Sono molto sorpresa di ricevere commenti, consigli e complimenti per un post scritto qualche tempo fa, dove denunciavo la falsità piuttosto diffusa di certe testate giornalistiche televisive, nel dipingere l’italiano medio come un inetto, piuttosto avulso alla fatica e al reinventarsi.
Io stessa “silurata” dal mondo aziendale inamidato, ho provato altre strade più “umili”. Reinventarsi un lavoro, in questo maledetto paese che è diventato l’Italia, come dice giustamente l’amico Massimo che mi scrive dall’Abruzzo, non è semplice. Per nulla.
Le promesse di corsi miracolosi per diventare chef lasciano il tempo che trovano. 8000 mila euro per un corso di 4 mesi di pasticceria è un ladrocinio legalizzato. Il lavoro non lo trovi. Provare per credere!
Oggi si trova l’extracomunitario sveglio e rapido che per 3 euro l’ora, ti fa una cacio e pepe migliore di Felice a Testaccio. Senza contributi pagati e con “padroni” sempre più abbrutiti, incompetenti e grezzi. C’è la crisi, sai come è!
Bisogna quindi puntare su qualcosa di diverso, che possa spiazzare questo mercato piuttosto avvilente che sta diventando il mondo lavorativo italiano. C’è bisogno di fantasia e creatività. In questo noi italiani siamo i numeri 1, ma ci perdiamo in chiacchere, troppe! Affidiamo il potere alle persone sbagliate.
Vorrei rispondere a tutte quelle persone sconfitte dal sistema lavorativo italiano, che mi hanno scritto e chiesto: ma come posso fare per diventare pasticcere?
Io ragazzi, sto nella vostra stessa condizione. Non ho consigli da dare, non lavoro più in pasticceria. Anzi non ho mai iniziato seriamente. A Roma è una impresa disperata, fai prima a rinunciare. I mesi che ho trascorso a lavorare, sono stati quasi gratuiti , i più brutti della mia vita. Mi sono fatta pagare dietro minaccia. Io personalmente pianto molti casini se non vengo retribuita.
E’ un paese il nostro, dove il merito è qualcosa di veramente astratto, per non parlare delle iniziative personali e della voglia di fare, scambiata spesso per boria e presunzione. E’ un paese che vive sul lavoro nero, sullo sfruttamento di mano d’opera. Sulla paraculaggine a tutti i livelli. E’ un paese che vive sull’omertà di tutti e sui clan e clandestini.
Avevo raccontato dei laboratori dove ho lavorato, che paragonarli a dei letamai è un complimento. Dove la sicurezza delle persone è messa in pericolo ogni giorno. Dovrebbe chiudere mezza Italia secondo me, se i NAS un giorno decidessero di fare i controlli a tappeto e senza preavviso.
Vedere delle povere persone di paesi stranieri, che clandestinamente e quasi in schiavitù lavorano per meno di 700 euro al mese, in nero, per 10/13 ore al giorno ininterrottamente, su pavimenti pieni di olio e se ne vanno in giro con le infradito, senza che il loro capo gli fornisca le scarpe antiscivolo, perché i dispositivi di sicurezza costano troppo. La vita di una persona vale zero!
Ti si stringe il cuore e ti vergogni come un ladro ad essere italiano, un paese che era considerato il fiore all’occhiello del diritto e dell’attenzione a dinamiche lavorative che oggi te le scordi.
Poveretti molti di loro, sono degli sventurati. Vorrebbero ritornare a casa. Ma non possono! Quei soldi servono per finanziare intere famiglie al loro paese.
Una guerra tra poveri disgraziati. Una guerra che i poteri forti hanno innescato per tenere tutti sotto controllo. Fa comodo a tutti che le persone in minoranza si scannino. Poi ci sono gli italiani che a 40 anni perdono il lavoro, e senza l’aiuto di genitori anziani finirebbero sul lastrico o in strada ad elemosinare. Li vedi andare in giro alle 4 di mattina a chiedere una giornata lavorativa ai mercati generali. E stanno insieme agli extracomunitari a pulire carciofi e puntarelle per 25 euro al giorno.Non abbiamo scelta, dobbiamo morire poveri ed ignoranti. Non avere scelta su cosa fare, sembra di grande gradimento alle classi che sono rimaste agiate, in questo paese da usi e costumi medioevali.
Spesso si vedono scene di extracomunitari (quelli arricchiti, con il negozio che vende il Philadelphia scaduto e tiene il latte in frigo sopra i 5 gradi) comandare a bacchetta e in malo modo altri extracomunitari, quasi tutti ricattabili. Poveretti, a che scene deplorevoli ho assistito.
Hanno imparato dagli italiani il peggio del peggio: l’arroganza, la voglia smodata di potere e di dominare tutto e tutti, l’essere profittatori e come si dice a Roma “ci marciano sempre”. L’arte di fregare piace a tutte le nazioni. Roma in questo offre molti spunti per diventare dei delinquenti legalizzati. Pensare che io sono romana e detesto il modo di fare dei romani, che non mi appartiene per mentalità e pregresso umano.
