Non basta essere artisti, bisogna anche essere imprenditori di se stessi. Questo è il messaggio che emerge dal gesto che, negli anni Ottanta, fece di Damien Hirst l’astro nascente dell’arte contemporanea. Nel 1988, infatti, l’artista inglese organizzò una mostra ai Dock Offices di Londra, intitolata Freeze, coinvolgendo i vecchi compagni di studi del Goldsmiths College of Art; ossia, coloro che nel giro di qualche anno sarebbero divenuti le cosiddette BritArt Stars. L’obiettivo della mostra era molto semplice: riunire sotto un’unica bandiera, tutti quegli artisti, scultori, pittori, e fotografi che erano accomunati da una naturale inclinazione alla trasgressione e alla sperimentazione.
Questa audace proposta espositiva – o meglio, quest’abile operazione commerciale – fu per l’appunto consacrata dal guru della pubblicità Charles Saatchi, che arrivò a vendere la sua collezione di Arte americana per investire tempo e denaro in questa nuova generazione di artisti.
Ripercorrendo le sue parole, “non è che Freeze fosse particolarmente bella. La maggior parte delle opere era niente di che e Hirst stesso non aveva fatto niente di più che un ammasso di piccole scatole di cartone, posto in alto su una parete. Ciò che davvero spiccava era la frontatezza di tutto questo”.
Dal 1992 il magnate della pubblicità organizzò una serie di mostre, tra cui la più degna di nota fu senz’altro Sensation alla Royal Accademy di Londra (1997). Dagli animali sezionati di Damien Hirst, agli agglomerati osceni di Sarah Lucas, dalle sculture blasfeme di Chris Ofili, alle installazioni indisponenti di Tracey Emin: le opere in mostra spiccavano per la loro sfacciataggine, l’ironia secca e lo spirito decadente. Parola d’ordine: provocare a tutti i costi. Gallerie, fiere e musei, ma anche media e agenzie pubblicitarie, non fecero altro che concentrare l’attenzione del pubblico su un nuovo concetto di arte che faceva della ricerca incessante della trasgressione la sua ragione d’essere. Non vi era più alcuna vera sfida, ma solo il mero tentativo di intentare alla morale e al buon senso comune.
I media inciarono a trattare gli artisti come se fossero delle star e ne scaturì il dibattito che sussiste ancora oggi sulla moralità e sul ruolo dell’arte contemporanea. Per il decennio in cui questi Brit Artists cavalcarono quest’onda, gli unici motori creativi furono scandalo e celebrità. Le loro quotazioni salirono alle stelle, basti pensare che nel 2007 Damien Hirst ha venduto animali immersi in formaldeide, enormi collage di farfalle, a decine di milioni di euro. Ironia del destino, proprio il giorno in cui Lehman Brothers è fallita. “L’aspetto commerciale è importante”, ha precisato l’artista. A questo punto direi, fondamentale.