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"L'animale morente" di P. Roth

Creato il 29 dicembre 2010 da Bens
Di Roth ho letto praticamente tutto, mi manca solo di leggere le sue bollette del gas. L'amore per Roth è una delle tante cose ereditate da quella simpatica canaglia del mio babbo, oltre ad un naso mostruoso, i piedi piatti, l'Inter e la sfavillante propensione per la chiacchiera. No, forse per quest'ultima devo ringraziare la mamma. Vabbè, mettiamo da parte questa noiosissima passeggiata lungo il viale della genetica e torniamo a Roth.
Insomma solo recentemente sono riuscita a leggere "L'animale morente". Questo libricino di poco più di 100 pagine contiene tre ingredienti piuttosto appetibili: sesso, amore e morte. Il sesso è tanto e forte, ma stiamo parlando di Roth non di San Francesco d'Assisi; l'amore è innamoramento ancora, niente di sentimentalmente scialbo; mentre della morte c'è solo la puzza, di quella che autogestisce le narici, e che ti pende sulla testa come il vischio la sera di Natale.
Non è un libro semplice da leggere, perchè i personaggi (David Kepesh, insegnante e Consuela, studentessa-amante) non sono facili da digerire. David quando si infatua di Consuela è un sessantaduenne con alle spalle una vita sessuale piuttosto intensa, ha un figlio che lo odia e un deficit profondo di autocompiacimento che maschera con una certa arte. Consuela è una giovane donna legata ad una facciata borghesamente per bene che crolla come un castello di sabbia asciutta di fronte alle disinibizioni sessuali più sfacciate.
Poi alla fine questi due animali da letto si innamorano, ma l'Amore è innominabile, è solo quella così lì, covata nella logorante gelosia. Ma nessuna storia d'amore è tale da essere vissuta senza l'ombra della morte. Una morte accennata nel corpo vecchio di lui e nel seno tumorato di lei. Una morte che aleggia schiva, ma che impregna tutto.
Roth è crudo, non è una novità e il suo pansessualismo non mi dà noia. C'è chi scrive dei vicini di casa e chi, invece, scrive cosa accade al proprio pene mentre tasta avidamente seni cubani perfetti. C'è chi scrive di un amore ai limiti della decenza diabetica e chi descrive la penetrazione di una donna all'interno di uomo attraverso il suo sangue mesturato coscientemente leccato da lui mentre timidamente cola dalla coscia di lei. Sono punti di vista. Questo libro è un piccolo capolavoro di scrittura e di riflessione onesta e disillusa anche sulle banalità retoriche del '68 e sulla sua "insensata regressione collettiva". Non voglio essere accademica (non lo sono di natura) quindi, sebbene il mio cervello sia surriscaldato, per il quale ogni cosa di Roth che legga ha una portata personale che scardina ogni altra relativa alla letteratura, vi ordino di leggere questa cosa meravigliosamente sozza, aprendovi alla purezza della trasgressione che, senza dover somministrare dosi standard di desiderio libidinoso ad un vecchio, porta sempre lì, a quella cosa lì. B.

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