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Lega : cota presidente piemontese dei falsari

Creato il 01 luglio 2011 da Andrea21948

Scacco matto a Roberto Cota. Il Tribunale di Torino ha condannato il consigliere regionale Michele Giovine a due anni e otto mesi di reclusione per aver falsificato le firme della lista "Pensionati per Cota" alle ultime elezioni regionali. Due anni e due mesi sono invece stati inflitti a suo padre, Carlo Giovine. Il giudice Alessandro Santangelo ha anche disposto che i due imputati paghino provvisionali per 70 mila euro: 20 mila per l'ex presidente Mercedes Bresso, 10 mila ciascuno per i Verdi e i Radicali, 12 mila a testa per Francesco Romanin, rappresentante della lista "Insieme per Bresso", e Staunovo Polacco della lista "Pensionati per Bresso", oltre alle spese processuali.

 

Questo primo grado di giudizio rappresenta un vero e proprio terremoto per la politica piemontese, vista l'ovvia valutazione che ne consegue: la lista presentata da Giovine, eletto in Consiglio regionale con 27 mila preferenze, è risultata infatti decisiva per l'affermazione dell'attuale governatore Roberto Cota sulla presidente uscente Mercedes Bresso. In altri termini, al netto dei voti dei "Pensionati per Cota" – che ora anche per la giustizia italiana non avrebbero dovuto partecipare alla corsa elettorale – alle ultime Regionali ha vinto proprio Bresso. «Si è accertato che le elezioni sono state falsate – ha commentato a caldo l'ex presidente – visto che la lista in questione è stata determinante per il risultato delle ultime regionali. Mi auguro che l'intero procedimento giudiziario faccia coincidere il diritto con la realtà politica». Già, la realtà politica. La sentenza del Tribunale mette ora all'angolo Roberto Cota, il cui ruolo istituzionale risulta da oggi evidentemente delegittimato. «È un primo passo verso la legalità – osserva Bruno Mellano, della segreteria nazionale dei Radicali Italiani – Se salta la lista Giovine, salta anche Cota». Gli fa eco anche il leader dei Verdi Angelo Bonelli: «Se Cota vuole bene al Piemonte, dovrebbe dimettersi».

 

Nella realtà dei fatti, essendo questo solo la sentenza di primo grado, Cota può restare al suo posto. Almeno per ora.

Scacco matto a Roberto Cota. Il Tribunale di Torino ha condannato il consigliere regionale Michele Giovine a due anni e otto mesi di reclusione per aver falsificato le firme della lista "Pensionati per Cota" alle ultime elezioni regionali. Due anni e due mesi sono invece stati inflitti a suo padre, Carlo Giovine. Il giudice Alessandro Santangelo ha anche disposto che i due imputati paghino provvisionali per 70 mila euro: 20 mila per l'ex presidente Mercedes Bresso, 10 mila ciascuno per i Verdi e i Radicali, 12 mila a testa per Francesco Romanin, rappresentante della lista "Insieme per Bresso", e Staunovo Polacco della lista "Pensionati per Bresso", oltre alle spese processuali.

 

Questo primo grado di giudizio rappresenta un vero e proprio terremoto per la politica piemontese, vista l'ovvia valutazione che ne consegue: la lista presentata da Giovine, eletto in Consiglio regionale con 27 mila preferenze, è risultata infatti decisiva per l'affermazione dell'attuale governatore Roberto Cota sulla presidente uscente Mercedes Bresso. In altri termini, al netto dei voti dei "Pensionati per Cota" – che ora anche per la giustizia italiana non avrebbero dovuto partecipare alla corsa elettorale – alle ultime Regionali ha vinto proprio Bresso. «Si è accertato che le elezioni sono state falsate – ha commentato a caldo l'ex presidente – visto che la lista in questione è stata determinante per il risultato delle ultime regionali. Mi auguro che l'intero procedimento giudiziario faccia coincidere il diritto con la realtà politica». Già, la realtà politica. La sentenza del Tribunale mette ora all'angolo Roberto Cota, il cui ruolo istituzionale risulta da oggi evidentemente delegittimato. «È un primo passo verso la legalità – osserva Bruno Mellano, della segreteria nazionale dei Radicali Italiani – Se salta la lista Giovine, salta anche Cota». Gli fa eco anche il leader dei Verdi Angelo Bonelli: «Se Cota vuole bene al Piemonte, dovrebbe dimettersi».

 

Nella realtà dei fatti, essendo questo solo la sentenza di primo grado, Cota può restare al suo posto. Almeno per ora.


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