuta, e...
- Va bene, Annelore - disse Richard - falli entrare.
Georg fu introdotto nella sala. Portava degli stivali per cavalcare, pieni di fango, ma, soprattutto, aveva fra le braccia Karina, che pareva dormire, in uno stato pietoso.
Cosima e Richard si alzarono. Arthur avvampò e restò seduto.
- Buongiorno, Georg. Che cosa è accaduto? - domandò lei.
- Buongiorno Signora, Signore... stavo cavalcando nei dintorni dell'Hertha, quando ho notato un corpo riverso in una pozza d'acqua. Mi sono avvicinato, e ho scoperto la signorina Karina. Credo sia svenuta. Così l'ho presa con me e l'ho riportata a casa. Il suo cavallo, Julius, è sparito.
- Molto bene, Georg. Grazie infinite. Se ti fa piacere, puoi portarla tu stesso di sopra. Frau Kempis ti farà strada - fu la reazione preoccupata di Cosima alla vista della figlia in quello stato.
- Cara - ribatté Richard - uno di noi deve dimostrarsi vagamente riconoscente a Georg. - Lascia fare Annelore, lo accompagno io di sopra!
Cosima, fremente di rabbia, tacque. Avrebbe voluto sfogarsi su qualcuno, ma Frau Heller aveva già ingurgitato un fiasco di olio rancido e ci aveva quasi lasciato le penne. Una possibilità però c'era.
- D'accordo. Tuttavia Kurt non avrebbe dovuto sellare Julius senza avvertirci. ora rischiamo di perdere il nostro migliore purosangue. Se tu vai con Georg, Frau Kempis mi porterà qui il nostro stalliere. Il torrente Sauer non aspetta altro che la sua compagnia. - disse riprendendo il controllo di sé, cioè tornando alla consueta spietatezza. Sorrise. - E i lupi, anche.
***
I due gentiluomini salirono le scale. Georg era completamente concentrato sul volto assopito di Karina e quasi non badò al futuro suocero. Richard era verde di rabbia. Nella sua lunga carriera di seduttore, non aveva mai soccorso una dama in pericolo. In effetti, non si era mai interessato di donne riverse nella mota e maleodoranti com'era in quel momento sua figlia. Ed ecco, si faceva superare da un pivello come Georg, che probabilmente non si era mai dedicato a nessun'altra donna che non fosse Karina e che non l'avrebbe mai fatto.
- Bene Georg, siamo arrivati.
Entrarono nella camera di Karina. Von Bären l'adagiò con infinita premura sul letto e, arrossendo, le ravviò una ciocca di capelli inanellata di terriccio.
- Hai compiuto un gesto molto cavalleresco, caro mio. Ti siamo molto riconoscenti.
- Signore, non mi ringrazi, non è nulla!
- No, davvero Georg. Molto, molto romantico. Una cosa però non mi torna.
- Oh...?
- Hai detto che hai visto Karina svenuta e ne hai dedotto che Julius fosse fuggito.
- Sì, Barone.
- Ecco, come sapevi che mia figlia era giunta... ad Hertha, sbaglio?, proprio con Julius?
Georg era stato colpito. Ma non voleva raccontare del cannocchiale e delle sue ricerche...
- Ecco, Signore, io...
- Ne devo dedurre che nutri un interesse per Julius, no?
- Ma Signore, ma certo che no!
- Sì sì, è così. Lo sento. Purtroppo, succede. Beh, siamo tutti parte del regno animale, no? Julius, una pecora, mia figlia Karina, e anche tu. Non mi stupisce, Julius è davvero un bel cavallo. Sono sicuro che sarete felici insieme.
- Signore!
- Con Karina, intendo. Buona giornata!
Era stato facile condurre Georg al più acuto senso di vergogna umanamente concepibile. Dopotutto da Cosima Richard aveva imparato qualcosa.
Il Barone von Bauern se ne andò, soddisfatto, lasciando Georg solo con Karina.
Sempre più confuso, von Bären era sull'orlo delle lacrime. Quand'ecco, la sua sposa promessa si mosse.
- Karina?
Lei aprì gli occhi. Vedeva come in una nebbia, che faticava a diradarsi. Ma coglieva chiaramente di trovarsi nella sua stanza, e non da sola. Un uomo era lì con lei. Che fosse vero? Che i Cavalli avessero tortuosamente tramato per condurre a lei il suo amore? Che Werther von Bernau l'avesse respinta solo per finta, come ardita strategia di seduzione? Un giovane era lì con lei. E chi altro poteva sapere che lei si trovava su Hertha, svenuta?
- We...oh... ter...
- Sì, Karina?
- Weohter...
- Sì, sono io, Georg! Sono io!
- Ge...We... oh... Weorther? Gerther?
- Georger? Ah...sì, sono io!
