Tim Duncan, Tony Parker e Manu Ginobili, un trio di giocatori che è entrato nella storia della NBA e ci rimarrà per sempre, insieme agli altri trii che hanno fatto grande la Lega; i tre dei San Antonio Spurs si possono sedere tranquillamente al tavolo degli altri grandissimi terzetti della storia (se già non potevano farlo), soprattutto dopo la vittoria per 4-0 in finale di Conference contro i Memphis Grizzlies e il conseguente approdo alle Finals 2013. Come ci informa Elias Sports Bureau i tre degli Spurs sono gli unici giocatori ad aver raggiunto insieme per 4 volte le Finali NBA esclusi i terzetti di Lakers (Magic Johnson, Kareem Abdul-Jabbar e James Worthy) e Celtics (Larry Bird, Kevin McHale e Robert Parish; Bill Russell, John Havlicek e Sam Jones) e vanno quindi per forza messi all’interno di un circolo ristrettissimo, un circolo chiamato Dinastia.
Come trio sono al momento al secondo posto di sempre come numero di vittorie in postseason a quota 98: davanti di loro a quota 110 ci sono Johnson-Abdul-Jabbar-Cooper mentre dietro sono stati lasciati Johnson-Abdul-Jabbar-Scott (93) e Bird-McHale-Parish (92); gli Spurs tornano alle Finals dopo l’ultima apparizione del 2007 (la prima risale al 1999) e lo fanno già con 3 Anelli alle dita e la voglia di chiudere in grande stile stagione e forse carriera per qualcuno. Tim Duncan infatti, che sembra immortale, ha 37 primavere e il suo fisico, anche se non sembra, potrebbe decidere di dirgli basta da un momento all’altro, per lui quindi sarebbe veramente mettere la ciliegina sulla torta portare a casa questo quarto titolo, diventando l’unico giocatore insieme a John Salley a vincere in tre decadi diverse (Salley lo fece con i Pistons ’89 e ’90, con i Bulls ’96 e con i Lakers nel 2000). Insieme a lui l’addio potrebbe arrivare anche da coach Gregg Popovich, un altro che ha riscritto la storia della Lega e che con il caraibico forma la coppia giocatore-allenatore con più vittorie nella post season di sempre (129), ben sopra Jackson-Bryant fermi a 118.
Con loro due non si possono comunque dimenticare Ginobili e Parker, giunto alla maturazione definitiva e al massimo della sua carriera; il francese con i 37 punti nella notte in gara 4 ha pareggiato la terza miglior prestazione per numero di punti segnati in una partita in trasferta per chiudere una Finale di Conference, degli ultimi 50 anni; meglio di lui soltanto Michael Jordan e Abdul-Jabbar, non due nomi qualunque con i quali essere messi a confronto.
Da diverse stagioni alla prima palla a due a fine ottobre gli Spurs vengono messi tra le squadre più forti della Western Conference ma a cui manca qualcosa per poter ambire per il titolo, spesso i detrattori li definiscono vecchi, stanchi e alla fine del loro ciclo, eppure con rinnovata forza e con delle operazioni sul mercato sempre intelligenti, la dirigenza e lo staff tecnico riescono a creare una macchina semi perfetta. Quest’anno, ad esempio, l’esplosione e la maturazione di Green e Leonard ha permesso anche di perdere poco prima dei playoff Steph Jackson, uno dei leader dello spogliatoio, giocando quello che è il miglior attacco della Lega per movimento di palla e uomini, e una difesa comunque sempre competente.
Miami Heat o Indiana Pacers sono avvisate, per vincere il Titolo quest’anno si dovranno affrontare degli Spurs carichi e per alzare il Larry O’Brien Trophy si dovrà battere una Dinastia.