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«Il principe e la ballerina»: scacco matto ai Casalesi. Nei 60 arresti anche politici ed imprenditori.
Creato il 06 dicembre 2011 da Nottecriminale9 @NotteCriminaleAd essere coinvolti anche personaggi del settore bancario ed imprenditoriale attivi anche nel Lazio, in Toscana, nell'Emilia Romagna, in Lombardia ed in Veneto.
Ad esempio, a Sora, nel Frusinate, la Direzione investigativa antimafia di Napoli ha arrestato due noti costruttori -padre e figlio- La Rocca, con l’accusa di aver mediato attraverso alcuni istituti di credito per la fidejussione di mutui bancari a favore del clan dei casalesi.
Secondo quanto si apprende l'indagine riguarda vicende di infiltrazioni del clan dei Casalesi nella pubblica amministrazione ed in particolare tra ex amministratori del comune di Casal di Principe dove il clan ha la sua roccaforte.
In occasione delle elezioni amministrative del 2010, a Casal di Principe, il candidato al consiglio comunale Antonio Corvino, che è tra le persone raggiunte da un'ordinanza di custodia cautelare, comprò i voti delle donne offrendo loro tagliandi per le mense scolastiche della scuola dell'obbligo: lo racconta il collaboratore di giustizia Salvatore Caterino, le cui dichiarazioni sono contenute nel provvedimento del gip Egle Pilla.
«Corvino - afferma Caterino - faceva ampio utilizzo della compravendita dei voti. Ciò mi risultava non solo perchè a Casale centinaia di persone lo andavano dicendo in giro, ma anche perchè un suo concorrente alle ultime elezioni provinciali, Ferraro Sebastiano che io ben conosco, proprio nel corso della campagna elettorale, mi disse che siccome lui sapeva per certo che Corvino Antonio offriva cento euro per ciascun voto, era disponibile ad offrirne lui stesso 150 a chi avesse votato lui. Ferraro, quindi, mi chiese di spargere questa voce fra gli elettori di Casale e che quindi lui offriva più soldi di Corvino a chi lo votava».
«Preciso anche che Corvino Antonio - prosegue il pentito - non solo offriva soldi per ottenere il voto, ma anche altro genere di contropartita. Egli in particolare, non so come, riusciva a rubare dei blocchetti di buoni pasto dalle mense comunali, penso scolastiche e le consegnava a chi gli prometteva il voto. Come io stesso ho potuto verificare con i miei occhi vedendo molti miei amici e questi blocchetti. Inoltre offriva posti di lavoro. In particolare, offriva posto di lavoro adatte a persone di sesso femminile alle mense scolastiche. In pratica era necessario che le donne preparassero i tavoli dove dovevano mangiare i bambini e dispensassero il cibo tra gli alunni».
L'inchiesta nella quale sono indagate complessivamente oltre 70 persone è considerata la più significativa tra quelle finora svolte sui rapporti tra camorra e politica.
«Quella odierna - ha detto il capo della Direzione investigativa antimafia di Napoli, Maurizio Vallone - è una delle operazioni più importanti che siano mai state eseguite nei confronti dei Casalesi e coinvolge personaggi di primo piano».
Certo è che a far tremare i polsi tra i 60 arrestati, ai quali vengono contestati, a vario titolo, le accuse di associazione camorristica, riciclaggio, corruzione e falso, è la potenza dell’attività di giustizia che ha bloccato anche i polsi di politici.
Per questo la magistratura di Napoli ha chiesto alla Camera dei deputati di autorizzare l'arresto dell'ex sottosegretario all'economia Nicola Cosentino, deputato del Pdl, indagato per corruzione ed altri reati in un'inchiesta sulle collusioni tra camorra e politica. Cosentino è definito nei capi di imputazione formulati dai pm «referente politico nazionale del clan dei Casalesi».
Nell’ordinanza di arresto risultano anche un consigliere provinciale di Caserta e tre ex pubblici amministratori di Casal di Principe.
L’ordinanza di custodia cautelare lunga oltre mille pagine è stata firmata dal gip Egle Pilla, su richiesta dei pubblici ministeri Antonio Ardituro, Francesco Curcio e Henry John Woodcock (quest'ultimo applicato per questa inchiesta alla Direzione distrettuale antimafia). Nel documento diversi i reati contestati: associazione a delinquere di stampo mafioso, riciclaggio, corruzione al falso; reati tutti aggravati dall'articolo 7, l'aver agito per favorire la criminalità organizzata.
L'inchiesta della Dia verte sulla costruzione di un grande centro commerciale nel comune di Casal di Principe. Cosentino è accusato di avere fatto pressioni su funzionari di una agenzia Unicredit di Roma affinchè concedessero un imponente finanziamento a esponenti del clan dei casalesi per la realizzazione del centro commerciale.
Gli inquirenti hanno ricostruito che il finanziamento venne concesso ma successivamente in parte bloccato perchè la documentazione presentata era falsa. Il parlamentare del Pdl avrebbe anche imposto al dirigente dell'ufficio tecnico del Comune di dare via libera alla concessione per la costruzione del centro in violazione di tutte le norme urbanistiche.
Sarebbero accertati episodi di voto di scambio relativi alle elezioni amministrative 2007 e 2010.
In manette anche il sanmarinese Flavio Pelliccioni, accusato di associazione mafiosa e riciclaggio. Reati, anche per lui, aggravati dalla finalità di aver agevolato i Casalesi.
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