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La città del bello perde pezzi

Creato il 09 gennaio 2012 da Firenze5stelle @firenze5stelle

 Art. 9 della Costituzione Italiana: La Repubblica promuove lo sviluppo della cultura e la ricerca scientifica e tecnica. Tutela il paesaggio e il patrimonio

Non è un caso che la cura del Patrimonio storico artistico sia compresa fra i primi 10 articoli della nostra Costituzione: fruire della cultura aiuta ad aprire la mente poiché essa è parte integrante della nostra storia e della nostra stessa vita. E’quindi giusto conoscerla, divulgare i suoi contenuti e salvarla da un lento ma inesorabile degrado prima che sia troppo tardi.

I Beni Culturali sono beni comuni come l’aria, il territorio, l’acqua e la salute ed è un nostro diritto tutelarli e proteggerli, spesso invece vengono usati come dei vessilli con cui foggiarsi ad uso e consumo. Solo in Italia la protezione del paesaggio è scritta nella Costituzione ed è in Italia che vigono le migliori leggi di tutela, eppure il nostro è il paese più infettato dall’incuria, dall´abusivismo edilizio e da un sistema di deroga costante che di fatto consente legalmente di costruire in modo selvaggio.

Citiamo a tal proposito il Libro di Salvatore Settis “Paesaggio Costituzione Cemento“, testo fondamentale che fotografa la situazione italiana dell’Urbanistica e della Tutela del Paesaggio.

IL CASO DI FIRENZE - La storia della colonna…

Giovedì 5 gennaio una pietra di circa 50 centimetri di diametro si è staccata dal capitello della colonna che sorregge la statua dell’Abbondanza in piazza della Repubblica, nel centro di Firenze. Chiamata anche Colonna della Dovizia, fu eretta nel 1431 con, alla sua sommità la statua della Dovizia di Donatello. Sul fusto erano fissati due ferri: uno, in alto per reggere una piccola campanaLa città del bello perde pezzi che suonava per indicare l´ora di apertura e chiusura dell’attività del mercato; l´altro in basso dove fu piombata una campanella con due catene con collare, utilizzata per esporre alla “gogna” i commercianti disonesti, i truffatori e i debitori insolventi. Nel 1721 la statua di Donatello, a causa degli agenti atmosferici, cadde a terra frantumandosi, fu sostituita l’anno seguente con un’altra simile, opera di G.B. Foggini.. nell’800 all’occasione del nuovo assetto urbanistico fu spostata. Nel 1956 il Comitato per l’estetica cittadina, grazie ai fondi dell’Azienda di Turismo, rimise la colonna al suo posto, facendo fare nell’occasione una copia della statua da Mario Moschi, mentre l’originale fu collocato nel Palazzo della Cassa di Risparmio di Firenze in Via dell’Oriuolo.

E’ stato solo un caso se non ci sono state vittime, visto che solitamente decine di persone si ritrovano e siedono sul suo basamento.

IL CASO DI FIRENZE - l’Amministrazione cittadina

Il Comune di Firenze, su richiesta del sindaco Matteo Renzi, aprirà un’indagine interna per capire cause e responsabilità di quanto avvenuto; infatti bisogna ricordare che il Sindaco è responsabile dell’incolumità dei cittadini, sopratutto quando il danno è stato causato dall’incuria di questo monumento di proprietà comunale.

In occasione della sua campagna elettorale il sindaco ha fatto della bellezza una delle sue priorità e ultimamente ha attribuito ben cinque punti alla cultura, quando presentò alla Leopolda le sue cento proposte per l’Italia : La funzione civile del belloRestituire ai cittadini di oggi l’arte del passato. Il patrimonio artistico diffuso nel Paese è un bene comune che ci unisce, sancito anche dall’articolo 9 della Costituzione…(cit. del N° 63.)

L’Amministrazione cittadina, grazie ad una intesa con la Soprintendenza, visto quanto accaduto, avvierà anche una verifica delle strutture analoghe in tutta la città.

