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Stavolta non servono nemmeno aerei e carri armati, anche se di quelli ne hanno venduti ai malcapitati "alleati" ellenici in gran quantità, ma basta una compagnia di severi funzionari del fisco per conquistare la Patria di Omero e Pericle.
Il Parlamento tedesco ha approvato l'invio degli ispettori del fisco in Grecia dopo una discussione che dicono molto lunga e aspra, ma che alla fine si è risolta con un voto positivo per l'operazione ottenuto con larga maggioranza, a testimoniare che in fondo erano tutti convinti che quei pasticcioni di Greci hanno bisogno di essere guidati da chi se n'è intende, se non sono capaci di far pagare le tasse come si deve.
Non importa se questo significa che uno dei paesi membri dell'Unione Europea perda un altro pezzo di sovranità nazionale, per conferirla poi ad un altro membro invece che all'autorità centrale, e che i cittadini greci vedono quest'ennesima ingerenza teutonica come una vera e propria invasione, tanto da rafforzare nell'opinione pubblica il parallelo tra l'attuale situazione con l'invasione nazista del 1941, almeno così pare pensarla il 70% della popolazione.
Nella stessa Germania c'è chi pensa, come il che i toni usati nel proprio paese e le ingerenze così conclamate non aiutano molto a far accettare ai Greci l'"aiuto" del potente alleato e aumentano invece il rischio di creare un clima sempre più ostile verso quello che ormai sempre più spesso viene definito il IV Reich.
In Italia invece c'è chi ha accolto la spedizione dei 160 "volontari" del fisco tedesco in Grecia come una specie di operazione di solidarietà, come quelle volte a soccorrere un popolo colpito da una catastrofe naturale e quasi sembra augurarsi che il Parlamento tedesco prenda un'analoga decisione riguardo l'Italia.
Del resto l'attenzione posta del premier Monti sul problema dell'evasione fiscale, intervenendo più volte per affermare che: "se pagheremo tutti pagheremo tutti di meno" dimostra come la sua risoluzione deve essere stata discussa in sede europea e che siano stati dati delle indicazioni precise ai vari governi nazionali.
Naturalmente è indiscutibile che il recupero dell 'evasione fiscale farebbe progredire non poco il risanamento dei conti pubblici, ma è pur vero che, accanto a tanti che si arricchiscono ingiustamente, moltissimi riescono a sbarcare il lunario soltanto grazie proprio alla possibilità di non dichiarare parte del proprio reddito. Il recupero indiscriminato dell'evasione si potrebbe pertanto ripercuotere sull'economia nazionale come un nuovo fattore di recessione, aggravando, invece di risanare, il quadro generale (il nostro è il paese in Europa che ha i più alti costi produttivi. Basti pensare che la benzina corre ormai verso i 2 euro al litro).
Certo non sarebbe così se il governo riuscisse a recuperare le enormi disponibilità finanziarie che grandi industriali e finanzieri hanno esportato all'estero, ma per una qualche strana ragione su quelle c'è sempre una certa cautela ad intervenire (basti pensare al miliardo e mezzo di euro esportato dall'Avvocato Agnelli). Tutto fa quindi pensare che i prossimi interventi del governo e del suo braccio armato, l'agenzia delle entrate, saranno niente altro che la riedizione dei blitz sugli scontrini rilasciati da bar ristoranti e negozi vari già visti in questi giorni, quando sarebbe ora di arrivare ad una grande riforma fiscale che semplifichi le modalità del pagamento delle imposte e le renda più chiare e trasparenti, per arrivare infine ad una effettiva riduzione del carico fiscale.
Solo una diminuzione del carico fiscale potrebbe infatti far emergere dall'illegalità migliaia di attività economiche, che il più delle volte rimangono nell'ombra semplicemente perché le tasse proprio non possono permettersele di pagarle.
La riduzione delle aliquote fiscali sarebbe facilmente compensata dalla riduzione della spesa pubblica, almeno nelle parte che riguarda gli enormi sprechi che quasi quotidianamente la stampa nazionale porta agli onori della cronaca, come per esempio il fiume di denaro che gli enti pubblici destinano ogni anno a consulenze e prestazioni professionali esterne inutili e assegnate solo per compiacere il potere politico o per amicizie personali.
Un altro tema questo sul quale, nonostante le altisonanti affermazioni sui principi della meritocrazia fatti dagli esponenti di questo sobrio governo tecnico, i ministri sembrano in difficoltà, se tra loro stessi non è raro trovare persone beneficiate immeritatamente da carriere e prebende poco cristalline e a volte in modo anche imbarazzante.
Ci piacerebbe allora che dalla Germania, in un prossimo futuro, non scendessero "volontari del fisco", quanto invece un agguerrito reggimento di funzionari statali con il compito di riformare radicalmente la macchina della pubblica amministrazione, a cominciare da quella dei palazzi del potere.
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