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la scoperta dell’america

Da Paride

La giovane Elvira ha 13 anni quando Umberto, un ventiquattrenne con alle spalle tre anni di riformatorio, un giorno di primavera la prende con sé e la porta nel sottotetto di un palazzo del Prenestino. E’ proprio il palazzo di fronte al quale abita Elvira, ma Umberto non lo sa e non gliene importa nemmeno. Elvira ha delle tette bellissime e lui ha una voglia matta di scoparsela. Elvira l’ha visto così alto, riccio, il dopobarba intenso quasi acido, che gli scava nelle narici e una giacca di pelle che sa di un posto che lei non vedrà mai perché esiste solo al cinematografo. Umberto le domanda se ha voglia di fumare e lei dice di sì. Non sta proprio pensando ad altro, anche se un calore incredibile al petto le parla in una lingua che non ha mai sentito, ma siccome tutti fumano – al bar, al cinema, sull’autobus, a scuola, a casa, i nonni, gli zii e i genitori – le sembra la cosa più naturale del mondo. E’ il 1957. Umberto conosce il sottotetto di quell’altro palazzo là, proprio quello che Elvira può vedere dalla finestra della cucina ed effettivamente c’è questo piano in più che lui le mostra col dito. Sopra le finestre dell’ultimo piano ci sono delle altre finestre, più piccole, proprio sopra la grondaia e tra le tegole del tetto ci sono pure gli abbaini.
“So’ delle soffitte, m’hai capito? Ce stanno delle sale perché le soffitte dentro non so’ finite. ‘Na vorta c’ho pure dormito là sotto, per un po’. Faceva un caldo che sse moriva. Era ‘state, non era la primavera ccosì bella che ce sta mò! Li senti i profumi della primavera?”
Elvira risponde di sì, anche se gli unici profumi che sentiva erano quelli della trielina della lavanderia, il cuoio bruciato della conceria e la benzina degli scarichi dei motori. L’unica primavera poteva essere il suo odore, perché quando pensava ai fiori le venivano in mente solo i morti e il camposanto. Mica c’erano prati là intorno. Le viene il dubbio del perché dovevano salire lassù e stare chiusi a fumare quando la primavera era là fuori e tutti ci fumavano. Umberto le dice una cosa, anche se Elvira non ha aperto bocca e lui di certo non le ha letto nel pensiero, ma soltanto per convincerla ancora di più.
“Ce ne stiamo boni boni per un po’ e nessuno ce rompe li cojioni. Ce vediamo pure il tramonto così”
A quello Elvira ci poteva credere. Perché no? C’era tanto di quel rumore in cortile. All’idea di stare in un posto silenzioso con quell’odore di pelle che non avrebbe sentito da nessun’altra parte si sente meglio. E poi Umberto le piace. Non era stata una frase nel suo cervello o un pensiero che avesse la capacità di spiegare una sua predisposizione o un insieme di sensazioni. Era un modus interno e basta. Andava perché ci voleva andare. Non era il momento che anche lei iniziasse a fumare? Stava per finire la scuola. La madre l’avrebbe portata presto a lavorare con sé. A raccogliere frutta e pomodori per tutta l’estate e poi in autunno a fare le pulizie negli appartamenti. Era diventata una donna da poche settimane e anche se non le era mai passata per la mente una qualche forma di desiderio alcune sue compagne le avevano parlato delle cose che si facevano tra maschi e femmine. Soltanto non aveva mai avuto il coraggio di chiedere perché l’uomo doveva introdursi dentro una donna per quei buchi da cui normalmente uscivano altre cose. Questa proprio non la capiva, ma aveva deciso di rimanere zitta per non essere presa per stupida. Come era invece successo quella volta che non aveva capito la differenza tra Stati Uniti e America. Se tutti dicevano che andavano in America perché avrebbe dovuto pensare che andassero negli Stati Uniti? E quindi se dai buchi che aveva uscivano cose, allora perché l’uomo doveva metterci dentro qualcos’altro?
Aveva ascoltato attentamente il maestro che urlando le aveva spiegato degli Stati Uniti, bacchettando prima sul dorso delle sue mani e poi sulla cartina geografica: adesso aveva ben in mente che Washington è la capitale degli Stati Uniti e che dunque New York non è la capitale degli Stati Uniti e men che meno dell’America.
Umberto dopo due sigarette mostra a Elvira come fanno gli uomini a introdurre cose da dove ne escono altre. Lo fa contro la sua volontà, ma a Elvira non sembra che ci sia nulla di male e segretamente lo ringrazia e sa che si lascerà portare altre volte sotto la tettoia. Infatti Elvira col tempo viene a conoscenza non solo dell’organo maschile e del piacere che può darle, ma anche dell’organo femminile che è sempre stato là. E’ che le sembrava che prima non ci fosse perché la madre, ad una domanda sulle sue cose, le aveva risposto che il sangue veniva dalla stessa parte: da dove doveva venire? E Elvira aveva pensato che venisse dalla stessa parte da dove arrivava la pipì e di quell’altro organo, che piano piano imparò persino a muovere, non se ne era mai resa conto prima di incontrare Umberto. Insomma, aveva fatto la scoperta dell’America.


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