Siamo tutti consapevoli che non sia possibile prevedere certi aventi ma prevenirli forse si, soprattutto considerando che in questi ultimi due anni ci sono state nevicate straordinarie e gelate che in concomitanza di infiltrazioni d’acqua piovana potrebbero essere state la causa delle lesioni che hanno portato al crollo. Inoltre i tecnici dovranno appurare se il basamento della statua, dopo il restauro, potrà reggere ancora il suo peso.

Purtroppo non è la prima volta che accadono eventi simili, sarebbe un vero peccato se la colonna dovesse essere spostata per motivi di sicurezza con lei andrebbe via un pezzo di storia ed un punto di aggregazione tradizionale per i fiorentini.

A questo punto sorge spontanea una domanda: non sarebbe opportuno acquisire una maggiore consapevolezza e intraprendere una campagna di prevenzione e manutenzione dei manufatti antichi della nostra città e del nostro Paese che stanno andando letteralmente a pezzi?

E’ noto che i costi dei restauri necessari a porre rimedio ad un simile danneggiamento, sono assai più onerosi delle manutenzioni.

E’ necessario quindi un radicale cambiamento di mentalità che porti ad ottenere una migliore salvaguardia delle opere con un effettivo risparmio di denaro pubblico.

Eppure Firenze vanta i migliori operatori del restauro tradizionale nel mondo e ospita la Scuola di Alta Formazione dell’Opificio Delle Pietre Dure, al cui esame d’accesso partecipano non solo aspiranti studenti italiani ma ragazzi provenienti dai più disparati paesi esteri.

E’ di pochi giorni fa la notizia che a causa della mancanza di concorsi interni non ci sarà il ricambio degli operatori del settore che andranno in pensione. Speriamo quindi che al più presto si trovi la giusta soluzione.

Sappiamo tutti molto bene che gli sponsor pagano più volentieri i restauri scoop, le ricerche sensazionali come quella dell’affresco della Battaglia di Leonardo Da Vinci, o quelle degne di un giallo alla Dan Brown, delle ossa della Gioconda, o le spettacolari e coreografiche collocazioni della copia del David di Michelangelo sullo sprone del Duomo.

Noi cittadini del MoVimento 5 stelle invece ci chiediamo se non sarebbe più ragionevole far loro comprendere la grande importanza di provvedere a mantenere in buono stato quello che già fortunatamente possediamo e anche finanziare la conservazione di opere meno note ma egualmente preziose.

IL CASO DI FIRENZE – altri casi preoccupanti

Passeggiando per la nostra città possiamo osservare facciate marmoree invase dalle “croste nere” che si formano principalmente in aree esposte all’inquinamento atmosferico, ne alterano la superficie con formazione di nuovi cristalli e creano forti tensioni determinandone in seguito il distacco

Abbiamo fotografato alcune zone del porticato laterale della chiesa di S.M. Novella …

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… e un particolare della facciata del Battistero

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Questo è lo spettacolo sotto gli occhi dei turisti che vengono a visitare la nostra città, e pagano una tassa di soggiorno che potrebbe in parte servire al decoro di Firenze. Non ultimo ne’ di minor peso il problema di alcuni vicoli attorno ai nostri monumenti, infestati da effluvi maleodoranti a causa dell’inciviltà di chi non cerca un bagno per i propri bisogni.

La cosa che più ci avvilisce è che i Beni Culturali vengono menzionati all’occasione di inaugurazioni esclusive oppure per tristi accadimenti come i continui tagli alla cultura, i crolli dei nostri monumenti, indagini diagnostiche eclatanti che, secondo il parere di voci autorevoli, forse potrebbero addirittura mettere a rischio le opere d’arte. Auspichiamo di guardare al nostro patrimonio artistico mettendosi in testa che essi, soprattutto se antichi, devono essere tutelati e monitorati sistematicamente.

