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Intransigenza, si grazie!

Creato il 22 febbraio 2012 da Ilsegnocheresta By Loretta Dalola

Intransigenza, si grazie!La puntata di Le Storie – diario italiano è dedicata ad un’attitudine, un sentimento legato alle cose del mondo. Il politologo Maurizio Viroli illustra, con Corrado Augias, il suo elogio dell’intransigenza, una pianta con molte radici.

Partendo da un recente episodio, il comportamento di un calciatore Simone Farina che era uno sconosciuto giocatore del piccolo Gubbio divenuto famoso per aver fatto il suo dovere, ovvero aver denuncito il tentativo di corruzione, contribuendo in modo decisivo alle indagini condotte dalla procura sull’ultimo grande scandalo del nostro calcio, in contrasto con i divi calcistici che pur essendo pagati profumatamente non hanno esitato a prendere tangenti. Il comportamento del calciatore è esemplare e nobile e certamente gli consentirà di vivere meglio con se stesso e con chi gli sta intorno, perché l’intransigenza è uno stile di vita che permette di vivere una  vita migliore.

Sorprende e incuriosisce il  comportamento civile del giovane,  difronte a quello

Intransigenza, si grazie!
che oramai è uso comune, la cedevolezza morale è diventata caratteristica degli italiani che dal fascismo al Berlusconismo sono divenuti inclini al compromesso. Se vogliamo disegnare congetture probabili su come agirà questo o quel politico, questo o quel popolo, dobbiamo leggere bene le sue passioni, capire se sono avidi di gloria, o attaccati agli interessi materiali, audaci o cauti, ambiziosi o umili. Mussolini voleva trasformare  “a bastonate” gli italiani in ardimentosi, perchè sognava un’Italia grande,  Berlusconi  voleva affiancare gli italiani per blandire i difetti, entrambi mancando di intransigenza hanno istituito regimi nefasti.

Perché il primo requisito della buona intransigenza è senza dubbio la saggezza politica, intesa come capacità di capire uomini, circostanze e tempi. È un sapere che non si basa su regole certe, ma sull’arte raffinata di interpretare parole, segni, gesti e sulla capacità di cogliere la “verità effettuale della cosa”, come scrive Machiavelli, che sta dietro ai veli della simulazione della dissimulazione e delle menzogne della politica.

Intransigenza, si grazie!
La saggezza dunque aiuta l’intransigenza che è  la virtù dei precursori, degli anticipatori, di quelli che dimostrano che si può vincere contro aversari agguerriti grazie alla voce della coscienza morale. In Italia abbiamo grandi esempi da Giordano Bruno a Piero Gobetti o Luigi Einaudi, da Piero Calamandrei ad Antonio Gramsci, che risultano essere dei portavoce della parte migliore di noi. Uomini capaci di notevole  intransigenza, una forza che veniva dalla loro coscienza morale, mossi da una passione tenace quale lo sdegno, inteso come quel profondo senso di repulsione per l’ingiustizia, che è proprio degli animi grandi ed è invece del tutto sconosciuto agli animi servili e ignobili. Lo sdegno impone di operare anche quando le speranze di vincere sono esigue o nulle, quando bisogna agire nell’indifferenza dei più, e quando lottare espone a pericoli certi.

Noi italiani siamo stati da tempo diseducati ad ascoltare la nostra coscienza, anzi ci siamo abituati a metterla in pace  con una facile assoluzione. Ogni volta che viene violato un principio di libertà e di giustizia, l’azione guidata dallo sdegno dovrebbe essere la risposta normale di cittadini maturi. Nella realtà, prevalgono spesso docilità, indifferenza oppure azione rabbiosa, che sono il segno di impotenza più che di forza.

Chi ha la responsabilità ha il dovere di dare il buon esempio, cosicchè anche il costume degli italiani potrà cambiare. Abbiamo avuto grandi esempi di uomini in passato ora ci vuole qualcuno che rieduchi la  morale  collettiva.  Uomini con ferme convinzioni e senza la paura di metterle in discussione. Uomini capaci di saggezza, di mediazione e di flessibilità. Uomini capaci di anteporre la  fatica di chi agisce per sdegno che spesso non riesce ad incrinare il potere di chi opprime e a fermare l’oppressione ma,  tuttavia essa ha l’effetto di incoraggiare altri a seguire il medesimo cammino, a non arrendersi e a volte può dare anche la vittoria insperata. Abbiamo bisogno di uomini che applichino una politica democratica in grado di lottare per una pluralità di idee per raggiungere la libertà . Uomini che

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applichino una condanna radicale della corruzione politica e del sistema economico che mira soltanto a produrre immensi profitti per pochi e disoccupazione e povertà per molti. Uomini che diano vita ad una “rivoluzione etica” che metta il denaro al servizio dell’essere umano, non questo al servizio di quello.

Perché o sei intransigente o non sei libero e solo lo sdegno spinge a difendere la libertà nei tempi bui, quando i più piegano la schiena e si rassegnano all’oppressione. L’intransigente è lodevole solo quando cerca la libertà o fini meritevoli, ecco perché gli intransigenti non sono mai degli sconfitti.


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