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La tregua caramella

Creato il 18 dicembre 2011 da Baraem
Pubblicato giovedì, 24 novembre 2011 su ilmioegitto.splinder.comDopo la prima timida tregua di poche ore chiamata dai studenti dell’Universita’ islamica dell’Azhar, oggi sembra che le armi abbiano smesso di torturare il Popolo dei manifestanti.
Ieri in tardi pomeriggio infatti, dopo l’appello dell’Imam El Tayeb, che pregava le parti di smettere e chiedeva alle forze dell’ordine di abbassare le armi dai petti dei loro fratelli egiziani, una folla di studenti islamici si e’ riversata in Piazza Tahrir e in Via Mohammed Mahmoud, sede del Ministero degli Interni e punto caldo degli scontri.
I studenti si sono messi tra la gente e le forze dell’ordine pregando entrambi di finirla con le violenze e ricordando ai ragazzi che la manifestazione e’ a Piazza Tahrir e li’ deve essere.

Dopo una breve pausa, in serata pero’ sono ricominciati i violenti scontri.
Stamani sembra invece essere arrivati ad un punto di incontro. Le Forze Armate si sono “scusate” con il Popolo con un messaggio televisivo e su  Facebook e, dicono, rilasceranno i detenuti politici.
Questa decisione, tra il Comitato dei Rivoluzionari e le Forze Armate, porta un po’ di pace sulle strade di Tahrir.
Le Forze Armate hanno promesso di punire chi ha usato violenza e, dicono, le date delle elezioni rimangono invariate.
Queste le notizie ufficiali.
Passiamo invece alle conisiderazioni personali.

Le Forze Armate hanno provocato una profonda spaccatura nel Popolo egiziano.
Moltissima gente, esasperata e stanca dalle continue manifestazioni, non ha approvato neanche una delle parole dei manifestanti in piazza questi giorni.
Tante persone non vedono solamente l’ora che arrivino le elezioni parlamentari cosi' che un raggio di normalita’ e stabilita' illumini nuovamente il Paese.
L’altra parte del Popolo invece no, vuole continuare a stare in Piazza finche’ Tantawi lasci il commando e l’Egitto diventi un  Paese civile e non militare.
Attaccando i manifestanti, lo scorso sabato, le forze Armate hanno alzato nuovamente le polveri di una Rivoluzione, riaccendendo le menti delle persone che ad essa hanno sempre preferito la stabilita’.
In questi giorni, nella Radio locale, in Tv e per la strada, tantissime le persone che urlavano contro I manifestanti e non contro l’esercito.
Ed era questo a cui si mirava.
Ora, dopo il discorso caramella delle scuse e delle promesse, una parte del Popolo sorridera’ soddisfatta della “normalita’ “ riacquistata, l’altra meta’ continuera' a stare in Piazza, magari nelle aiuole, come prevedono le leggi di manifestazione.

Ma di quelli che hanno perso la vita, ne vogliamo parlare?
E di quelli che hanno perso gli occhi e la vista?
Delle taglie appese sui colli degli agenti di polizia ripresi nei video su Youtube, della gente costretta a farsi giustizia da sola, delle madri che non abbracceranno piu’ i propri figli..di tutto questo, ma chi cavolo ne parla?? Chi ridara’ al Popolo il sangue versato?
Le Forze armate hanno tolto l’ossigeno e la liberta’ ad ogni egiziano, volente e nolente, in questi giorni.
La piu’ giovane vittima degli scontri e’ un bimbo di soli 9 mesi, che si trovava in 3 strade parallele ad un corteo nella cittadina di Tanta, ed e’ deceduto a causa della grave intossicazione dei gas lanciati sulla folla.
La polizia ordinaria e militare ha provocato ad oggi piu’ di 4000 feriti e piu’ di 60 vittime (nonostante i numeri ufficiali parlino ancora di sole 35 vittime).
Queste armi, da guerra, sono chiamate gas CR, vietati categoricamente dalla Convenzione di Ginevra.
L’uso di questi gas, cancerogeni ed estremamente tossici, su semplici civili che nel massimo della loro aggressivita’ lanciano sassi e’ non solo deplorevole, ma in nessun modo giustificabile.
Tantawi e’ pertanto da considerare un Criminale di Guerra e dovra’ pagare per le morti provocate in Piazza, non solo al Cairo, ma in tutte le citta’ egiziane dove si sono svolti gli scontri e le manifestazioni.
Io sono profondamente schifata, stanca e delusa. La vita umana ha un prezzo SEMPRE.
Che Dio maledica Tantawi per l’eternita’.


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