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Intervista gastronomica a Silvia Dana Serra

Da Anginapectoris @anginapectoris
Intervista gastronomica a Silvia Dana Serra

Silvia Serra

Con Silvia ci conosciamo da almeno 10 anni, se non di più, io il conteggio degli anni non so tenerlo, per come vivo la mia vita, i miei ieri non sono poi così distanti dagli oggi e dai domani :-)
Insieme possiamo vantarci di essere le prime arruolate nel fantastico progetto delle Guide di Supereva, lei curava la sezione dedicata al Reiki quando eravamo sì e no una cinquantina di persone, ma da allora ne è passato di tempo, e ci siamo ritrovate ancora anni dopo, nel nuovo progetto delle Guide sul Web.
Qualcuno asserisce, che per considerare una persona amica c’e’ bisogno di una frequentazione reale, ma nel nostro caso, non è così, il ritrovarsi ogni giorno sul web l’interagire e condividere progetti ed emozioni, rende la nostra amicizia ancora più profonda e preziosa, ma questo è un mio modo di vivere la rete, e questo da tanti anni con tanti amici che accompagnano da oltre 10 anni la mia quotidianeità.
Quando le ho chiesto se potevo intervistarla, lei ha accettato con tanto entusiasmo e, le ho chiesto di scrivermi poche righe di presentazione, che ho voluto riportare senza alcuna correzione da parte mia:

Intervista gastronomica a Silvia Dana Serra
Rei Ki

Mi chiamo Silvia e sono Dana. Un po’ lungo da spiegare questo interpretar di nomi.
Aggiungerò soltanto che siete autorizzati a pensarmi Silvia o Dana o come più vi risuona.
Mi occupo di Energia, a 360°, da… sempre, praticamente. Metodologicamente dal 1993, almeno per la parte di energia vitale. Ancora da prima per gli altri aspetti.
Molte esperienze professionali ed esistenziali si sono però annichilite di fronte alla scelta di procreare. Dunque, da quel dì, il cibo e il prepararlo hanno assunto connotazioni mai notate prima.
Quella del
“potere”: nutrire è un compito che soddisfa IL bisogno primario, rendendoti INDISPENSABILE proprio perchè è da te che dipende la sopravvivenza.

Quella del creare: tra le mani le materie prime si combinano per trasformarsi in qualcos’altro, più buono. Molto più buono. Quasi sempre. E per questo ti sono grati!
Quella della
routine: fornire tre pasti al giorno + una/due merende può diventare una grande fatica, anno su anno. Specialmente se ci tieni a fornire pasti vari e saporiti e gustosi e…

Ma la massima soddisfazione che ho avuto nell’intervistarla è stata quando al termine dell’e-mail che conteneva l’allegato con l’intervista mi ha scritto:

Grazie, Angie! Mi sono divertita un sacco a scrverti queste righe!
Fanne tu l’uso che credi, nel senso che se vuoi tagliare cose, taglia!
Un abbraccio enorme!

Io, non taglio mai le mie interviste, perche mi piace che i miei intervistati si raccontino senza filtri :-)
Ed ecco a voi il pensiero gastronomico della nostra Silvia Dana Serra

Angie:  – Quanto conta una buona alimentazione per il tuo lavoro?
Silvia: – La buona alimentazione è un concetto molto relativo. Conosco persone che considerano mezzo chilo di porchetta una buona alimentazione. Gente che mangia solo riso integrale considera la propria una buona alimentazione.
Nella mia visione di Energy Performer, sul piano formativo, conta l’alimentazione consapevole.
Che è indubbiamente esercizio impegnativo, ma che altrettanto indubbiamente ti permette il lusso di assaporare i pezzi di pane secco vecchio di due giorni con il sughino di pomodori, aglio, basilico freschi e olio extravergine d’oliva sopra, come fossero il paté de foie gras dello Chef Philippe di Avignone.
Che ti permette di mangiare ciò che il tuo corpo desidera, in quel momento.
Ripeto: consapevolezza è in ogni ambito esistenziale molto impegnativa da raggiungere e mantenere. Tuttavia comporta tali e tanti benefici che, naturalmente, la propugno sopra a tutto.

