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I poeti maledetti

Creato il 15 novembre 2012 da Stampalternativa
I poeti maledetti

È una piccola miniera di cose e di storie questa ormai leggendaria antologia di Paul Verlaine, che col suo titolo ha creato anche un'etichetta valida almeno quanto quella di "Gioventù perduta" che Gertrude Stein diede alla generazione di mezzo degli Hemingway e dei Fitzgerald (forse la più grande di tutte, posso dirlo?). Scorrendone le righe si può incontrare un poeta anomalo e immenso come Tristan Corbière, si può esplorare l'inconsueta e inquietante bellezza poetica di Stéphane Mallarmé, si può assaggiare la snobistica e originale prosa di Villiers de l'Isle-Adam, si può soprattutto scoprire la dolce morbidezza dei versi di Marceline Desbordes-Valmore, una voce purtroppo misconosciuta ma che ha la grandezza e lo spessore di Emily Dickinson, anticipandola di qualche anno tra l'altro.
Si può, ovviamente, e qui sta senza alcun dubbio il più grande valore dell'antologia di Verlaine, provare ad affacciarsi sull'abisso di Rimbaud, l'immenso poeta di sempre, il ragazzo toccato dalla grazia che cambiò tutto, spezzò tutto, inventò tutto e rese possibile tutto quanto è venuto dopo di lui. Non c'è niente di paragonabile al suo vagare nel pensiero e nel sentimento, al suo rompere il canone e la regola perfino nel suo senso di esistere, al suo mettere insieme musica, colori, significati, suggestioni, vento e tempesta, profumi e fetori del mondo, impossibilità e universi che si aprono improvvisi e inattesi. Il suo infinito passeggiare, la sua insolenza, la sua incapacità, intrinseca al suo essere vivo, di misurarsi in modo normale con ciò che è intorno, la necessità della sua mente di sputare in faccia la propria infinita bellezza all'ipocrisia del vivere, fanno di Rimbaud uno degli esseri umani, i pochi, pochissimi che hanno indicato la strada ai loro consimili, che hanno determinato i passi del nostro esistere su questa terra. Paul Verlaine, che lo incontrò ancora ragazzo eppure già miracolosamente ricco di talento, ne intuì immediatamente l'immenso valore e vi si perse per sempre; ma, con la generosità e l'umiltà che facevano parte del proprio stesso essere, ne rese possibile al mondo intero la conoscenza.

(Tommaso Gurrieri)

Di Redazione. 15 novembre 2012 | Archiviato in Echi quotidiani

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