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Il Salone del Gusto a Torino - viaggio tra i presidi Slow Food del Pimeonte e non solo

Da Ricette E Racconti 3.0 @uladelamajun

Il Salone del Gusto a Torino - viaggio tra i presidi Slow Food del Pimeonte e non solo
Lunedì ha chiuso il Salone del Gusto a Torino e io con mio marito Alberto sono riuscita a farci una capatina. E sì perché dopo sei mesi che Slow Food mi mandava news letters sul più importante evento enogastronomico dell’anno, Leo ha pensato bene di ammalarsi proprio quella settimana. Comunque alla fine ci siamo andati: avevamo solo quattro ore a disposizione e ci siamo avviati subito verso la parte internazionale del salone, dove esponevano i produttori d’Europa ed extracontinentali. Interessante e bucolico l’orto creato ad hoc per mostrare, in particolare ai bambini, come vengono coltivati frutti ed ortaggi e soprattutto per capire che aspetto hanno prima di giungere sui banchi dei fruttivendoli o dei supermercati.
Il Salone del Gusto a Torino - viaggio tra i presidi Slow Food del Pimeonte e non solo
Per il resto abbiamo apprezzato come al solito i cugini francesi, che ci hanno conquistato con le loro marmellate della Provenza, da abbinare ai formaggi o al pane imburrato per la prima colazione, ma anche con le ostriche della Bretagna (assaggiata, naturellement!) e i formaggi caprini e vaccini. Tra i vari presidi Slow Food d’Europa abbiamo assaggiato il suovas di renna, una specie di salame svedese realizzato proprio con le aiutanti di Babbo Natale (animalisti non vogliatemene, ero troppo curiosa di provarlo!), una zuppa di cavolo di fossa austriaco e un meraviglioso formaggio d’alpage, il Gruyère svizzero.
zuppa di cavolo di fossa austriaca
Tra le curiosità extracontinentali posso citare le uova delle galline araucana del Cile, caratterizzate da un tenue colore… azzurro!
uova delle galline araucana del Cile, di un tenue colore azzurro
Per i resto abbiamo incontrato caffè dell’America Latina, miele del Messico, nonché una valanga di marmellate e di prodotti alternativi al grano, come la quinoa. Ammetto la mia ignoranza in materia e non sto a disquisire troppo su questi prodotti, perché finirei per assumere quel protezionistico atteggiamento dei nonni, tipo “ma in dua ‘t mangi mei che a ca tua!” (ma dove mangi meglio che a casa tua!), per cui passiamo direttamente all’Italia. Arriviamo alla vineria, allestita come una piazza con i tavolini all’aperto e i bar disposti tutt’intorno. Al degustatore vengono offerti grissini e pistacchi, ma è possibile accompagnare i vini (divisi per regioni italiane) con pane e prosciutto San Daniele. Mi avvio verso la Toscana e chiedo consiglio alla sommelier, che però si limita a contare il numero dei miei buoni consumazione per indirizzarmi verso la degustazione. Allora do un’occhiata veloce e, mentre Alberto sceglie un Chianti, io chiedo un Montescudaio DOC. Che ci crediate o no, sono riuscita a scovare un tipo di vino di cui il Salone del Gusto era sprovvisto… hi hi hi! Infine ci siamo indirizzati verso il padiglione con le specialità italiane, in particolare verso Valle D’Aosta e Piemonte. La degustazione di vino che mi ha dato maggiore soddisfazione è stata quella presso il Consorzio dell’AltaLanga DOCG, dove ci hanno fatto assaggiare i Metodo Classico piemontesi per eccellenza: Fontanafredda, Enrico Serafino, Giulio Cocchi, Giovanni Bosca Tosti e ancora Banfi, che ha comprato le Vigne Regali in provincia di Alessandria proprio per produrre questo vino. Sempre in zona alessandrina, a Strevi, abbiamo assaggiato il Moscato Passitodella Valle Bagnario di Strevi, nato nel 2000 e divenuto presto un presidio Slow Food.  E’ composto interamente di uve Moscato, fatte appassire sui graticci esposti al sole e in fruttaia per i 30-40 giorni successivi la vendemmia; del Moscato richiama il profumo intenso e aromatico, sviluppando in più il sentore di albicocca tipico dei vini passiti. Proseguendo la passeggiata, ci siamo diretti tra i casari piemontesi, dove abbiamo incontrato La Giuncà di Fobello, un produttore di formaggi che nascono nel Parco Naturale Alta Valsesia, realizzati a latte crudo e a fermentazione naturale. Già citati nel celebre Golosario di Paolo Massobrio, li ho scoperti grazie a Onorato Pollo di Borgovercelli, che li propone nei cesti regali natalizi e tra l’assortimento di formaggi del servizio catering. Sono anche i formaggi preferiti da mio figlio Leonardo, che per i primi sei mesi di svezzamento ha mangiato solo quelli su indicazione del pediatra, fan degli squisiti formaggi di puro latte di capra.
La Giuncà di Fobello al Salone del Gusto di TOrino
In ultimo, la scoperta della fragola di Tortona, una specialità da cui nascono meravigliose marmellate: provate “La profumatissima fragola e petali di rosa” dell’azienda agricola LaCarcassola di Rivalta Scrivia, spalmandola su una fetta di pane o in accompagnamento a un formaggio semi stagionato a pasta molle… la fine del mondo! E la fine della visita. A parte il fatto che mettere gli stivali col tacco non è stata una grande idea e a quel punto stavo morendo, siamo comunque dovuti rientrare per impegni pregressi del marito.
Alla fine diciamocelo: sono proprio una madamina piemontese! Anche al Salone del Gusto non sono andata poi tanto lontano da casa.

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