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L’ETIM e la guerra al terrorismo della Cina: terrore immaginario?

Creato il 16 aprile 2012 da Bloglobal @bloglobal_opi

di M. Dolores Cabras

L’ETIM e la guerra al terrorismo della Cina: terrore immaginario?
Nurmemet Memetmin, Abdulkyum Kurban, Paruh Tursun, Tursunjan Ebibla, Nurmemet Raxit e Mamat Imin Nurmamat. I sei nomi, pubblicati sulla lista nera cinese e resi noti lo scorso 6 aprile 2012 dal Ministero della Pubblica Sicurezza di Pechino, identificherebbero i membri più pericolosi dell’East Turkestan Islamic Movement (ETIM), il gruppo terroristico con base nello Xinjiang al quale sono addebitati decine di atti dinamitardi avvenuti a Kashgar e Urumqi, e che ispira le “tre forze malvagie” del separatismo, dell’estremismo e del terrorismo nel Paese.

Secondo una dichiarazione rilasciata lo scorso giovedì dal Ministero, il gruppo è la più reale e diretta minaccia alla sicurezza che la Cina si trova a fronteggiare e i sei ricercati hanno partecipato all’organizzazione, pianificato ed eseguito atti terroristici contro obiettivi cinesi all’interno e all’esterno del Paese. Per tale ragione il Ministero auspica che i governi stranieri e i loro servizi di intelligence aiutino la Cina ad applicare la legge e ad arrestare i sei estremisti, addestrati probabilmente in un Paese dell’Asia meridionale “per compiere attacchi terroristici e incitare i militanti in Cina ad effettuare attentati suicidi e attacchi di coltello”. Il riferimento è ai legami che l’ETIM avrebbe consolidato con alcuni gruppi terroristici pakistani; pertanto, nei confronti del governo pakistano Pechino avrebbe segnalato la propria insoddisfazione per la riluttanza a frenare la militanza lungo il confine cinese.

Ma chi c’è dietro l’ETIM?

Ad un mese dal terrificante attacco di al-Qaida al World Trade Center di New York e al Pentagono a Washington, il 21 ottobre 2001 i Capi di Stato e di Governo dei ventuno Paesi membri dell’Asian Pacific Economic Cooperation – tra i quali Bush per gli Stati Uniti, Jiang Zemin per la Repubblica Popolare Cinese, Putin per la Russia – si riunirono a Shanghai in un vertice urgente nel quale espressero ufficialmente l’impegno a combattere uniti il terrorismo transnazionale, convogliando in modo rivoluzionario le relazioni bilaterali e multilaterali verso una stretta cooperazione nell’ambito della sicurezza.

“Noi abbiamo condannato nel modo più duro l’attacco come un affronto alla pace, alla prosperità e alla sicurezza di tutti gli individui, di tutti le fedi, di ogni nazione. Noi ci impegniamo solennemente a rinforzare la nostra cooperazione con le Nazioni Unite e con le altre organizzazioni come l’APEC per mitigare l’impatto sulle nostre economie e per prevenire e arrestare futuri atti terroristici in ogni forma e in ogni luogo del mondo”.

All’indomani dello spaventoso attacco, il 12 settembre 2001, Jiang Zemin assicurò agli Stati Uniti il proprio appoggio e offrì la piena collaborazione della Cina nella lotta contro il terrorismo, confermando la decisione con la votazione delle Risoluzioni 1368 e 1373 in seno al Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite. La campagna cinese per annientare il terrorismo transnazionale di matrice islamica, tuttavia, si tradusse fin da subito in una battaglia nazionale per annichilire le forze del terrorismo islamico entro i confini interni, quello che dai primi attentati dinamitardi a Kashgar nel 1990 atterrisce lo Xinjiang. Il supporto cinese alla cooperazione multilaterale per la sicurezza internazionale si è riflesso, così, nell’appoggio e nell’impegno della comunità globale nella lotta contro i movimenti terroristici nazionali. Secondo le fonti di intelligence cinesi, nei campi di addestramento dei militanti terroristi in Afghanistan, dove al-Qaida si era trasferita negli anni Novanta, sono stati formati numerosi attivisti della causa separatista uigura.

È all’ETIM – un movimento estremista fondato da alcuni uiguri proprio in Afghanistan forse legato ad al-Qaida sotto il profilo finanziario e logistico in prospettiva della fondazione di un indipendente regime islamico del Turchestan orientale – che il governo cinese addebita la pianificazione e l’esecuzione degli atti terroristici nello Xinjiang. Si tratterebbe di almeno “200 attacchi terroristici tra il 1990 e il 2001 […] hanno fatto esplodere autobus, mercati e istituzioni governative; hanno assassinato ufficiali locali, leader musulmani, e civili; bruciato attività commerciali, provocando 160 morti e 440 feriti complessivamente”.

