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Joakim Noah, il leader pro tempore

Creato il 04 marzo 2013 da Basketcaffe @basketcaffe

Per Derrick Rose la stagione 2012/2013 è iniziata, anzi ha ormai passato il giro di boa, come era finita la precedente: lontano dal parquet per ristabilirsi dal brutto infortunio patito in gara-1 contro i Philadelphia Sixers. Si è passati dal cronico mal di schiena alla rottura del legamento crociato anteriore, ma i tempi di recupero sono rimasti gli stessi, lunghi e molto difficili da datare con precisione.
Nel frattempo i Chicago Bulls sono alle prese con una stagione NBA in cui l’obiettivo resta sostanzialmente lo stesso dell’anno precedente: restituire ad un Rose (possibilmente sano) il palcoscenico dei playoffs, per lanciare la sfida ai campioni in carica, i Miami Heat.

E’ quindi estremamente importante trovare nel roster dei tori il traghettatore, quell’uomo squadra capace di trascinare con se i propri compagni, in attesa di restituire il comando delle operazioni al leader maximo. Ed osservando sul parquet le performance di Joakim Noah si potrebbe quasi pensare che sia proprio il nativo di New York (ma di nazionalità francese) il designato al ruolo di leader pro tempore della franchigia di “windy city”.

Una leadership non a parole ma confermata sul campo, ove “Jo” porta in dote una doppia doppia di media ad allacciata di scarpe (11.8 punti con 11.3 rimbalzi), a cui si aggiunge un instancabile lavoro sui due lati del campo, speso sopratutto per difendere il proprio pitturato (come ci si attende da una squadra d’elite per l’organizzazione difensiva) e per creare occasioni per se e per i compagni, lottando sotto le plance avversarie.

E per suffragare ancor più il concetto di “motore instancabile” spesso associato al francese ci ha pensato l’All-Star Game a Houston, dove Joakim (fresco di prima convocazione) ha impressionato tutti mettendo a referto 8 punti, 10 rimbalzi, 2 assist ed una stoppata, il tutto in soli 16 minuti d’impiego.
E parlando ai microfoni della sua partita contro la squadra ovest ha dichiarato:

Cos’altro devo fare? Mi sono divertito un sacco, in ogni minuto che sono rimasto sul parquet.
E non ho dormito per tre giorni. Sul serio! Nessuno dei miei compagni era qui con me, ma ho visto sorridere i miei genitori che erano orgogliosi per ciò che stavo facendo, e questo significa tutto per me
.

Per Noah quindi dopo l’ottimo lavoro profuso con la maglia Bulls è arrivata anche una meritata convocazione nella squadra est. La sua indole di gran lavoratore in campo contrasta un po’ con l’ideologia comune riguardo al ruolo (ed alle specifiche) di un centro militante in NBA, tutto muscoli ed autorità esclusivamente in pitturato, ma per la qualità del suo lavoro e per il suo rendimento in campo (pressochè costante) Joakim va di diritto collocato tra i migliori centri NBA, tra cui probabilmente Jo non si segnalerà per essere un “supereroe” o l’eterna promessa mai sbocciata, ma per essere un centro con skills importanti e tanta forza di volontà, esercitando il ruolo di leader senza fare troppo rumore.


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