Un anno fa, il 10 agosto 2012, si consumò una trade che poteva (e doveva) essere epocale: quattro squadre, undici giocatori coinvolti, ma soprattutto il cambio di casacca di tre All Star. Il riferimento è ovviamente allo scambio che portò Dwight Howard ai Lakers, Andre Iguodala ai Nuggets ed Andrew Bynum ai Sixers. In comune questi ragazzi avevano almeno una convocazione alla partita delle stelle, il contratto in scadenza e la possibilità di diventare il nuovo volto della franchigia; dodici mesi dopo non è una forzatura annoverare questa operazione tra le peggiori di sempre. Nel complesso Howard ($ 19,536,360), Iguodala ($ 14,968,250) e Bynum ($16,889,000) hanno spostato più di 50 milioni di dollari, con risultati davvero modesti, sia dal punto di vista personale che da quello dei risultati di squadra.
Andre Iguodala, arrivato a Denver come l’uomo del salto di qualità, ha giocato una stagione soltanto mediocre, che ha convinto il nuovo Gm dei Nuggets Tim Connelly a non prolungare l’accordo con l’ex Sixers. Il cambio a livello di staff dirigenziale e tecnico (fuori George Karl, dentro Brian Shaw) ha sicuramente favorito questa mini rivoluzione, ma nel complesso l’esperimento AI è stato senza dubbio negativo, soprattutto perchè ha portato al sacrificio di talenti come Harrington e Afflalo (mandato agli Orlando Magic), oltre a due scelte al Draft. Via sign-and-trade almeno Connelly è riuscito a ricavare qualcosa dall’addio di Iguo, portando in Colorado un giocatore solido come Randy Foye.
Non hanno invece ricevuto nulla in cambio i Lakers, che dopo aver scambiato tutto il supporting cast, scelte al Draft ed il proprio centro titolare per portare Dwight Howard a Los Angeles, si sono ritrovati con un pugno di mosche in mano. Superman, arrivato in California come simbolo del futuro della squadra più titolata della storia della Western Conference, ha fatto le valige al termine del suo contratto firmato ai tempi dei Magic, preferendo l’approdo negli emergenti Houston Rockets. La situazione nello spogliatoio gialloviola non è mai stata chiara: la leadership di Bryant, mai in dubbio per il resto del mondo Lakers, era mal sopportata dal tre volte miglior difensore della Lega, che poi non ha mai trovato la giusta intesa tecnica con il compagno di reparto Gasol e soprattutto con coach D’Antoni. Per la squadra nobile della Città degli Angeli si profila una stagione difficile, ma attenzione, l’addio di Howard porta ad una delle situazioni più pericolose della NBA: i Lakers con spazio salariale! Nel 2014-15 infatti Mitch Kupchak dovrà gestire appena 12 milioni di monte salari…
Addirittura grottesco il cammeo di Bynum con i 76ers. Presentato in pompa magna, il giovane centro da Saint Joseph High School non ha giocato nemmeno una partita in maglia Philadelphia, rubando quasi 17 milioni di dollari per guardare 82 partite da bordo campo. Clamoroso l’aggravarsi del suo infortunio dopo una partita a bowling con gli amici, nota agghiacciante (quasi come la pettinatura sfoggiata all’All Star Game) di una stagione buttata nel cestino. Pensare che Phila per arrivare a Bynum ha smantellato un gruppo abituato a raggiungere la post season, e lasciato andare giocatori che si sono poi ritagliati un discreto ruolo nella NBA come Harkless e soprattutto Nikola Vucevic, non fa altro che aggravare la decisione di Tony Di Leo, divenuto GM della franchigia proprio poche settimane prima della mega trade. “Errare humanum est, perseverare autem diabolicum” disse Sant’Agostino, così Di Leo ha deciso di lasciare libero Bynum, accasatosi ai Cavs con un contratto solo parzialmente garantito.
Come sempre non tutto è chiaro fin da subito: uno scambio che sembrava poter spostare gli equilibri della NBA dei successivi cinque anni, si è rivelato un clamoroso bust. Alla fine, dopo un anno, si può dire che gli unici ad aver veramente guadagnato qualcosa quel famoso 10 agosto 2012 sono stati i Magic, “perculeggiati” all’epoca, ma almeno con una base da cui ripartire oggi.