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L’orgoglio biancoverde

Creato il 10 giugno 2012 da Basketcaffe @basketcaffe

Essere dati per finiti ogni inizio di stagione, e sorprendere tutti alla fine della stessa. Questa, per cinque anni, è stata la sorte dei Boston Celtics versione Rivers-Garnett-Pierce-Allen-Rondo. Anche quest’anno l’orgoglio biancoverde è perdurato fino ad una gara 7 di Finale di Conference giocata con le unghie e con i denti fino alla fine, perchè se questi campioni dovevano dirsi addio, lo dovevano fare a modo loro. Non è bastata però la grinta vista in tutti questi playoff per battere nella partita decisiva i Big Three di Miami che hanno mostrato una voglia e una freschezza atletica superiore ai loro avversari in verde.

Ma cosa rimane di questa partita? Di certo una sconfitta che in pratica mette fine alla storia di questi Celtics, ma anche un’ennesima dimostrazione dell’orgoglio biancoverde, che da sempre accompagna questa franchigia. Ray Allen e Kevin Garnett sono in scadenza di contratto e non è certo rinnoveranno il loro contratto, anzi, “He Got Game” è stato messo sul mercato più volte negli ultimi anni e le sue caviglie non danno grandi sicurezze per i prossimi tempi; “The Revolution” invece ha giocato forse i migliori playoff della sua carriera per esperienza e completezza sulle due metà campo, guidando i compagni che spesso stavano per smarrirsi, prima contr Atlanta, poi con Philadelphia e infine con gli Heat. Per lui le strade più probabile sembrano essere il ritiro o la ri-firma con Boston, ma anche provare una nuova, ultima, esperienza con una contender per rincorrere il secondo titolo della sua carriera potrebbe essere vagliata.

Il lavoro del GM Danny Ainge non sarà per nulla facile questa estate, però le basi per ricostruire ci sono e si chiamano Rajon Rondo, chiaro punto di riferimento per il futuro dei Celtics e Paul Pierce, che nonostante i problemi alle ginocchia ha ancora un anno di contratto ed è pur sempre il capitano di questa franchigia. Spazio salariale poi ce n’è e si sa che spesso i free agent accettano di andare a giocare a Boston, non tanto per i soldi, ma quando per il Celtics Pride e per l’orgoglio che i biancoverdi mettono dentro ogni sfida.


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