Liste ufficiali, liste nere

Il primo riferimento ufficiale all’ETIM comparve in un documento emanato dalla Missione permanente della Repubblica Popolare Cinese alle Nazioni Unite il 29 novembre del 2001, nel quale il gruppo islamico che reclama l’indipendenza del Turkestan Orientale viene definito “uno dei maggiori componenti della rete terroristica guidata da Osama bin Laden”, e il leader Hasan Mahsum si assicura “vive a Kabul protetto dai Talebani, che gli hanno addirittura emesso un passaporto. Fino al 2000 Osama bin Laden e i Talebani hanno fornito all’ETIM 300,000 dollari statunitensi in vari modi, e si sono incaricati di coprire tutte le spese delle attività dell’ETIM per l’anno 2001”.

Nel documento vennero elencate le più attive organizzazioni terroristiche facenti parte delle “forze del Turchestan orientale” quali:

a) Eastern Turkistan Islamic Resistance Movement
b) Eastern Turkistan Liberation Organization
c) Eastern Turkistan International Committee
d) United Comittee of Uyghurs’Organizations
e) Central Asian Uygur Hezbollah
f) Turkistan Party
g) Eastern Turkistan Islamic Movement
h) Eastern Turkistan Youth League

Nel settembre 2002 con l’Ordine Esecutivo 13224 del Dipartimento di Stato degli Stati Uniti, l’ETIM fu segnalato nella lista delle organizzazioni terroristiche legate ad al-Qaida. Dopo poco più di un mese, nell’ottobre 2002, furono invece le Nazioni Unite a dichiarare che “l’ETIM è un gruppo terroristico internazionale responsabile per alcuni crimini violenti commessi in territorio nazionale o extranazionale, così come ha affermato la Cina incluso l’attentato dinamitardo al consolato Cinese ad Istanbul, e gli assassini degli ufficiali cinesi a Bishkek, e degli ufficiali uiguri a Kashgar”.

Come confermato da una dichiarazione del Dipartimento del Tesoro statunitense, la designazione dell’ETIM quale organizzazione terroristica “fu richiesta dai governi dell’Afghanistan, del Kyrgyzstan, degli Stati Uniti e della Cina” nell’ambito della grande cooperazione antiterrorismo in Asia Centrale.

Dal canto suo, il governo di Pechino, seguite le valutazioni del Dipartimento Antiterrorismo del Ministero della Pubblica Sicurezza, il 15 dicembre 2003 emanò e diffuse per la prima volta nella storia del Paese una lista nera nella quale erano elencati le quattro organizzazioni terroristiche e gli unidici terroristi più pericolosi, promotori della causa indipendentista del Turchestan Orientale e strettamente vincolati ad al-Qaida.

Ai movimenti individuati (Eastern Turkistan Islamic Movement – ETIM, Eastern Turkistan Liberation Organization – ETLO, il World Uyghur Youth Congress -WUYC, l’ East Turkistan Information Center – ETIC) sono attribuiti gli attentati dinamitardi, gli incendi, gli avvelenamenti e gli assassini avvenuti nel dicembre e nel febbraio del 1999 ad Hotan e ad Urumqi, nella Regione Autonoma dello Xinjiang, e l’omicidio nel 2002 di Wang Jianping, il diplomatico cinese in Kirghizistan.

Il 17 novembre 2009 le Nazioni Unite ripubblicarono una lista consolidata di nomi e organizzazioni legate ad al-Qaida e ai Talebani, tra le quali rimane segnalato l’ETIM e i gruppi associati quali Eastern Turkistan Islamic Party, Eastern Turkistan Islamic Party of Allah, l’Islamic Party of Turkistan e il Djamaat Turkistan.

Zone d’ombra

Prima dell’11 settembre 2001 e perfino nelle settimane appena dopo l’attacco agli Stati Uniti non c’era notizia dell’esistenza dell’ETIM. Il rapporto sui gruppi terroristici e separatisti dello Xinjiang emanato dal Dipartimento di Stato statunitense in quello stesso anno non accenna mai all’ETIM. Il gruppo non viene mai nominato neppure nel rapporto che il Virtual Information Center di Honolulu il 28 settembre 2001 pubblicò sul separatismo uiguro nello Xinjiang, anzi in esso si trova affermato che “non c’è un singolo gruppo identificabile ma c’è una opposizione violenta coordinata e possibilmente condotta da gruppi in esilio e organizzazioni all’interno dello Xinjiang”.

Illustri analisti ed esperti studiosi della Regione Autonoma e del popolo uiguro, quali Gladney e Millward, sostengono anche che “gli stessi attivisti profondamente impegnati nella causa per un Turchestan Orientale indipendente, non avevano mai sentito dell’ETIM”. Millward ha dichiarato che “al momento, nessun gruppo uiguro rivendica atti militanti o terroristici in Cina o nei Paesi dell’Asia Centrale” e anzi, ricordando che tra il 1998 e il 2001 sono stati uccisi i leader uiguri in esilio nei Paesi centrasiatici come Eminjan Osmanov e Dilbirim Samsakova, avverte che “la concezione di una imminente minaccia terroristica nello Xinjiang o da parte dei gruppi uiguri è esagerata”.