Karina vedeva ora più chiaramente: Georg!
- Georger? Ahhh!
Karina non vedeva più nulla. Era svenuta ancora una volta.
***
(dal Diario di Georg von Bären)
Caro Schüschü,
dunque m'ama! Come altro interpretare il suo deliquio alla mia vista? Forse che l'amore può davvero trasfigurare un aspetto ripugnante, facendolo divenire l'immagine stessa della beltà e del sentimento? E sono io quell'immagine?
Stamattina ero uscito all'alba di casa, per fare una passeggiata a cavallo. A quanto pare è diventata l'ultima moda (ovviamente, io non ne sapevo nulla), perchè la valle era piena di gentiluomini al trotto. C'era persino Arthur von Bauern, che appena mi vide divenne rosso e scappò. Deve trovarmi davvero repellente. In ogni caso, con il mio cannocchiale ero intenzionato ad osservare l'Upupa dal Becco Gentile e il raro esemplare di Merlo dal Muso Arcigno che svolazza solo per i nostri bei campi. Ero convinto di averli adocchiati e li seguivo con il mio arnese, quando, sulla cima di Hertha, colsi la presenza di Werther von Bernau, quell'individuo altèro che tanto è in odio a mamma. Ero così sconfortato, Schüschü, di esser incappato in quel rapace al posto dell'Upupa dal Becco Gentile, quando ecco, vicino a lui chi c'era? Non l'Upupa dal Becco Gentile. No, nemmeno il Finto-Dodo-Finto-Estinto. No Schüschü, neanche la Passerotta della Misericordia. No, proprio Karina! Ma ecco, von Bernau scappava e Karina cadeva. Corsi il più in fretta possibile per soccorrerla, ma ecco... No Schüschü, non l'Upupa! Sei fissato, eh? Certo che m'interessa l'Upupa, ma no! Tornò Werther ma lasciò Karina dove si trovava, preferendo recuperare un oggetto cilindrico, che sembrava un cannocchiale. So che cosa pensi, che abbia lui il Magico Cono Ornitomagico, con cui si possono evocare tutti gli Uccelli della Mirabile Foresta, ma credo proprio che fosse un semplice cannocchiale come il mio. Insomma, che cosa successe ancora? Werther fuggì di nuovo, così decisi di tentare. Giunsi sulla vetta della collina e trovai Karina immersa nel fango. Oh, Schüschü, anche così sporca e lercia e odorante di montone era bellissima, anzi ancor più, perchè era divenuta uguale a me. Due anime gemelle, mi capisci? Aveva perso conoscenza. La presi fra le mie braccia e la condussi a casa. Quando si sveglio tra le sue coltri, mi vide, mi sorrise, e mormorò "Georger, Georger". E svenne. Non so perchè dicesse "Georger" e non "Georg", forse lei mi chiama così, è un vezzeggiativo! Anch'io devo trovarle un vezzeggiativo. Karina...Karinka, forse? Sì, Karinka mi piace!
Karinka m'ama! E di questo devo ringraziare il destino! Se non fosse la mia sposa promessa non mi avrebbe mai notato. Lo so, sai Schüschü, che cosa dicono di me nel Gran Ritrovo. "Kartoffelsalat", mi chiamano. Lo so, io non sono bello. Ma come disse la Passerotta della Misericordia al Finto-Dodo-Finto-Estinto durante la cerimonia del Piumaggio: "Sì, non piaci a nessuno. Ma il tuo cuore è bellissimo." Ed è questo quel che conta, infine, non è vero, Schüschü?
***
La notte, passo dopo passo, era giunta di nuovo. C'era da stupirsi, a ben pensarci, che il giorno si succedesse alla sera senza disattendere mai al suo ciclo. Eppure, accadeva davvero. La regolarità delle stagioni, del sole e della luna, delle maree e di tutto il resto, non era forse stupefacente, vista l'incapacità degli esseri umani di essere ciecamente fedeli a qualcosa allo stesso modo?
Forse per questo, la notte portava con sé una promessa di sollievo. Il sonno sprofondava nell'incoscienza, nell'oblio. E poi c'era quel momento, fatto di pochi istanti, che dal sogno conduceva alla veglia. Quell'attimo in cui ciascuno era cosciente di sé, ma, allo stesso tempo, la sua mente era completamente svuotata. Non ricordava ansie, né drammi. Era puro pensiero, leggero. Era semplice sollievo d'essere, esser sollevati da sé pur essendo se stessi. Quel miracolo durava solo pochi istanti. Ma giorno dopo giorno era riconquistato da tutti con infinita voluttà. Si poteva vivere solo per quella temporanea incoscienza? Si poteva aspirare alla cecità come massimo traguardo esistenziale?
