Con una trade che ha letteralmente sconvolto il mondo NBA, Dwight Howard si è accasato ai Los Angeles Lakers con uno scambio che ha complessivamente coinvolto Nuggets, 76ers e, ovviamente, i Magic. Non concentrandoci più di tanto per un analisi generale della situazione, mettiamo bene a fuoco invece la franchigia della Florida; nella “città di Topolino”, tirando le somme, sono sbarcati Arron Afflalo e Al Harrington dai Nuggets, Nikola Vucevic e Moe Harkless dai Sixers; Josh McRoberts e Christian Eyenga dai Lakers, con l’aggiunta di una prima scelta ai prossimi draft da ciascuna delle tre squadre. A essere sacrificati per la trattativa, oltre a DH12, ci sono anche Crhis Duhon e Earl Clark, diretti in sponda Lakers, e Jason Richardson, ceduto a Philadelphia.
Ci si accorge subito di come Orlando sia la vera sconfitta di questa trade, con la quale hanno dato addio al loro centro e alla loro guardia titolare, più Duhon e Clark in grado di rendersi utili partendo dalla panchina. Per assurdo, in casa Magic, ci si ritrova in una situazione molto simile a quella affrontata nell’ormai lontano 1997, con la cessione di Shaquille O’Neal, con l’unica differenza che all’epoca Shaq se ne andò da free agent senza nulla in cambio.
Per la verità, le contropartite giunte ad Orlando in questa controversa trade, non sembrano esattamente all’altezza, visto soprattutto cosa avrebbero offerto i Nets questo inverno per ottenere Howard (Lopez e Humphries, che avrebbero tutto sommato reso il reparto lunghi sufficientemente competitivo). Afflalo è un ottimo giocatore che potrà rinforzare i Magic nel ruolo di shooting guard, Harrington partirà in quintetto come ala forte, ma partirebbe dalla panchina nella quasi totalità delle squadre NBA; gli altri sono giocatori di contorno, arrivati più che altro per far quadrare il monte stipendi, e che potranno offrire il proprio contributo sicuramento solo dalla panchina.
E’ sorprendente come i Magic da questa trattativa non abbiano ottenuto un centro puro, ruolo che potrà essere coperto più che dignitosamente da Glen “Big Baby” Davis, giocatore che però non ha esattamente i centimetri per questo ruolo e che nasce come ala grande; ora come ora, però, l’unico centro puro presente nel roster dei Magic, il rookie Andrew Nicholson, non pare essere il giocatore in grado al suo primo anno di prendere le redini della difesa (ma non solo!) della formazione allenata dal neo-coach Vaughn, salvo grandi sorprese.
Il lungo più interessante coinvolto nella trattativa, il promettente Bynum, è invece giunto ai Sixers, lasciando probabilmente con l’amaro in bocca la franchigia della Florida in quanto, quando rappresentava soltanto qualche rumors, nell’ipotetico addio di Howard era quasi scontato che il pivot da St. Joseph High School si sarebbe accasato a Orlando.
Forse l’unica alternativa sarà provarsi a muovere sul mercato dato il grande spazio salariale che si è liberato, ma i “Magici” non sembrano avere giocatori tanto allettanti da poter compiere grandi colpi di mercato, in particolare in un ruolo dove non è mai facile trovare giocatori di qualità. Probabilmente per la società sarà più vantaggioso muoversi con il mercato dei free agent della prossima stagione, che potrà offrire nomi del calibro di Monta Ellis, Chris Paul, John Wall e Josh Smith, se essi sceglieranno di non rinnovare con le rispettive squadre.
A questo punto, ci sono da porsi alcuni interrogativi riguardo al rinnovo di Jameer Nelson e alla inaspettata cessione di Ryan Anderson, giocatore più migliorato dell’anno la scorsa stagione. Se la volontà della società e del nuovo GM Rob Hennigan era quella di liberare spazio nel monte stipendi per poi gettarsi sul mercato, Nelson non sarebbe stato rinnovato, viste soprattuto le cifre che il play chiedeva per restare in Florida (ha firmato un nuovo contratto da oltre 25 milioni di dollari in 3 anni), ma se i Magic avessero voluto puntare su una ricostruzione, perché non tenere Ryan Anderson, 24enne che voleva restare a Orlando e ceduto agli Hornets per il modesto Gustavo Ayón?
Ormai pare proprio che i tifosi dei Magic, a causa di alcuni errori commessi dalla società, ma anche dallo strambo comportamento di Howard, dovranno accontentarsi di sorbirsi alcune stagioni di tranisizione, dove si spererà soltanto di pescare bene le palline al draft. D’altronde, se Orlando è risorta dalle sue ceneri dopo alcune stagioni dall’addio di Shaq, riuscendo addirittura a raggiungere le Finali NBA, perché non potrà ripetersi di nuovo?