Se c'è un ricordo della vita in Italia che ancora mi fa venire i brividi, è il periodo della dichiarazione dei redditi. Quando si apriva la campagna, iniziavo a svegliarmi con il pensiero dei documenti che dovevo collezionare prima di fare la dichiarazione. Obiettivo: farmi restituire il massimo legalmente possibile e ridurre così l'imposizione fiscale sul mio (povero) stipendio.
Purtroppo in Italia c'è poco da lottare, l'IRPEF è una mazzata, e per fortuna ho sempre avuto dei redditi da lavoro dipendente (un pensiero di incoraggiamento va agli amici che lavorano a partita IVA...). Però non c'era verso di uscire da uno scaglione di imposizione fiscale che si aggirava sul 30% annuo.
Facevo sempre la dichiarazione del reddito tramite il CAF locale, normalmente veniva un impiegato dell'agenzia direttamente in azienda. Ricordo i giorni precedenti l'appuntamento con il CAF: erano ore di fotocopie, costruzioni di collage con le ricevute del trasporto pubblico milanese (quando ancora si poteva scaricare), chiamate a mia madre perché mi inviasse la ricevuta dell'acquisto degli occhiali nuovi, rovistamento di cassetti per cercare la versione aggiornata del contratto d'affitto, ricerca di improbabili carte che potessero in qualche modo giustificare una deduzione anche piccola dalle tasse. Tutto questo ripetuto per 2, la mia dichiarazione e quella di lui (le gioie della comunione dei beni...).
Il giorno dell'appuntamento con il CAF arrivavo con un plico di opere d'arte degne di Hannah Höch, tipo questo
e orgogliosa lo sottoponevo alla revisione del diligente impiegato, che appuntava, calcolava, aggiungeva e sottraeva, faceva domande indiscrete sulla mia convivenza e le spese che avevo in comune con lui. Era un'ora di sudori freddi al pensiero che mancasse qualche pezzo di carta fondamentale. E normalmente un pezzo mancava, sempre. Ho avuto sempre un grande odio per la burocrazia, e le pile di carta mi stressano all'inverosimile. A volte ce la facevo, e spuntavo una seppur piccola consolante deduzione. Molte altre volte non mi spettava proprio un bel niente, oppure dovevo pagare la differenza di tasca mia - galeotti furono i miei ripetuti cambi di lavoro...
Tutto questo ha avuto fine quando sono venuta a vivere da questa parte del Mediterraneo. A fine marzo di ogni anno arriva una mail del tuo datore di lavoro che ti manda il certificato riassuntivo di quanto hai guadagnato nell'anno precedente e quante tasse hai pagato. A inizio aprile si apre la campagna per la dichiarazione dei redditi e si ha tempo fino a fine giugno per presentarla.
Inizi a sentire sempre più spesso la parola borrador: letteralmente significa bozza, ma indica il servizio tramite cui Hacienda (il nome colloquiale con cui ci si riferisce all'Agenzia delle Entrate spagnola) calcola la stima della nostra dichiarazione dei redditi basandosi sul tuo salario, le tasse pagate durante l'anno e le deduzioni come ipoteca, affitto, fondi pensione, per dirne alcuni.
Cosa bisogna fare, quindi? Qui arriva la prima sorpresa. , tenendo sotto mano il certificato riassuntivo che ti ha inviato il datore di lavoro, e una volta dentro il sito ti fai mandare le password per poter accedere al tuo Tutto si può fare completamente online. Entri nel sito di Haciendaborrador. È tutto automatico: davanti a te hai già la potenziale dichiarazione dei redditi compilata e con l'indicazione della tua situazione. Sei a debito o a credito quest'anno? In un colpo d'occhio lo puoi sapere. Questa prima stima si base sul solo calcolo entrate salariali vs imposizione fiscale (tasse + contributi), ma se sai di poter aver diritto a delle deduzioni fiscali, puoi modificare il borrador, sempre online e in modo abbastanza facile. Una volta che avrai fatto le tue modifiche, aggiungendo ad esempio l'ammontare del tuo affitto annuo, puoi confermare il borrador e avrai la situazione definitiva della tua posizione con l'Agenzia delle Entrate.
Dopo qualche giorno (quest'anno pare che stiano pagando nel giro di una settimana) ti arriverà un accredito sul tuo conto in banca, oppure altrettanto velocemente ti sconteranno la cifra nel caso in cui ti trovi in una posizione di debito.
Se non vuoi fare questa procedura online, puoi confermare il tuo borrador in banca oppure negli uffici dell'Agenzia delle Entrate. Io ho scelto quest'ultima opzione negli ultimi 2 anni. Per paura di sbagliare e di non scontare correttamente le mie deduzioni, ho preso appuntamento all'Agenzia delle Entrate. Puoi scegliere in quale ufficio andare e in che giorno e ora preferisci presentarti: naturalmente prima ti prenoti più scelta avrai. Quest'anno mi è andata bene e ho trovato posto la mattina in un ufficio non lontano da casa.
Quando entri in una delle sedi dell'Agenzia delle Entrate ti danno un numerino, come alle Poste, e quando accedi alla sala d'attesa la situazione è questa:
Da buon italiano, questa visione potrebbe ricordarti le mattinate buttate nella sala d'attesa del medico di famiglia o nell'ufficio postale del paesello il giorno in cui consegnano le pensioni. Dentro di te inizi a imprecare pensando che ti abbiano preso in giro con la storia dell'appuntamento, che era troppo bello per essere vero e guardi con scoraggiamento tutta questa gente seduta con il naso all'insù a guardare gli schermi appesi al soffitto.
Poi senti la voce che dall'altoparlante legge i numerini, sia in catalano che in spagnolo, e che indica a quale tavolo rivolgersi. La gente si alza veloce e sparisce in una sala adiacente. Poi chiamano il mio numero, 223 a la mesa 20. Sono le 10:02, il mio appuntamento era alle 10:00.
Davanti a te si staglia un corridoio lunghissimo e decine di scrivanie numerate, tipo questo:
L'impiegato dell'agenzia ha già davanti a se il tuo borrador, lo ha scaricato dal sito web, e ti chiede se vuoi confermarlo o aggiungere qualche documento. Gli do il mio contratto d'affitto e lui fa il calcolo. L'anno scorso, mia prima dichiarazione spagnola, mi restituirono l'ammontare di una mensilità di affitto. L'operazione dura nemmeno 5 minuti, alle 10:07 ho già finito, ma siccome gli devo essere stata simpatica, l'impiegato si prende la briga di spiegarmi che la mia azienda fa un buon calcolo delle ritenute IRPEF, e mi dice che se volessi avere delle deduzioni fiscali maggiori, potrei aprirmi un fondo pensione, illuminandomi anche sui pro e i contro di questa scelta. Una mini consulenza fiscale, gratis, e pure data con simpatia.
Tutto lo stress delle fotocopie, delle scartoffie, della calcolatrice del CAF e delle attese per avere indietro quello che ti spetta, è un lontano ricordo.
Ah, un dettaglio non trascurabile per rispondere a chi mi chiede: ma quanto si paga di tasse in Spagna? Il simpatico ragazzo di Hacienda mi ha detto che nel 2014 ho pagato il 19% di IRPEF sul mio stipendio.
Alla faccia dei trentaequalcosa della mia vecchia vita.