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Non sappiamo bene ancora cosa e come sarà, ma in queste settimane, più che a fare le riforme veramente necessarie per rimettere in sesto questo paese, il premier Mario Monti è fortemente impegnato in una campagna mediatica, da far impallidire quelle del miglior Berlusconi, per convincere gli italiani che il suo governo lascerà ai posteri un paese migliore di come l'ha trovato.
Dal telegiornale di Rai1 a qualsiasi angolo di informazione televisiva raggiungibile, tranne quelli nei quali potrebbe ricevere qualche domanda scomoda, il presidente del consiglio è apparso e continuerà presumibilmente ad apparire nei prossimi giorni per descrivere il mondo nuovo che sta pazientemente costruendo insieme ai suoi colleghi tecnici al governo.
Per la verità le argomentazioni usate dal professore prestato alla politica appaiono tutt'altro che nuove. certi richiami alla "monotonia" del posto fisso e la scelta di appoggiare le richieste di Confindustria in ordine alla riforma del mercato del lavoro ricordano in realtà da un lato le parole dello scomparso Padoa Schioppa, ministro del tesoro nell'ultimo governo Prodi, sui "bamboccioni" e sulla bellezza di pagare le tasse e da un altra certe riforme da paese "in via di sviluppo" che forse potevano andare bene nell'Italia pre industriale di fine ottocento, che in un paese cosiddetto sviluppato, come ci si ostina a definirlo (non sarà un caso che sia Monti sia Padoa Schioppa provenivano dagli stessi della finanza internazionale).
Le "promesse" di Monti e del suo ministro per lo sviluppo e presumibile successore Corrado Passera (anche lui un passato da banchiere, dopo essersi formato alla scuola della McKinsey) sono inquietanti e il mondo da loro prospettato sembra essere si migliore, ma per una parte minima dei cittadini italiani, mentre per la grande maggioranza sarà un ritorno a condizioni di vita molto più misere di quelle alle quali oggi sono abituati.
Perché se qualcuno ancora non se ne fosse accorto, il disegno di usare l'emergenza finanziaria causata dalla cinica ingordigia della grande finanza internazionale, perché non bisogna mai dimenticare da dove la crisi si è originata, di far passare riforme draconiane, con il passaggio delle sovranità nazionali nelle mani di organismi internazionali privi di rappresentatività popolare, con la giustificazione di voler salvare il mondo è ormai palese, come è palese il voler uniformare le condizioni dei cittadini lavoratori a quelle degli operai cinesi del Quangdong, in nome della concorrenza e della globalizzazione.
Anche se ignorate dai grandi media la protesta spontanea nata dal basso, dalla gente che lavora con le mani e che è ormai stanca di essere trattata come una mucca da mungere per alimentare gli eccessi e gli sprechi di una classe dirigente che si sente ormai al di sopra di leggi e giudizi morali, continua a diffondersi e promette di non fermarsi, se la linea governativa sarà confermata.
Questo nonostante l'assenza nel dibattito dei partiti politici, ormai contenitori pieni solo dell'incredibile appetito degli eletti dall'elettorato tutti presi nel salvare i propri incredibili provilegi, che al massimo criticano timidamente le parole dei ministri sui giornali, per poi correre in parlamento a votare i provvedimenti che presentano.
Che avesse avuto ragione il poeta Ezra Pound quando definì i politici come i camerieri dei banchieri?
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