Angie:  – Quanto influisce la gastronomia nel tuo lavoro giornaliero, ti sei mai ispirata ad essa in quello che fai giornaliermente??
Silvia: – Fino a che mio figlio non ha cominciato a mostrare interesse per la gastronomia, me ne sono francamente disinteressata ampiamente, gustandola esclusivamente ai pranzi di lavoro che, vivendo buona parte della mia esistenza a Bologna, si sono svolti in locali di eccellenza.
Ma da quando il mio ragazzo ha scoperto il gusto del creare sapore e piacere col cibo, sfoggiando una sorprendente attitudine a “capo cuoco”, sono stata praticamente obbligata a seguire trasmissioni televisive che, in un modo o nell’altro, trattassero di gastronomia.
Non potendo utilizzare latte e derivati nelle preparazioni in cucina, ho maturato, questo sì, una certa abilità per cucinare, dal primo al dolce, usando prodotti vegetali, ottenendo eccellenti risultati.

Angie:  – Cosa significa per te mangiar bene
Silvia: – Mangio bene quando il cibo che entra nel mio corpo appaga, stuzzica e sorprende il gusto, accarezza l’esofago, sfiora lo stomaco e passa senza rumore per il mio intestino.
Difficile che ciò accada se mangio distrattamente o, peggio, se devo sedare un “attacco di fame” (momenti rari, ma non trascurabili).
Così, se ho pensieri per la testa, o se mi devo occupare di altro (fosse anche di cucinare per gli altri) evito di mangiare. Oppure mangio cose davvero insulse, anche se nutrienti. Il riso basmati, in questi casi, è sempre un ottimo rimedio.
Adoro, invece, quando il desiderio di cibo coincide con la possibilità di goderselo. Se per esempio mi va una bella grigliata di carne e “capito” da amici, o al ristorante che la prepara come si deve… è un bel momento :-)

Intervista gastronomica a Silvia Dana Serra
Life Energy

Angie:  – Le tue esperienze lavorative?
Silvia: - Comunicazione radio televisiva, web content, web master, PNL master practitioner, ReiKi master, Energy Performer. Su quest’ultima “casacca” che indosso posso puntualizzare che è il frutto della mia esperienza messo a disposizione delle persone e delle aziende. Oggi è necessario ottimizzare non solo i consumi delle abitazioni e delle produzioni, che sono la causa principale dei consumi di energia sul pianeta. Va reso al meglio ciò che si produce, ciò di cui si dispone. Anche in termini individuali. Infatti, anche se ci si pensa poco, negli edifici vivono e lavorano delle persone.
Involucri di materia sostenuti da energia vitale.
Ecco, sono d’aiuto a chi desidera ottimizzare il proprio rapporto con l’energia. Sia questa per cucinare, illuminare, riscaldare o sentirsi vivi, vitali e in uno stato di benessere.

Angie:  – Se non avessi esercitato la professione che svolgi attualmente cosa ti sarebbe piaciuto fare?
Silvia: – Sarò sincera, anche se ciò magari potrebbe offuscare la mia fulgida immagine :-)
Nulla; se non facessi ciò che faccio sarei dedita alla contemplazione.

Angie:  – Hai un ristorante o un locale dove preferisci andare a mangiare?  Se sì, dove?
Silvia: – Mi piacciono alcuni piatti come li preparano in alcuni ristoranti. Mi piace l’antipasto di mare freddo di Urbano, a Cesenatico da Ivan, sul portocanale.
Mi piace il tagliere di crostini che propongono alla Capannina di Longiano (purtroppo l’ultima volta che ci sono stata ho avuto un collasso… Molta vergogna, ma paura di più. Peccato. Comunque, lasciando passare qualche mese non mancherò di tornarci. Gode di un panorama sull’Adriatico, scivolando lo sguardo giù per il dolce pendio delle colline cesenati…)

Angie:  – Sei mai stata/o a dieta?
Silvia: – Assolutamente sì. So benissimo che non serve a niente.
Se si vuole dimagrire bisogna 1) mangiare poco e magro 2) fare “movimento” 3) possibilmente aiuta essere innamorati.
Il punto 3) trova la mia massima concentrazione, mentre per i due punti precedenti mi trovo spesso in disaccordo, così ogni tanto mi faccio due settimane di Scarsdale, per esempio.
Oppure un mesetto di pasti sostitutivi. Trovo entrambe le soluzioni soddisfacenti e sufficientemente distraenti dalla routine del dover pensare a cosa mangiare.

