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L'igiene secondo la Purulla.

Da Mafalda1980 @mafalda1980
Astenersi deboli di stomaco.
Leggevo ieri, col sopracciglio alzato, un post su un gruppo mammesco di Facebook, a proposito della frequenza del lavaggio dei propri pargoli.
A casa nostra, dopo un inizio disastroso (Elisa, nei suoi primi otto mesi di vita ha subìto forse cinque bagnetti, visto che 1) era inverno e 2) anziché il rilassante rituale narrato da tutti i manuali sui neonati, sembrava che la stessimo scuoiando viva), il bagno si fa spesso e volentieri, ma non tutti i giorni.
Lei si lava da sola, preferibilmente: bidé, denti e faccia tutte le sere.
Il bidé per lei è gigantesco, e ammiro molto la sua forza di volontà per riuscire a stare in equilibrio da sola ("non mi reggere, ce la fo"). E ce la fa davvero.
Quando può stare a piedi nudi (molto poco, ora che fa freddo), mi regala i tesori che trova tra le dita.
Li ho chiamati così una volta, e da allora il ringraziamento con annessa annusata e faccia schifata sono d'obbligo.
D'altronde a lei i piedi puzzano anche quando sono appena lavati: alle puzze genetiche non c'è scampo.
All'asilo esortano i piccoli all'autonomia.
Questo implica farli andare in bagno da soli.
Questo implicherebbe insegnar loro a pulirsi a modino, cosa che forse è stata fatta ma non recepita: ieri sera ho provveduto a inventare una canzoncina per insegnarle a pulirsi correttamente e non rischiare migrazioni batteriche.
Questa settimana non è ancora andata all'asilo, perché si è presa un rhinovirus, nome molto più simpatico rispetto a raffreddore o influenza.
La sua classe è stata decimata: grazie al gruppo genitori su whatsapp, sono al corrente che ieri erano a scuola in 4 su 13.
Ok, non sto parlando più di igiene ma di salute, come una di quelle rubriche del Tg2 dopo pranzo, Igiene&Salute, Costume&Società, chissà se le fanno ancora.
Buoni tesori a tutti!

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