Alcuni italiani, sono delle gran teste bacate. Gente che non è mai riuscita a togliersi di dosso la puzza da provinciale e continua imperterrita a perseguire quella strada, sentendosi un padre eterno, senza rendersi conto che c’è un esercito di gente extracomunitaria ben più preparata, con figli nati in Italia che eccellono nello studio, facendo passare i nostri figli dei veri “brocchi”. Noi con la nostra boria, pressapochismo stiamo spianando la strada a chi in silenzio un giorno governerà tutti noi.
Il clientelismo, il nepotismo ha sempre regnato in questo paese di dilettanti, chiaccheroni, profittatori, scorretti. Teste di cazzo!
Quindi sono bene contenta saremo in futuro una minoranza di sudditi di popoli che alcuni si ostinano a considerare delle minoranze, ma ribadisco hanno più cervello e competenze di noi.
Un certo tipo di italiano, ha ridotto questo paese una sorta di Giardino dell’Eden alla rovescia, dove io personalmente vorrei fuggire, ma essendo senza mezzi non posso, altrimenti avrei da tempo mandato a quel paese, l’Italia senza grandi rimpianti. All’estero a quest’ora sarei diventata una executive pastry chef o avrei potuto essere una vera cantante, anziché dover andare ad elemosinare delle serata, in localacci ormai vuoti e con le cucine che puzzano di fritto rancido. Avrei potuto essere qualsiasi cosa, ne sono sicura. Mi sono castrata da sola, per nostalgia del mio paese che mi ha voltato le spalle e mi ha pure presentato il conto, troppo esoso e salato. Oggi ricominciare altrove per me è impossibile, ma per chi non ha superato i 35/40 anni è bene ci pensi ad andarsene.
Qua i sogni, le ambizioni, la voglia di fare te la stroncano sul nascere.
Senti molti, troppi italiani dire: stramaledetta Italia. Detesto il mio paese. Mi fa schifo il mio paese. Non vi sembra troppo? Non vi sembra di essere conniventi di un sistema marcio che tutti noi abbiamo contribuito a creare?
In Italia la voglia di rivalsa e di dominare il debole è atavica, quasi paranoica. Ci si sbrana l’un con l’altro senza esitare. Ci si appropria indebitamente di tutto, di meriti ed invenzioni. Si continua a fare accordi sottobanco per tenere in scacco tutti e tutto. Qua in Italia non si arriverà mai ad avere una legislazione lavorativa come c’è all’estero.
Continueranno ad ustionarsi nelle cucine senza che nessun giornale lo venga a sapere.
Siamo dei perdenti che credono che altri ci risolveranno i problemi, senza sapere che siamo noi a doverci muovere. Alla svelta!
27 anni fa, lavoravo in un hotel lussuoso di Londra, che oggi non c’è più . Nelle cucine c’era quasi tutta gente extracomunitaria. Lo ero anche io. L’Europa era sulla carta, ed io come tanti di loro ogni 6 mesi dovevo ritornare in Patria per farmi timbrare il passaporto. Lo chef dove lavoravo era coreano e l’aiuto era un egiziano. La mattina entravo in cucina e li salutavo. Li trovavo sempre affaccendati, ma sempre con un sorriso e la battuta pronta. Ed io facevo altrettanto. Li ricordo tutti e due con molta simpatia. Come del resto i miei colleghi, quasi tutti egiziani, polacchi, filippini, italiani, sudanesi etc. Tra di noi non c’era differenza. Quando era fine settimana , ci mettevamo in fila e ritiravamo la stessa busta bianca, forse era diversa la paga, ma tutti eravamo in regola e con la busta paga. In Inghilterra il lavoro nero non esisteva 27 anni fa, in Italia si!
Tutti avevamo gli stessi diritti. Quando andavi a fare il colloquio, ti chiedevano cosa sapevi fare e se eri disposto a fare il tal lavoro. Se ti vedevano che eri bravo, in poco tempo ti proponevano di fare altro. Ti permettevano di salire nella scala gerarchica, mettendo in luce le tue peculiarità e sapevano valorizzare appieno le tue competenze. Non stavano a pensare se eravamo italiani, coreani, sudanesi o egiziani. Certo 27 anni fa, non trovavi l’indiano a fare l’A.D. di una grande multinazionale, ma hanno saputo ricavarsi la loro nicchia, perché sono bravi, bravissimi e sono arrivati. Figuriamoci da noi le donne ancora sono relegate in ruoli di secondo piano e in politica ci sono le quote rosa, per veri appassionati di specie protette.
Noi ci stiamo perdendo in chiacchere, troppe! Stiamo perdendo altri treni, opportunità per noi e per chi verrà dopo di noi.
Falliamo miseramente ogni esperimento culinario e ci facciamo irretire da gente improvvisata in TV che ti mostra come si fa la focaccia con le olive, ma basta andare in giro per il web e renderti conto di quante ricette e variazioni ci siano sul tema.
Tra qualche settimana andremo tutti a votare.
Abbiamo un’ultima speranza. Il vostro impegno, qualunque sia in Italia, varrà sempre ZERO se non deciderete quante stelle volete avere nella vostra vita sarà troppo tardi.
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