Nasci a Novosibirsk il 15 gennaio 1985, nel Distretto Federale Siberiano dove la temperatura media annuale è di 0.2 °C quindi non proprio adatta alle scampagnate o agli sport che si disputano all’aperto; già il fatto di resistere senza suicidarsi penso sia un’impresa titanica, perchè a quelle temperature (a gennaio la media è -18.8 °C!) più che vivere puoi solo cercare di sopravvivere. Trovare un hobby e un divertimento da svolgere al chiuso, magari dentro una palestra, diventa obbligatorio.
Se oltre a questo arrivi a crescere tanto, fino a 226 cm, diciamo che sei quasi costretto a scegliere di giocare a basket: Podkolzin cresce nel Lokomotiv Novosibirsk dove svolge tutta la trafila delle squadre giovanili fino alla grande chiamata che arriva dall’Italia, da Varese gemellata con la squadra siberiana, grandissima opportunità ad appena 17 anni tanto che Pavel interrompe anche gli studi per non perdere il treno. In serie A però è dura, molto diverso dal campionato russo di quegli anni (un bel po’ diverso da quello attuale dove le squadre hanno svariati milioni di Euro da spendere sul mercato e per gli ingaggi); alla terza partita, contro Cantù, mette a referto 17 punti e 10 rimbalzi in 12 minuti, cifre pazzesche che però non ripeterà più, ma il suo intento è quello di cresce e lavorare non quello di giocare, parole sue.
Torna in Russia, ci prova il Khimki ma non va bene neanche lì, solo 8 partite, si deve operare per una malformazione, un tumore al cervello che continua a far ingrandire il suo corpo e che gli mette in pericolo anche la vita. A questo punto non si tratta più di trovare una squadra che ti dà la possibilità di giocare a basket, non c’entra più il divertimento, la questione ora è maledettamente seria e non si tratta di sopravvivere nella gelida Novosibirsk ma proprio di vivere!
L’operazione riesce, Podkolzin guarisce, sta bene, e torna anche a giocare, quasi subito in realtà, con il suo Lokomotiv Novosibirsk per tre anni in seconda serie russa; ma ora la svolta, o meglio la nuova svolta della sua vita perchè arriva un contratto biennale con il Nizhny Novgorod che milita nella SuperLiga russa, significa tornare nel basket che conta, a soli 25 anni e quindi con ancora gran parte della carriera davanti. Il treno buono, quello che porta negli States ormai è passato, non è detto che non possa tornare ma rimane molto difficile, una chiamata da un top team europeo, però, non è proprio una possibilità così remota, di sicuro in questi due anni a Novgorod, Pavel dovrà ricominciare tutto da zero come se fosse tornato di colpo il diciasettenne arrivato a Varese per farsi conoscere dal mondo.
Noi facciamo il tifo per lui, perchè le belle storie devono avere per forza anche un lieto fine…e chissà, magari lo potremo anche vedere dal vivo in un palazzetto vicino a casa nostra.