Dopo il sì della Consulta, che ha determinato la possibilità di accedere all’eterologa in Italia, molte coppie sono ancora confuse in merito alle tappe da seguire per la fecondazione assistita eterologa: ecco alcuni punti salienti, per procedere con la procreazione medicalmente assistita in Italia.
Da quando, il 9 aprile 2014, la Corte Costituzionale ha smantellato la Legge 40/2004 – secondo cui la fecondazione assistita eterologa in Italia era vietata – sono state apportate alcune novità in merito alla fecondazione artificiale: seppur a rilento, le istituzioni si sono mosse per consentire alle coppie infertili di procedere con la procreazione medicalmente assistita in Italia, offrendo delle garanzie in merito.
La procreazione medicalmente assistita è entrata a far parte dei Lea, Livelli essenziali di assistenza: ciò significa che, come proposto dal Ministro della Salute Beatrice Lorenzin, le procedure di procreazione assistita sono state incluse nella lista di procedure mediche considerate a carico del sistema sanitario nazionale.
Nonostante molti passi in avanti, vi sono tuttavia ancora dei punti di confusione per le coppie alla ricerca di un figlio: vediamo, quindi, quali sono le tappe da seguire, oggi, per la fecondazione assistita eterologa in Italia.
- Verifica del possesso di requisiti. Ovviamente, per poter accedere alle procedure di fecondazione assistita è necessario essere in possesso di alcuni requisiti: possono chiedere la fecondazione eterologa le coppie infertili, la cui infertilità sia stata accertata da un certificato medico. Inoltre, la donna non deve superare i 43 anni di età.
- Richiesta alle strutture: la coppia che decide di andare avanti con la fecondazione assistita deve rivolgersi a delle strutture, che procederanno con i dovuti controlli e creeranno una scheda fenotipica, in cui sono indicati i dettagli del loro fenotipo (gruppo sanguigno, colore della pelle, ecc.)
- Reperimento dei gameti: questo è un punto ancora problematico, perché nel nostro paese si sta verificando una carenza di gameti, che sta spingendo molti centri al loro reperimento all’estero. Tuttavia, questa strada è un po’ confusa: secondo una circolare del Centro nazionale trapianti (Cnt), «le importazioni» di gameti «sono state effettuate in non completa aderenza» alla legge.