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Immaginazione o manipolazione?

Da Marcofre

C’è una bella differenza tra immaginazione, e  manipolazione, vero? Lo so, a prima vista appare un accostamento bizzarro, ma alla fine del post c’è la spiegazione. Abbiate pazienza, e intanto leggete.
A mio parere c’è una certa confusione, in cui precipita l’autore esordiente. Spesso non ne è consapevole affatto, quindi in un certo senso vive nell’errore forse per anni, ma è convinto di essere nel giusto.
Tutto o quasi nasce sui banchi di scuola, oppure tra amici:

 

“Hai una bella immaginazione”

 

Che c’è di male? È un complimento. Di solito a questo complimento viene seguito dal consiglio di provare a scrivere. L’equivoco nasce proprio qui: perché avere una bella immaginazione, o che sia viva, ricca, fervida eccetera eccetera, non è detto che conduca a scrivere una storia (o delle storie) almeno interessanti.

Per questo proverei a usare invece il termine manipolazione, in modo da spostare la discussione su un livello diverso, a mio parere più consono (e più elevato).

Innanzitutto, comunica l’idea di praticità. Se penso a “immaginazione” vedo una persona che se ne sta a fantasticare, a sognare a occhi aperti. Quando invece sposto l’attenzione su “manipolazione” la vedo… in un laboratorio. O officina.
Ciò è buono!

La narrativa è fatta di ciccia, sangue e carne, l’autore è una sorta di scienziato pazzo che deve assemblare una storia e infonderle vita: come il dottor Frankenstein. È un lavoro molto materiale anche se si tratta di parole, e molti sono persuasi che non ci voglia granché a scrivere. Le parole sono pesanti, e richiedono cura e una certa maestria nel maneggiarle. Nulla che non si possa risolvere con la lettura di qualche centinaio di libri l’anno, o almeno con un buon numero di letture di pregio.

La manipolazione è un’attività superiore all’immaginazione perché si pone il problema di rendere la storia, il personaggio, vivi.

Non basta affatto avere un’idea, immaginarla. Occorre declinare questa idea.
Una storia deve funzionare, non solo esserci, e perché si ottenga questo obiettivo occorre anche l’abilità di renderla concreta, magari sporca, guercia da un occhio, zoppa (fa un po’ impressione vero?), ma vivida.

Non basta scrivere, incolonnare le parole come tanti soldatini pronti a dare l’assalto alle classifiche, e a trionfare sul nemico. Non si potrà lasciar correre le parole libere sulla carta perché non si otterrà una storia, ma una distesa vuota dove non vive niente.

Con la manipolazione si prende la materia bruta della vita, e la si trasforma, si svelano livelli e prospettive inedite. No, non si può travasare (mi pare di averlo già scritto in passato), ma occorre proprio pensare (e scrivere) dell’altro.

Infine, una rivelazione. Ho capito una cosa fondamentale ascoltando le lezioni di Giuseppe Pontiggia. Per questo ho sostituito con “manipolazione” il termine “creatività” che avevo usato nella prima stesura di questo post.


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