Oltre il  CASO DI FIRENZE – il livello nazionale

Sono tristemente note a tutti le disdicevoli vicende del sito archeologico di Pompei colpito da un evidente degrado, ebbene esse sono solo la punta di un grande iceberg e una reale occasione per fotografare lo stato dei Beni Culturali italiani.

Riteniamo invece che sia necessario valutare e riconoscere l’importanza dell’enorme potenziale occupazionale e strategico del grande patrimonio culturale al fine di valorizzarlo e svilupparlo. Ad esempio Pompei ha attirato più di 2,3 milioni di visitatori nel 2010 con picchi di 20.000 presenze giornaliere. Eppure il sito è “a corto” di personale professionale, ci sono pochissimi addetti alla manutenzione e sono solo 23 le guardie presenti sul sito. I visitatori in gruppi si sfregano contro le pareti decorate, troppo spesso con i loro zaini o si appoggiano ad esse per scattare la foto migliore possibile, gli atti vandalici più gravi si sono verificati all’interno di case che risultano chiuse ai visitatori, a causa di una irrisoria efficacia degli sforzi per proibire l’accesso.

Recentemente L’Unesco ha chiesto alle autorità italiane di istituire un monitoraggio di controllo di Pompei, Ercolano e Torre Annunziata a partire dal 1° febbraio, congiuntamente ad una dichiarazione del «valore universale eccezionale» del sito. Un rapporto sulla «possibile’iscrizione dei beni nella lista del Patrimonio Mondiale in Pericolo» dovrà essere presentato entro febbraio 2013 .

Questo accade al nostro paese che non ha mai investito sui beni culturali, che ha varato un taglio senza precedenti di 2 miliardi e 100 milioni (2,8 mld dal 2008).

Non parliamo poi del Parco Archeologico della Valle dei Templi di Agrigento, sfigurato dall’incuria e dall’abusivismo edilizio delle zone circostanti ad esso.

Tutto il mondo culturale lamenta una situazione insostenibile: é storia recente la commovente protesta del 14 marzo 2011, quando durante la “prima” del Nabucco all’Opera di Roma, il messaggio dell’Unità d’Italia si è intrecciato all‘appello accorato contro i tagli alla cultura.

Il maestro Riccardo Muti, rivolgendosi al pubblico ha dichiarato il suo dissenso all’ennesima riduzione dei fondi: ”Non vorrei che Nabucco fosse il canto funebre della cultura e della musica”. Al momento del famoso coro del terzo atto,”Và pensiero” Muti, ha dichiarato che “la patria sì bella e perduta è la patria che perde la sua cultura a causa degli ignominiosi tagli del governo: allora cantiamolo insieme”.

Gli spettatori si sono alzati in piedi e hanno cantato insieme ai cento coristi rimasti sul palcoscenico e in contemporanea hanno lanciato dei volantini dal loggione rievocando lo storico gesto dei patrioti di cento cinquant’anni fa.

Il 14 giugno 2011 c’è stata anche l’occupazione del Teatro Valle di Roma da parte delle Lavoratrici e dei Lavoratori dello Spettacolo, cinema/teatro/danza, degli artisti /tecnici/operatori, stabili, precari e intermittenti che da tempo portano avanti le loro lotte contro i ripetuti attacchi al mondo dell’arte e del sapere, contro i tagli alla cultura e per il diritto alla sopravvivenza della necessità artistica, etica e civile del proprio lavoro.

Simili espressioni di grave preoccupazione sono state espresse anche dai lavoratori del nostro Teatro Comunale di Firenze i quali esposero striscioni di protesta contro i tagli al Ministero.

Il Maestro Zubin Mehta diresse un concerto gratuito cui parteciparono oltre 8000 persone.

L’arte è un messaggio universale che proviene dall’anima, unisce i popoli e non conosce barriere dovute a censo, cultura o razza ma come l’aria, l’acqua, il territorio e la salute è bene comune ed è per questo che sosteniamo che la sua trasmissione alle future generazioni vada rivendicata con forza .

SALVIAMO I NOSTRI BENI CULTURALI


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