Pubblicato da Gabriella Parisi Cari lettori, vi parliamo oggi di un romanzo che è da poco uscito in versione e-book, Il saio sepolto, che ci catapulta nella Germania medievale del periodo delle Crociate, un periodo oscuro, pieno di contraddizioni e di ferocia spacciata per fede cristiana. Maria Rosaria Regina Angellotti crea un’atmosfera di mistero con continui colpi di scena dalla prima all’ultima pagina.
Autore: Maria Rosaria Regina Angellotti Titolo: Il saio sepolto Casa Editrice: 0111 Edizioni
Pagine: 198 Prezzo: € 15,50 (€ 10,99 e-book)
Data pubblicazione: 24 febbraio 2012 Trama: Il Medioevo tedesco, all’epoca delle Crociate, fa da sfondo alla trama d’intrighi e delitti che s’innescano intorno a una misteriosa lettera. La morte violenta del suo autore, il vescovo Guglielmo, è il punto di partenza per il viaggio che intreccerà le sorti di un’antica famiglia e di Fortunio, il giovane novizio incaricato di consegnare la lettera, in una successione di eventi, tradimenti e colpi di scena.
RECENSIONE Ci troviamo nella Germania medievale, periodo delle Crociate. Fortunio è un novizio deforme, con una gamba più corta dell'altra e il viso sfigurato. Orfano, è stato cresciuto in convento dall'abate Anselmo, che però non si decide a consentirgli di prendere i voti. Fortunio cerca in tutti i modi di farsi prendere in considerazione: sembra, infine, che il vescovo Guglielmo lo abbia a cuore. Il vescovo è fratello del conte Ermanno Lechfeld, il feudatario di quelle terre. Ermanno è un fanatico: esprime tutte le contraddizioni religiose del secolo. Fa ammazzare la gente e poi si fustiga fino allo svenimento, è dispotico al punto da spingere la sua seconda moglie al suicidio. Ama follemente il figlio secondogenito, ma lo sacrifica a Dio, mandandolo in Terrasanta. E, soprattutto, nasconde un segreto. Chiunque venga a conoscenza di questo segreto è destinato a morire: prima il conte, poi il vescovo, quindi l’abate. Sul letto di morte il vescovo consegna a Fortunio una lettera da portare alla madre, la contessa Adelaide. Attorno a questa lettera — che custodisce un grande mistero — si verificheranno una serie di delitti, di cambiamenti di schieramento, di colpi di scena, di apparizioni e sparizioni che ci condurranno, incerti sugli esiti della storia, fino all’ultima pagina.
Il protagonista è Fortunio, questo novizio pieno di risentimento, devoto a S. Agostino, che non riesce, suo malgrado, ad essere benevolo. La vita gli ha riservato solo brutte sorprese: è zoppo, ha il viso sfigurato, è stato rinnegato da suo padre, persino l’abate — che pure l’ha cresciuto — non gli vuole concedere il favore di fargli prendere i voti. A causa della sua condizione, ha sviluppato un carattere molto complesso: è umile, ma è allo stesso tempo accecato dal rancore verso tutti gli uomini che vede più fortunati di lui.
Per tale motivo, da adulto, Fortunio si era spinto al borgo, tra la gente in cui era nato, che lo considerava già frate e lo amava. Lui non amava nessuno, ma per tutti si prodigava, aveva necessità di provare a se stesso di essere caritatevole, votato al bene, di aver guarito l’anima da quegli esseri che si affidavano alla stregoneria e soffocavano nella preoccupazione di sopravvivere. Voleva ascendere tra i puri di cuore, trovare la suprema felicità nella levità dello spirito, ma il rancore persisteva, e il ribrezzo. Era nella sua natura non saper guardare né avanti né dentro a se stesso, sapeva solo vedere il passato, accusarlo e viverlo come si ripetesse all’infinito.
Abbandonata l'Abbazia, Fortunio si reca al Borgo. Qui scopre che la casa del fanciullo che aveva trovato il corpo del vescovo nel fiume è bruciata: tutte le persone che hanno una relazione con l’omicidio del conte o del vescovo sono morte. Fortunio chiede degli abiti e seppellisce il saio per non essere riconosciuto mentre si reca dalla contessa Adelaide. Adelaide — nonostante il suo carattere forte e dispotico quasi quanto quello del figlio Ermanno — si interessa a Fortunio quasi maternamente: gli fa prendere lezioni di equitazione e di scherma, nonostante i suoi difetti fisici e la sua condizione servile.
“È un problema solo se tu vuoi che lo sia”, per breve tempo aveva cancellato la freddezza dell’indole, l’aspra vocazione tirannica dell’anziana signora, perché solo l’angelo materno avrebbe potuto non vedere i suoi difetti, e amarlo, incoraggiarlo, a dispetto di essi, fornirgli la volontà per superarli e forgiare finalmente il se stesso che quel corpo imprigionava.
Anche il rapporto di Fortunio con le donne è distorto: Matilde, la terza moglie del conte Ermanno, lo infiamma — la vede come un demonio tentatore. Isolde, la dama di compagnia della contessa Adelaide, invece, con cui ha rapporti intimi, non gli ispira un'analoga passione. A causa dei suoi difetti fisici egli ha pregiudizi sulle persone, su come lo vedono. Paradossalmente Matilde, che ha ribrezzo del suo aspetto, lo infuoca più di Isolde che, invece, lo accetta per quello che è. E Fortunio non esita a ferire Isolde quando si rende conto che lei lo ama per la sua modestia, perché nonostante sia un 'sapiente' non è arrogante. Non contento di questa motivazione, che lo pone ancora una volta di fronte alla sua condizione di servo, Fortunio decide di abbandonarla.
Per Fortunio animi gentili, imbarazzo, modestia, non erano virtù e disprezzava profondamente quelli come lui, costretti a piegare la schiena per mendicare un angolo nel mondo, coloro insomma che le Scritture indicavano primi agli occhi del Signore.
Diviso in cinque parti, il libro è narrato in terza persona, analizzando per gran parte del tempo il flusso di coscienza di Fortunio, con la sua percezione distorta di Bene e Male, di Dio e di Angeli Ribelli, di S. Agostino, il tutto filtrato dall’astio della sua condizione. Vi è una parte narrativa, che racconta le vicende di un altro personaggio, che riappare a sorpresa dopo essere stato creduto morto. Sulle vicende grava una cappa di freddo inverno germanico, buio e feroce; di passioni animalesche di personaggi controversi che si considerano cristiani ma non hanno un minimo di pietà, di omicidi a catena quasi senza motivazione, per arrivare a un effetto domino da tragedia shakespeariana.
Lo stile è ermetico, criptico, che dice e non dice, creando un ulteriore alone di mistero sulla storia, spingendoci a ricostruire i fatti come detective. I colpi di scena si susseguono ripetutamente, mentre la narrazione si sposta avanti e indietro sull’asse temporale per creare un effetto sorpresa ancora maggiore. Questo tuttavia fa sì che, talvolta, si perda il filo logico della narrazione, rendendo la lettura meno scorrevole. Un libro d’esordio molto interessante per Maria Rosaria Regina Angellotti, un mystery medievale originale, crudele, passionale specchio di un’epoca feroce e contraddittoria.
L'Autore:
Maria Rosaria Regina Angellotti è nata a Pompei nel 1964. Vive a pochi chilometri da Catania, dove ha conseguito la laurea in lettere. Appassionata di Storia e psicologia, dedica il proprio tempo libero agli animali abbandonati.