Angie:  – Meglio carne o pesce?
Silvia: – Come si può stabilire se sia meglio il salmone alla brace o il gran pezzo di manzo in bella vista?

Intervista gastronomica a Silvia Dana Serra
Saint Honorè

Angie:  – Se fossi un dolce, quale saresti?
Silvia: – Mah! Non amo i dolci, in particolare. Ma quando mi vanno, il Saint Honorè mi gusta!
Potrei ritrovarmici, nei panni di un buon Saint Honoré.

Angie:  – Vino?
Silvia: – Rosso, sicuramente. Corposo, profumato e amabile :-)
Apprezzo volentieri, comunque, anche un Dom Pérignon.

Angie:  – Il tuo punto debole
Silvia: – La lealtà. Sono leale, e talvolta ho avuto la sensazione che questo mi facesse sentire le manette ai polsi.
Ma se il punto debole ricercato è in ambito culinario (m’ha sfiorato il dubbio, in effetti) devo dire che non credo d’averne. So saziarmi, so gustare e mi piace esplorare sapori e cucine non abituali.
Viaggiando ho sempre amato sperimentare e assaporare ciò che era la buona cucina per gli autoctoni.
E devo dire che ho trovato molto più gustosi i serpentelli arrostiti, in un buffet di Bali, piuttosto che le rane in brodetto (brrrrr!) della bassa.

Angie:  – Nel tuo frigo che cosa non manca mai, e nella dispensa?
Silvia: - Hem! Riesco a far star vuoto e luminoso il mio frigo, parecchie volte. Ma non manca mai il latte di soia e l’aglio. E non li uso assieme, sia chiaro! In dispensa non dovrebbe mancare il caffè. Eppure, ultimamente, è già capitato due volte che rimanessi senza!

Angie:  – L’aspetto che ti attira di più del fare da mangiare e se c’è un piatto che ti piace cucinare di più in assoluto?
Silvia: – Fare da mangiare mi piace perchè è un gesto d’amore. Richiama il nutrire, ma non si ferma a questo. E’ nutrire ricercando il piacere da dare.
Cucino qualsiasi piatto; basta che abbia sotto gli occhi la ricetta, mi riesce 9 volte su 10 di farlo molto, molto bene. Una dote necessaria a una che, se potesse, tante volte patirebbe la fame per non dover accendere il fornello!

Angie:  – Quello che ti piace mangiare?
Silvia: – Mi piace mangiare  le cose semplici, le cose cucinate con amore, le cose cucinate con abilità ed esperienza. Come faccio a riconoscere come e quando trovare queste qualità?
Beh! Saranno mica buttati via anni e anni di lavoro su consapevolezza e intuito, no? :-)

Angie:  – Come ti definiresti a tavola?
Silvia: – Educata!

Angie:  – Di cosa sei più golosa? e cosa proprio non ti piace?
Silvia: – Lapalissiano: sono golosa di quello che mi piace. E non sopporto le cose mollicce!
Quella consistenza tipo delle briciole di brioche cadute nel cappuccino. Ecco, questo mi fa davvero ribrezzo. Mi fa schifo persino vederle nella tazza di qualcun’altro. Per questo, oltre che perchè sono persona discreta, non guardo mai, al bar, chi beve il cappuccio!

Intervista gastronomica a Silvia Dana Serra
Vari tipi di curry

Angie:  – La cucina e’ fatta anche di profumi, essenze, odori, ne hai uno preferito?
Silvia: – Non uno, ho a pari merito cipolla soffritta, curry, buccia di limone e il mitico ragù (quello che mia nonna metteva sul fornello alle 7 di mattina e che cuoceva a fuoco basso fino a mezzo giorno).