Lo studioso Robert Sean della George Wahington University ha pubblicato nel marzo 2012 un’interessante saggio sulla guerra globale al terrorismo e la narrativa della minaccia terrorista uigura nello Xinjiang cinese, intitolandolo “Terrorismo immaginario?”. Attraverso ricerche accurate sul campo, le interviste agli uiguri ex detenuti a Guantanamo Bay e l’analisi delle fonti documentali, Sean ha scandagliato le zone d’ombra della designazione cinese e statunitense dell’ETIM nelle liste delle organizzazioni terroristiche più pericolose al mondo, partendo da alcuni semplici interrogativi: l’ETIM ha minacciato in passato e ora non esiste più? Qual è la sua base di appoggio e dove si trova? È in grado di operare e ha le risorse necessarie per farlo? Sferra i suoi sofisticati attacchi terroristici all’interno o al di fuori della Cina?

I detenuti uiguri di Guantanamo hanno dichiarato di non aver mai sentito parlare del gruppo, almeno fino a quando sono stati introdotti nei centri di detenzione, e hanno negato di appartenervi.

“La loro descrizione di questo “campo di addestramento” suggerisce che la loro formazione è scarsa e che non avevano praticamente nessuna risorsa per sostenere qualsiasi tipo di operazione militante. Infatti, la maggior parte dei detenuti non ha riconosciuto questo percorso come un “campo di addestramento”, e la maggioranza ha sostenuto di essere andato lì [Jalalabad, in Afghanistan] come rifugio temporaneo mentre cercavano un modo per arrivare in Turchia dove speravano di stabilirsi come rifugiati”. La sua ricerca ha dimostrato che “è molto difficile determinare la piena verità su questa organizzazione data l’inaffidabilità delle fonti che trattano dell’ETIM. L’intera premessa della ”guerra al terrore” della Cina è problematica perché non è chiaro se esiste per davvero una organizzazione militante uigura e anche se è in grado di compiere sostanziali e organizzati atti di terrorismo”.

Proiezioni nazionali sul limes nord-occidentale dello Xinjiang

Gli esuli uiguri, come Rebiya Kadeer, Presidente del World Uyghur Congress, dopo aver letto i sei nomi elencati sulla nuova lista-nera di Pechino esortano “la comunità internazionale a condannare l’uso opportunistico della guerra globale al terrorismo della Cina come una scusa per legittimare la repressione del dissenso uiguro e per violare sistematicamente i diritti umani del popolo uiguro”.

In effetti, la politica anti-terrorismo promossa dal governo cinese dal 2001 fino ad oggi ha ridotto notevolmente i margini delle garanzie e delle tutele dei diritti degli uiguri dello Xinjiang, allo scopo di assicurare all’intero Paese l’integrità, l’unità nazionale e la sicurezza dei confini. Quei confini che separano la Regione Autonoma dello Xinjiang dalle repubbliche centrasiatiche e rendono straordinariamente rilevante la sua dimensione geopolitica: un ponte eurasiatico irrinunciabile per la pianificazione strategica cinese e per le ambiziose mire sulle ricchezze energetiche del territorio e sui corridoi di accesso al mercato europeo.

* M. Dolores Cabras è Dottoressa in Relazioni Internazionali (Università di Firenze)

Fonti:

APEC 2001, Leaders’ Declaration of the Ninth Asia-Pacific Economic Cooperation (APEC)

R. Sean, Imaginary Terrorism? The Global War on Terror and the Narrative of the Uyghur Terrorist Threat

CHINA DAILY, Terror list with links to al-Qaeda unveiled, 16 December 2003

UNITED NATIONS, The Consolidated List established and maintained by the 1267 Committee with respect to Al-Qaida, Usama bin Laden, and the Taliban and other individuals, groups, undertakings, and entities associated with them, 17 November 2009.

D. C. GLADNEY, Dislocating China: Muslims, Minorities and Other Subaltern Subjects, Hong Kong 2004.

J. MILLWARD, Violent Separatism in Xinjiang: A Critical Assessment, Policy Studies, East-Wet Center Washington, Washington 2004.

US DEPARTMENT OF STATE – Office of the Coordinator for Counterterrorism, Country Reports on Terrorism 2004, April 2005.

US DEPARTMENT OF STATE – Office of International Information Programs, Treasury Department on Addition of ETIM to Terrorist List: Designation requestes by Afghanistan, Kyrgyzstan, U.S., China, 12 september 2002.

H. FLETCHER e J. BAJORIA, The East Turkestan Islamic Movement (ETIM), in Council of Foreign Relations, 31 July 2008.

PERMANENT MISSION OF THE PRC TO THE UN, Terrorist Activities Perpetrated by “Eastern Turkistan” Oranizations and Their Links with Osama bin Laden and the Taliban, 29 November 2001.


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