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Spesso il tipo di inchieste che porto avanti, in particolare quelle sulla criminalità organizzata, vengono percepite come ‘cose da praticoni’ che non toccano la sfera del quotidiano delle persone che hanno altri problemi come "il lavoro".
Ebbene, non è così, perché, e non è una novità, la mafia offre servizi, offre protezione e anche lavoro. Chiedendo ‘cortesie’ in cambio, ma è così, soprattutto in tempi di crisi quando la domanda di illegalità da parte di alcuni imprenditori incontra l'offerta dei servizi di mafia spa. «Assumendo persone e procurando lavoro la ‘ndrangheta acquista consenso, dimostrando di essere in grado di fare quello che lo Stato non sa fare», ha scritto il gip di Milano Giuseppe Gennari nell’ambito dell’inchiesta sull’azienda di operatori call-center Blue-Call, che ho seguito per Linkiesta.
Non mi dilungherò nell’esposizione della vicenda a cui rilascio il link. Pensate solo che una volta aperte le porte, da parte degli imprenditori, dell’azienda alla ‘ndrangheta arriva un responsabile poco più che ventenne che si addormenta in riunione e non capisce di che si parla. Ma è incensurato e controlla l’andazzo in azienda per conto del clan Bellocco.
Intanto la Blue-call, nel 2010 settimo operatore call-center a livello nazionale con un fatturato di oltre 10milioni di euro e sedi in tutta Italia a causa delle porte aperte ai clan deve licenziare e ridurre l’organico all’osso. Licenzia ma paga gli uomini della ‘ndrangheta. Per gli operatori ‘normali’ e che lavorano tutti i giorni essere pagati diventa «un lusso», dice la contabile intercettata.
Avevo promesso di non dilungarmi, il tema è ampio e coinvolge tutto il mercato del lavoro, dall’edilizia del caporalato e del lavoro nero al settore dei servizi, passando per l’agricoltura e la piccola e media impresa. E le vicende di mafia nel mercato del lavoro, non sono ‘cose da praticoni’ o esperti studiosi, sono storie che riguardano tutti. In proposito, volevo condividere una e-mail che mi è stata inviata da una ex dipendente della Blue-call, che dice più di mille parole, e dovrebbe esortare anche chi in politica si riempie la bocca di lavoro e diritto al lavoro, a volgere un occhio anche alle dinamiche e alle distorsioni create dalla criminalità organizzata.
«Sono una ex dipendente Blue call di Catanzaro. Ho lavorato per LORO a tempo determinato per tutto il 2010 ma già c’erano problemi di stipendi che non arrivavano e regolari buste paga. Il titolare dell’Azienda, però, ha pensato bene, ed ora capisco perché, di chiudere l’Azienda il 31 dicembre 2010, lasciandoci senza stipendio. Pur di non pagare, hanno cambiato denominazione sociale tante volte e, nonostante le nostre denunce, non siamo riusciti fino ad ora, ad avere i nostri soldi SUDATI, lavorando 8 ore al giorno. Ora, le chiedo: ABBIAMO PERSO I NOSTRI SOLDI? Sono 1200 euro, tutti documentati e LA BEFFA NELLA BEFFA io ho presentato la dichiarazione ed ho dovuto pagare quasi 500 euro. Ho 60 anni e sono veramente sfiduciata, delusa, morta dentro... Grazie di avermi dato la possibilità di poter dire la mia».
Per questo ci si aspetta anche qualche risposta in più, anche e soprattutto in termini di proposte politiche, su questo tema e di come si intende coordinare l’attività delle aziende confiscate alla criminalità organizzata che troppo spesso tra le odissee burocratiche chiudono e fanno perdere posti di lavoro. Posti che toccano eccome il quotidiano di tutti.
Luca Rinaldi | @lucarinaldi
Mafia and work: everyone's problem
This post won't take much time because you will probably read it at work, or while you're busy looking for a job. I'll be brief, because I'm also looking for a job, like everyday.
Often the type of inquiries I carry on, particularly those on organized crime, are perceived as things for journalists that have nothing to do with the daily problems of people, such as "work".
Well, that's not the case, because - and it's no news - the mafia offers services, offers protection and even work. Asking for favors in exchange, but that's the way it is, especially in times of crisis when the request of illegality by some entrepreneurs encounters the services offer of Mafia S.p.A. "By hiring people and creating jobs the mafia acquires consensus, proving to be capable of doing what the State cannot do", has written to GIP of Milano Giuseppe Gennari in the inquiry of call center operators Blue-Call, which I followed for Linkiesta.
I will not spend a lot of time explaining it, but here's the link. Just think that once the doors are open by the entrepreneurs, there goes a responsible in his 20s who falls asleep in meetings and doesn't understand what they're talking about. But he has no convictions and he controls how things go in the company on behalf of the clan Bellocco.
In the meanwhile the Blue-Call, in 2010 seventh call-center operator at a national level with an income of more than 10 milion euro and offices in all of Italy because of the doors open to clans must fire and reduce the organic to the minimum. They fire but still pay the mafia people. For "normal" operatorss who work every day, getting paid becomes a luxury, says an account.
I promised not to be long, the topic is big and has to do with the entire labor market, from building to services, through agriculture and small and medium companies. And mafia matters in the labor market aren't journalist stuff, they're stories that have to do with everyone. As for this, I wanted to share an email that I've been sent from an ex employee at Blue-Call, that says a lot and should make those who have to do with politics and work and right to work, give an eye to the dynamics and distortions created by organized crime.
Luca Rinaldi | @lucarinaldi
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