Angie:  – Caffè??
Silvia: – Accipicchia, potrebbe essere considerato un punto debole, se non ricorressi, sagacemente, di tanto in tanto a periodi di disintossicazione. Necessari, perchè a regime normale, comincio la giornata con una moka da 6 tutta per me! Per arrivare a sera con una decina di caffè presi in tutta la giornata.
Ora sono in fase finale di disintossicazione. Moka da 3 alla mattina, moka da 1 dopo pranzo e, solo eventualmente ma non necessariamente, caffè – uno solo – al bar di pomeriggio.

Angie:  – Non puoi vivere senza…
Silvia: – Non posso vivere senza amore, perciò il cibo deve rappresentare questo, se vuole che io gli presti attenzione :-)

Angie:  – Esiste un legame tra cucina e sensualità? Che cosa secondo te conta di più nel sedurre una donna? Una buona cena, o anche il saper cucinare.
Silvia: – Rispondendo da donna (ma potrei anche rispondere da uomo, basta un attimo ;-) ) credo che la sensualità faccia la cucina, e non viceversa. Per sedurmi un uomo non deve certo prepararmi la cena, per carità. Neppure portarmici, a cena. Tuttavia potrebbe mostrarmi come mangia. Ecco, questo lo trovo estremamente rivelatore, per accettare o meno le attenzioni galanti di un uomo!

Angie:  – Una tua ricetta per i miei lettori
Silvia: – Sono indecisa, tra il nocino, il ragù e la torta senza ombra di mucca!
I liquori, in effetti, sono un mio vezzo! Ho prodotto un elisir con 7 spezie che è un sogno! Ma, forse, è meglio che tenga per me la ricetta :-)
Ok, vada per il ragù “imbastardito” (non uso certo lo strutto!).

Allora, cipolla, sedano e carota. Io uso quella già tritata che sta nel congelatore (non dovevo svelarlo?) messe ad abbiondire nell’olio extravergine d’oliva.
Aggiungo il macinato di bovino (300 gr) e la pasta della salsiccia (200 gr. così è più gustoso, altrimenti a me piace anche tutto bovino, senza maiale).
Lo lascio cuocere lento ma inesorabile, sì da vincere la coesione tra i vari cicciolotti. Non devono ridursi a poltiglia, blear! Ma diventare un insieme di cicciolotti larghi al massimo mezzo centimetro (si nota la competenza di geometra?).
Grattugiata di noce moscata (abbondo, questione di gusti).
Poi aggiungo il pomodoro: personalmente preferisco la polpa grossettina. Mia nonna ci metteva i pelati, ma a me non piacciono molto.
Sale, q.b. C’è qualche fissato che dice ci voglia anche lo zucchero… io metto poco sale e sono a posto :-)
Poi cuoce, cuoce, cuoce. Prima di mettere il vetro della polpa di pomodoro nella differenziata ;-) riempio per alcuni cm di acqua, sciacquo bene il contenitore e allungo il sugo che sta cuocendo, per farlo andare, lento e inesorabile senza coperchio.
Infine, siccome non mangio pasta abitualmente, mi godo il ragù sul pezzettino di pane secco! Che nella mia dispensa è molto più presente del pane fresco. Le ragioni anche qua sono lunghe da spiegare.
Per la torta senza ombra di mucca, invito tutti a preparare la solita ricetta sostituendo il latte col latte di soia (sojasun e alpro le migliori marche), il burro con la margarina i qualità, lo zucchero bianco con lo succhero di canna o col fruttosio. Provare per credere!


Angie
:  - L’ultimo libro che hai letto?
Silvia: – Sto leggendo “one minute” un interessante libro sulla vendita.
Ultimato da poco un libro sulla pulizia interna: “la salute attraverso l’eliminazione delle scorie”

Angie:  – Il pezzo musicale che ti mette in moto i succhi gastrici…
Silvia: – Purplerain!

Angie:  – Un film?

Intervista gastronomica a Silvia Dana Serra

La Città degli Angeli

Silvia: – “La città degli angeli” Molti lo considerano “drammatico”, a me riempe.

Angie:  – Hobby?
Silvia: – Animatrice familiare, pittrice, disegnatrice, scultrice, realizzatrice di collane e paccottiglia varia, camminatrice di nordic walking, so suonare la chitarra, ma l’imparai per fare piacere ai miei, perciò non lo considero un hobby, anche se studiare la classica mi ha ampliato l’amore per il suono.

