“MANI PULITE”:
Storia di una rivoluzione <<italiana>>
E’ una <<rivoluzione italiana>>, che inciderà negli anni futuri della storia politica nazionale. “Mani Pulite” è un po’ come la rivoluzione francese: fino al 1789 le cose vanno in un modo, poi, drammaticamente, tutto cambia fino a quando non arriva la Restaurazione a rimettere le cose a posto. Come tante rivoluzioni, anche <<questa>> è piena di eroi, tradimenti, contraddizioni, morti, misteri…
8° PARTE: LA GENTE
Il trauma è forte, la maggior parte degli arrestati, pur di uscire in fretta parla, e fa i nomi delle altre persone, che a loro volta, per paura di finire dentro parlano e così via. A volte però succede anche qualcos’altro, qualcosa di molto più grave e di complesso. Sono 31 i suicidi avvenuti tra le persone coinvolte nell’inchiesta su TANGENTOPOLI, ma di questo ne parleremo tra poco. In ogni caso l’effetto delle indagini, manette comprese, è sempre lo stesso: le carte saltano fuori, le contraddizioni emergono, la gente parla, l’effetto domino continua.
- Antonio Di Pietro: <<io ero molto mattutino, ma li trovavo fuori ad aspettarmi dalle sei. Perché dici, in questo modo non vengono a casa, vado già io. Io ho trovato casi in cui lo ricordo, il provvedimento lo feci insieme a PierCamillo Davigo. Andammo a eseguire un provvedimento presso un imprenditore nell’hinterland milanese . Ha cominciato a confessare al citofono: “Si si è vero! Sono io…”. Era semplicemente una convocazione, non è che era chissà che cosa. Neanche era sceso giù dalle scale. La ragione è molto semplice: avevano capito che il sistema era stato scoperto>>.
A seguire con interesse gli sviluppi dell’indagine, non ci sono però soltanto i magistrati del pool di “Mani Pulite”, la Procura della Repubblica di Milano e l’Ufficio del Giudice per le indagini preliminari. C’è anche qualcun altro, uno che diventerà presto uno dei protagonisti di tutta questa storia. E’ uno dei più importanti, anche se spesso dimenticato: la gente.
Non si fa una rivoluzione senza la gente, senza il popolo. L’opinione pubblica nel migliore dei casi, la folla nel peggiore. Ma comunque è sempre la gente. I militanti di base dei partiti colpiti dagli arresti per esempio, o anche la gente comune che vive la vita di tutti i giorni, che certe cose le sa e le vede. Quelli che pensano che la politica, sia a livello nazionale sia a livello locale, sia una cosa sporca.
La gente segue quello che succede attraverso i giornali e la televisione. Un’intera generazione di giovani cronisti di giudiziaria assedia i corridoi del palazzo di Giustizia di Milano, segue e pressa i magistrati del pool e gli indagati, staziona per i collegamenti in diretta davanti al tribunale, in mezzo ai tram che passano. Sono dappertutto: ad ogni arresto, ad ogni scarcerazione… scrivono, fotografano, riprendono, documentano tutto.
Hanno un metodo i giornalisti di Mani Pulite, che è quello di lavorare praticamente anche loro come se fossero un pool, scambiandosi le informazioni, che così più o meno, escono sempre e su tutti i giornali.
E poi, commentatori politici ( così visti), intellettuali, praticamente tutti si mobilitano per sostenere il pool di Mani Pulite, con accenti che arrivano anche fino al limite dell’entusiasmo.
- Gherardo Colombo: << quasi subito, nel giro di pochi mesi, io credo già all’inizio di maggio 1992, quando si cominciava a intravedere che la corruzione era così estesa, quasi subito i media, tutte le televisioni pubbliche e private, tutti i giornali (qualunque fosse la proprietà) hanno cominciato ad interessarsi di questa indagine, diciamo supportandola. Non so se sia la parola giusta però, quel che risultava era che erano tutti entusiasti del fatto che si investigasse la corruzione delle alte sfere, che si investigasse sui reati delle alte sfere. Tutti tutti tutti… credo che all’inizio non esistessero delle voci in contrario. >>
La gente, informata di quello che succede, esplode in un vero e proprio tifo da stadio, come se il pool di Mani Pulite fosse una squadra di calcio, e il sostituto procuratore Di Pietro il capitano, il bomber, osannato come un campione. Compaiono scritte sui muri e dietro i cartelli stradali, con scritto “Grazie Di Pietro” e “Di Pietro facci sognare”, si fanno gadget, saponi “Mani Pulite”, orologi “Ora Legale”, si organizzano marce e fiaccolate, feste a tema in discoteca e magliette di Mani Pulite con su scritto “ Milano ladrona, Di Pietro non perdona”.
Addirittura, uno degli arrestati eccellenti di Mani Pulite, Mario Mongini, membro della Direzione Nazionale della Democrazia Cristiana, una volta scarcerato dopo le ammissioni, si presenta in tribunale con una polo rosa con sopra scritto “MANI PULITE TEAM”, affermando che loro, gli imprenditori politici corrotti, sono stati battuti perché i magistrati sono più bravi, come due squadre di calcio.
Una rivoluzione, che oltre al tifo da stadio più o meno discutibile trova tra i suoi sostenitori autorità morali come l’arcivescovo di Milano, il cardinale Carlo Maria Martini, che afferma che non bisogna fare di ogni erba un fascio, ma che le indagini vanno comunque allargate e difese, e che trova sostegno anche dai partiti che si ritengono fuori dal sistema incriminato, come la LEGA NORD e il Movimento Sociale Italiano, con manifestazioni di entusiasmo che arrivano fino all’eccesso, come quando, l’anno dopo, il deputato della Lega, Luca Leoni Ossenigo, si sporgerà dai banchi della Camera sventolando un cappio da impiccagione durante un dibattito parlamentare proprio sulla questione morale.
9° PARTE disponibile dall’11 marzo