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Jabari Parker: ora coach K, prossima tappa l’NBA

Creato il 07 gennaio 2014 da Basketcaffe @basketcaffe

L’anno scorso, il 2012-2013, doveva essere l’anno di Jabari Parker, il sensazionale giocatore della Simeon High School di Chicago che aveva chiuso il suo anno da junior, il terzo, finendo sulla copertina di Sports Illustrated, il primo high schooler a meritare questo riconoscimento dai tempi del Prescelto LeBron James. Invece un infortunio al piede con conseguente rientro lento l’hanno fatto un po’ disperdere, anche in corrispondenza dell’ascesa di Andrew Wiggins, ed è finito dietro al canadese nella Top 100 del recruiting di Espn e terzo in quella di Rivals (Wiggins e Julius Randle in testa). Parker, ragazzo afroamericano ma di forte religione mormona, seguendo il credo di mamma Lola, originaria di Tonga, non si è perso anzi, ha firmato per Duke, nonostante la corte di BYU (università di stampo mormone), e in questo inizio di stagione NCAA sta strabiliando tutti per l’impatto che ha avuto e per la continuità del suo gioco, elementi unici confrontati con gli altri grandi talenti destinati alle prime posizioni del Draft 2014.

NBA Mock Draft 2014 – Top 30 Prospects by Basketcaffe.com

Al momento la sua posizione nei Mock Draft sparsi per il web parla di podio, con Wiggins e Randle, anche se va tenuto conto dell’incredibile ascesa del centro camerunense Joel Embiid. Secondo molti è il freshman più pronto per avere un impatto immediato nella NBA, anche più di Randle e dello stesso Wiggins. Jabari, dopo l’esperienza alla Simeon HS di Chicago, la stessa di Derrick Rose, si è trasferito in North Carolina ma a Duke si è sentito subito a casa. Con i Blue Devils, nelle prime 13 gare di stagione (fino al 31 dicembre), il record parla di 11-2 e le sconfitte sono arrivate contro due corazzate contro Kansas allo United Center (27 punti, season high) e Arizona nella finale del NIT al Madison Square Garden (19 punti).

Viaggia a oltre 21 punti con 8 rimbalzi e quasi 2 assist, più una stoppata e un recupero di media. Tira col 53% dal campo, col 46% da tre e col 75% ai liberi. Parker ha stampato quattro doppie doppie, dieci volte è andato oltre i 20 punti (una sola volta non in doppia cifra – 7 punti nella sconfitta di Duke sul campo di Notre Dame nella prima gara dell’ACC) e addirittura ha superato quota 20 nelle prime sette gare stagionale, eguagliando Kevin Durant nel suo primo e unico anno a Texas nel 2006-07. Questo la dice lunga sull’impatto del nativo di Chicago, da subito go-to-guy dei Blue Devils, un giocatore capace di essere il faro offensivo, un realizzatore sopraffino e versatile e capace di coinvolgere i compagni. Andando iù in profondità, i suoi numeri ci dicono: tira col 48% nei jumper, col 69% in post (entrambi sono il meglio nella ACC), col 55% in situazioni di uno contro uno, e produce 1.14 punti per possesso (1.03 wiggins, 0.96 randle, 0.90 gordon).

Oltre ad essere forte, anzi molto forte sul campo, Jabari è un bravo ragazzo, uno che al liceo andava in giro con nello zainetto anche il libro mormone, oltre che la divisa da basket e l’iPod. Il suo attuale, Mike Krzyzewski, ha detto di Parker: “E’ un ‘Duke kid’. E’ un grandioso studente, proviene da una famiglia meravigliosa e ha notevoli doti morali. E’ il meglio in ogni aspetto. Sarà per sempre uno di noi, come Kyrie Irving. Penso che andrà nella NBA anche se è il tipo di ragazzo che adora stare al college. Però ha la chance di essere la numero uno, o comunque una top tre del prossimo Draft e sarà difficile rinunciare. Le possibilità che resti anche l’anno prossimo sono minime. Noi saremo pronti in ogni caso“. Qui una bella intervista a Espn con Jay Williams, ex Duke.

Normale che si parli di Jabari Parker di Draft e che si parli spesso di lui in chiave NBA. Quello che impressiona è la capacità di essere sotto controllo pur essendo un attaccante pazzesco, con tiro da ogni posizione, anche in post basso, ball handling, atletismo adeguato e tutt’altro che sotto gli standard, come diceva qualcuno. Gli aspetti del gioco su cui deve lavorare sono soprattutto mentali: deve mantenersi sempre in forma perchè tende a prendere peso, deve sforzarsi di più in difesa, pur essendo un discreto stoppatore in aiuto, e deve avere sempre ritmo, senza accontentarsi del tiro da fuori.

I giocatori cui viene più avvicinato sono Grant Hill, Paul Pierce e Carmelo Anthony, tre incredibili interpreti del ruolo di ala piccola con leadership, capacità di gestire la palla e attaccare con notevole varietà di movimenti e soluzioni, un incubo per i difensori. Ora non è possibile dire dove giocherà il prossimo anno in NBA ma sulla carta due appaiono le destinazioni preferite: i Chicago Bulls, la squadra di casa e dove gioca Derrick Rose, come Parker ex alunno di Simeon HS, e gli Utah Jazz, la franchigia dello stato dove il culto mormone è più diffuso e vivo.


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