Angie:  – Se fossi un personaggio mitologico chi saresti?
Silvia: – Medusa mi muove simpatia :-)

Angie:  – Dici parolacce?
Silvia: – Quando ci vuole, ci vuole! Ma non cose strane. Cazzo e fanculo sono per lo più le preferite.

Angie:  – La frase che dici più spesso?
Silvia: - “Tuttavia… “è per non usare “ma” :-)

Angie:  – Cosa invece ti dicono più spesso?
Silvia: – Ultimamente complimenti, in generale. Ma credo che sia perchè sono arrivata a un livello di manipolazione degli altri che non riesco neppure più a controllarla :-)

Angie:  – Qual è il tuo sogno più grande?
Silvia: – Vincere il 6 al superenalotto. E dimostrare a chi dice: “ma no! Io non saprei come fare con tutti quei soldi!” quanto io invece sì!

Angie:  – Qual è la cosa che ti fa più arrabbiare
Silvia: – Lieta di non avere più troppe cose a infastidirmi (ma ciò fa parte del mio stesso lavoro), disprezzo profondamente gli ignavi.

Angie:  – Ti fidanzeresti con uno/a chef?
Silvia: – Se giovane, intelligente, dotato e ricco sfondato, naturalmente sì! :-)

Angie:  – Un piatto della tua infanzia
Silvia: – Non saprei, ma mi giustifico: per ragioni indipendenti dalla mia volontà è successo che ho perso molti files relativi a quel periodo!

Angie:  – Oggi si parla di federalismo. Secondo te, esiste anche in cucina?
Silvia: - Federa…cosa? In cucina mi pare esista naturalmente l’uso di prodotti locali. Mi piace molto il concetto di cucina a km.zero. Ma quella cosa lì che dici, federa… chè?!

Angie:  – Quale piatto eleggeresti come simbolo dei 150 anni dell’Unità d’Italia?

Intervista gastronomica a Silvia Dana Serra

Stinco di maiale

Silvia: – Così, di getto, m’è venuto in mente lo stinco di maiale… Ma non chiedermi perchè!

Angie:  – Tradizione o Innovazione
Silvia: -  Equilibrio!

Angie:  – Dopo la cucina italiana, c’è n’è qualcuna internazionale che preferisci? Se sì, quale?
Silvia: – Francese, per i secondi piatti. Inglese per … la colazione!

Angie:  – Come definiresti il tuo carattere, da un punto di vista prettamente gastronomico?
Silvia: -“cucinare a fuoco lento” ma credo sarebbe più un augurio che una definizione.

Angie:  – A quali altri progetti ti stai dedicando in questo periodo?
Silvia: -In particolare mi sta a cuore questo: sto cercando collaboratrici, DONNE in gamba, per ricoprire Cesena di impianti solari e fotovoltaici!
Poi il nostro “guide sul web” è una grande cosa!!!
Poi sto proponendo, tramite agenzia viaggi, una Vacanza dal Solito. Si tratta di trascorrere 4 giorni in luoghi di gran pregio, con cucina locale, s.p.a e natura incontaminata imparando ReiKi… ovviamente insegnato impeccabilmente da me!

Angie:  – A quale piatto paragoneresti Berlusconi? e Di Pietro?
Silvia: – Non posso proprio accostarli a un piatto. Mi parrebbe un insulto (per il piatto, s’intende!)

Angie:  – La cucina ha mai deluso le tue aspettative??
Silvia: -Non avendo aspettative, direi di no. Qualche ristorante, invece sì!

Angie:  – Se dovessi riassumere la tua filosofia di vita?
Silvia: -Ruberei una frase a Emily Dickinson, per dire “che l’amore è tutto è tutto ciò che sappiamo dell’Amore.”

Angie:  – classica domanda alla Marzullo: Fatti una domanda e datti una risposta.
Silvia: – Ha!ha!ha! Mi sono fatta una domanda alla quale non so rispondere! Ha!ha!ha!

Angie:  – Dopo questa intervista, ti è venuta fame?
Silvia: – Ma sai che m’è venuto in mente che devo chiamare un mio caro amico che gestisce il ristorante in una splendida antica villa bolognese, per organizzare un pranzo di famiglia?


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