Quella notte a Villa von Bauern nessuno riusciva a dormire. Ai piani alti, le condizioni di Karina a seconda dei casi preoccupavano o entusiasmavano. La sua perdita di sensi si era trasformata in una febbre delirante, in cui nominava e Werther e Georg, e se ne usciva con grida come "Il Nero!" e "Il Bianco!" incomprensibili ai più.
"Deve guarire, altrimenti dovremo rimandare il Gran Ritrovo, dove annunceremo il fidanzamento", era il calcolo di Cosima.
"Nessuna Dama ha mai spasimato per me come Karina per von Bernau. Io non ho mai spasimato per nessuna dama come von Bären per Karina!", schiumava d'invidia Richard.
"Vorrei che morisse. Georg deve essere mio!" singhiozzava Arthur.
"Weortheramaoherthernonohme!", ragionava infine Karina.
Ai piani bassi tutti protestavano. Frau Heller aveva un febbrone e dolori lancinanti al ventre, a causa dell'olio rancido. Malediceva la padrona di casa, chiamava Annelore, che non arrivava, veniva redarguita da Frau Mittner, la sua stessa aguzzina, ma non si calmava. Stava male e il medico tardava. In compenso, nessuno poteva prender sonno con quel chiasso.
Frau Kempis non aveva comunque intenzione di ritirarsi. Non prima di aver compreso le carte che nella Lettura di quella notte erano parse un enigma del tutto indecifrabile. Chiedeva che ne sarebbe stato di Karina e di lei stessa.
Straniero, Strada, Bambino.
Straniero, Strada, Denaro.
Straniero, Strada, Principe.
Principessa, Strada, Principe.
Cavallo Nero, Straniero, Strada.
Cavallo nero, Principessa, Strada.
Principessa, Strada, Nozze.
Comunque pescasse, la Lettura dava sempre la Strada. Ma proprio per questo, il tarocco appariva misterioso. Quale senso dare in contesti diversi? Sempre lo stesso? E che cosa significava? Lo Straniero, del resto, non faceva che comparire. "Madame, avrei bisogno di Lei!". Annelore, ripresi i panni di Mademoiselle, invocava con nostalgia Wilhelmina von Bauern, che troppo preso l'aveva lasciata, proprio quando era nata Karina. Come le carte avevano detto. Le carte che per Madame non avevano segreti, quella sera erano per lei soltanto un ostacolo alla comprensione.
"Posso solo concludere che qualcuno avrà un incidente in carrozza", sospirò.
A questo dunque si riferiva la Strada?
***
Anche a casa von Bernau nessuno dormiva. Aspettavano un'ospite di grande riguardo. Un'ospite che sarebbe presto diventata un nuovo membro della famiglia. Il viaggio da Parigi aveva subito un forte ritardo. Ma ecco:
- Vossignorie, è qui la Baronessa Odette de la Rue.
puntata seguente
da TEMPI FRU FRU http://www.tempifrufru.blogspot.com
Potrebbero interessarti anche :
Possono interessarti anche questi articoli :
-
A 65 anni dalla morte di Cesare Pavese: oltre Pirandello e dentro il fuoco di...
di Pierfranco Bruni Cesare Pavese moriva 65 anni fa. Uno scrittore che ha attraversato le malinconie dell’amore in un vissuto di esistenze e di parole. Leggere il seguito
Da Lalunaeildrago
TALENTI -
Venerdì del libro (213°): MAHAHUAL
Cara Lilli,oggi torno a partecipare all'iniziativa di HomeMadeMamma parlandoti di un libro che ho voluto leggere dopo la recensione positiva di Flavia del blog... Leggere il seguito
Da Marisnew
FAMIGLIA, LIBRI, TALENTI -
Enigmi pendolari
In questo periodo dell’anno, non ancora abituata al caldo, durante il viaggio di ritorno sono più stanca del solito. Per questo motivo oggi pomeriggio decido... Leggere il seguito
Da Pendolo0
DIARIO PERSONALE, TALENTI -
Jurassic World: come correre in una foresta indossando un tacco 10
E’ uscito nelle sale Jurassic World e potevo perderlo? Jurassic world Assolutamente no! La penna di Michael Crichton insieme al genio creativo di Steven... Leggere il seguito
Da Pin@
DIARIO PERSONALE, TALENTI -
L’ispirazione è unica?
Tra le molte cose che mi diverto a fare, c’è anche la pittura. Nessuna aspirazione, solo divertimento. E così, per gioco, anni fa dipinsi “Ego”. Leggere il seguito
Da Chiara Lorenzetti
DIARIO PERSONALE, TALENTI -
Antonio Devicienti: sulla scrittura di Adriana Gloria Marigo
La scrittura poetica di Adriana Gloria Marigo concepisce se stessa come ricerca della bellezza e tentativo di incastonare la parola-diamante pur dentro... Leggere il seguito
Da Narcyso
POESIE, TALENTI