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Il maschilismo al femminile

Da Controcornice

Parlare di “dominio di genere” è davvero complicato. A meno di non trovarsi di fronte ad una platea consapevole e interessata all’argomento, si scivola con una facilità impressionante nei luoghi comuni e nella disputa verbale. Poiché ritengo totalmente inutili i battibecchi sul tema “uomini vs donne”, mi ritiro nel monologo del mio blog per buttare giù qualche riflessione.

Secondo gli uomini, ormai c’è completa parità e possiamo fare quello che vogliamo. Cosa ci manca?

Manca che sia la maggioranza delle donne a pensarla così,  rispondo, e non un ristretto numero di persone, etichettate come intellettuali, fricchettoni o femministe. E manca la consapevolezza di quello che si vuole e di come ottenerlo, aggiungo! Se avessimo questi due elementi l’equilibrio sarebbe garantito. Ma non li abbiamo e non siamo vicini ad averli.

Si parla dell’uso svilente del corpo delle donne  in pubblicità  e televisione, ma non ci sono state azioni massicce di protesta, a parte le solite fonti, attente all’argomento. Forse la manifestazione del 13 Febbraio, Se non ora quando,  ha provato ad scuotere le coscienze. Ma un milione di persone in piazza non sono un numero sufficiente affinché si realizzi un cambiamento subito tangibile.  Quello che porterebbe a questo risultato potrebbe essere un’azione molto più elementare:  un immediato cambio di canale di fronte a trasmissioni che usando le donne per alzare ascolti, inquadrando tette e culi delle (inutili) vallette. Oppure non comprando un prodotto pubblicizzato con immagini offensive per le donne.  Invece, la risposta che tutt* diamo è che infondo, se li fanno, è perché a tanti piace. Ma a chi ?

Si parla della fatica che fanno le donne a barcamenarsi tra lavoro e famiglia e che la gran parte del peso della casa e dei figli è sulle loro spalle,

Il maschilismo al femminile
pur lavorando come i loro mariti. Ma sento numerose signore, anche mie coetanee, che considerano questo l’ineluttabile destino di chi decide di farsi una famiglia. Vorrebbero aiuto, ma non sono pronte a “rischiare” per ottenerlo. La paura di essere abbandonata, di venire considerata una pessima moglie e madre spesso fa retrocedere. Si mette così in secondo piano la propria realizzazione personale, sicure di ricevere appagamento e riconoscenza da questo sacrificio. Se non ci credono le donne che meritano collaborazione e spazio, perché gli uomini dovrebbero far cambiare loro idea?

Si parla delle quote rosa nei CDA, ma le notizie più clamorose, di donne che fanno carriera, sono quelle relative a scambi di favori sessuali! Si evidenzia come un buon uso del proprio corpo apra porte per ascese politiche e rimpingui i conti in banca. Ma queste donne non sono la maggioranza e non mi rappresentano. Perché diamo loro tutta questa importanza, invece di ignorarle, come casi fuori dalla norma? Dovremmo seguire il modello?

A questo punto vorrei concentrare l’attenzione su noi donne, alla luce di quanto detto finora. Non voglio dire che non esista un dominio di genere né che è tutta responsabilità delle donne. Entrambi i generi contribuiscono al mantenimento dei vigenti squilibri.

La maggior parte delle donne  non riescono a vedere i meccanismi che regolano la loro vita, sebbene abbiano una forte percezione che qualcosa non funzioni nel loro quotidiano e che ci sia uno sbilanciamento a loro sfavore.

Le donne acquisiscono le logiche dominanti e le mettono in pratica in maniera automatica e inconsapevole. Se ne fanno portatrici, tramandandole di generazione in generazione, anche se ne sono vittime. Non si parla dunque di libera scelta, ma di condizionamento culturale, che è difficile da estirpare e che richiede una forte consapevolezza da tradurre in azioni concrete

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