Il poster del film in città © MaSeDomani
Lucy è giovane e bella, vive a Taiwan ed ha un boyfriend nuovo di zecca. Peccato che il fanciullo sia piuttosto invadente e risoluto nel trascinare la ragazza nelle sabbie mobili in cui è intrappolato. In pochi minuti, senza molto capire, Lucy si ritrova nel mezzo di una sparatoria e al cospetto di un uomo che non pare conoscere il significato di mediazione e di pietà. Da studentessa impaurita, la ragazza nell’arco di dodici ore diverrà una macchia da guerra. Una micidiale arma, una mente illuminata, un killer professionista, una femmina davvero molto arrabbiata e una ricercatrice determinata e pronta al sacrificio.
Lucy, infatti, dopo una colluttazione si risveglia con una cicatrice nell’addome e un panetto di una sostanza sconosciuta – ma letale e decisamente illegale – dentro il corpo. Da universitaria carina e lontana da casa, si è appena trasformata in corriere della droga con la vita appesa a un filo. E il filo ben presto si spezza, dando il via a una vera corsa contro il tempo, ad un action con un moderato uso di bossoli, ad un revenge movie all’insegna della ricerca scientifica, ad un adrenalinico film di fantascienza sotto vari punti di vista.
© Festival del film Locarno
Scarlett Johannsson è la nuova eroina del regista francese che ieri ha portato in Piazza Grande, in anteprima, il suo nuovo film. Un fanta-action/thriller che corre quanto un TGV sino alla meta. Nonostante la sostanza in circolo nel corpicino di Lucy (con il volto di un’attrice che fa tanto sognare gli ometti) ricordi molto quella che portò tempo addietro il bel Bradley Cooper a leccare un pavimento cercando di fregare Robert De Niro, la nostra eroina è micidiale e portatrice di un segreto che permette a tutti di spaziare a più non posso con la fantasia. Perché l’arma vincente (che forse alcuni considereranno perdente) è proprio lo spingersi così in la con le teorie da riuscire a mettere in un angolo per un po’ la coerenza con le leggi di chimica, fisica e medicina, in favore della pura evasione.
La concentrazione dello spettatore è tutta sulla storia, incuriosito da un racconto assurdo, da immagini adrenaliniche, da teorie fantasiose e da blande citazione (omaggi?) di precedenti/altrui lavori. E il film funziona, perché i personaggi sono comuni quanto noi e i nostri amici e, anche se l’esperienza di Lucy ė allucinante, la disavventura nel suo insieme, purtroppo, appartiene ai fatti di cronaca. Una paura reale, quindi, storie sentite, su cui Besson ha sviluppato un bel Blockbuster.
© Festival del film Locarno
E mentre oltre oceano le sale son gremite, a Locarno la stampa ha reagito in modo blando non facendosi coinvolgere dall’adrenalina che scorreva sullo schermo. Ma poco importa, perché alla fine è il pubblico ad avere l’ultima parola e noi già amiamo Lucy
Cosa accadrà una volta in sala? Le donne usciranno sentendosi un po’ tutte Lucy? E gli uomini come la prenderanno?Vissia Menza