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Memphis Grizzlies: il check-up di metà stagione

Creato il 28 febbraio 2014 da Basketcaffe @basketcaffe

Dopo aver scollinato la soglia di metà stagione (rappresentata ideologicamente dall’All-Star Weekend e della deadline del mercato) è tempo per tutti di serrare le fila ed iniziare a progettare le prossime mosse per il rush finale, corsa playoff o tanking in vista del Draft 2014 che sia. Tra le squadre super impegnate nella corsa all’ottava posizione nella Western Conference troviamo, un po’ a sorpresa, i Memphis Grizzlies, ad un passo dall’ottavo posto (mezza partita dai Suns) con un record che cita 33 vittorie a fronte di 24 battute d’arresto stagionali.
Il termine “a sorpresa” calza a pennello in quanto la squadra del Tennessee era di recente uscita dai radar della Western Conference, a favore di compagini come Phoenix Suns e Dallas Mavericks decisamente più in palla nel primo periodo della stagione. Tuttavia il ritorno in auge dei Grizzlies appare evidente sopratutto osservando le statistiche del mese di gennaio che incoronano Memphis come la miglior squadra della lega, a fronte di di un record di 12 vinte e 3 sole sconfitte, con un record di 7W-2L in trasferta.

Tale improvvisa redenzione verso la via maestra è senz’altro imputabile al ritorno sulle scene di Marc Gasol, il cui contributo alla causa degli orsi è decisivo; basti pensare che dal ritorno nella lineup dello spagnolo Memphis ha stabilito un record di 15 vittorie e 5 sconfitte. Ma il dato più sorprendente riguarda la percentuale di vittorie contro squadre al di sopra del 50% di vittorie (8-2). Passando alle statistiche individuali, il piccolo di casa Gasol ha messo a referto 11.4 punti e 6.2 rimbalzi di media a partita tirando con il 43.4%, numeri non esaltanti ma che se accompagnati all’egregio lavoro svolto da Marc in difesa (non a caso è il detentore del titolo di miglior difensore della lega) e al lavoro del suo compagno di reparto Zach Randolph, maestro del gioco in post e del rimbalzo, allora le cose cambiano radicalmente per la franchigia di Robert Pera.

E non a caso i due elementi della frontline di Memphis rafforzano l’idea di Memphis come una vera roccaforte difensiva con solo 91.5 punti concessi agli avversari (terza miglior difesa della lega in questo dato statistico). Oltre ai due lunghi citati, un valido contributo alla causa è garantito anche dall’ormai colonna della squadra Tony Allen e da Courtney Lee, arrivato da Boston via trade il 7 gennaio in cambio di Jerryd Bayless: entrambi sono titolari di almeno 10 punti ad allacciata di scarpe e se Allen è quello che Kobe Bryant ha definito come l’avversario più difficile per lui da battere in 1vs1 (un attestato di stima non da poco), Lee ha cambiato il gioco di coach Joerger, che con lui ha trovato un giocatore abile su entrambe le metà campo e che in attacco non sia un mangiapalloni (al contrario di Bayless).

Tutto il potenziale offensivo è poi sapientemente orchestrato dalla regia di Mike Conley il quale, pur lavorando lontano dai riflettori, garantisce tanti punti alla causa (17.7 a partita con il 44% dal campo) riuscendo allo stesso tempo ad “armare” i propri compagni (come segnalato dai 6.2 assist a partita). Da contraltare alle prestazioni positive di gran parte della lineup dei Grizzlies si segnalano le prestazioni decisamente sottotono da parte di uno dei cosiddetti “elementi di esperienza” come Tayshaun Prince: in questa stagione è titolare di appena 6 punti e 3.1 rimbalzi e molto spesso rimane in panchina quando la partita è in equilibrio per fare spazio a compagni che sembrano essere più pronti di lui. Fino all’ultimo momento del mercato i Grizzlies hanno cercato di scambiarlo, anche per liberarsi del suo contratto da 7 milioni in scadenza questa estate, senza però riuscire a trovare una contropartita valida.

Le incoraggianti statistiche prodotte dai Grizzlies durante i mesi di gennaio e febbraio (7 vittorie e 4 sconfitte) aiutano poi a rendere più salda la panchina di David Joerger, nominato per l’occasione coach of the month a gennaio. Sull’ex assistente di coach Lionel Hollins nelle scorse settimane sono piovute copiose le critiche verso un sistema di gioco che conserva in blocco l’identità di gioco impostata da Hollins ma rispetto a quella versione non ha introdotto nessun miglioramento evidente. E se consideriamo le brucianti deblacle patite da Memphis nelle ultime stagioni (sopratutto ai playoffs) tifosi ed addetti ai lavori pretendono di più.
Ad esempio si potrebbe considerare il dato relativo ai punti a partita messi a referto da Memphis (solo 95 punti contro i 107 dei Los Angeles Clippers che guidano tale classifica) figlio sopratutto delle cattive percentuali dal tiro da tre punti (in meno di 5 tiri a partita fatturano il 34.3%) che fanno di Memphis (come la passata stagione) una delle peggiori squadre in questo dato statistico. In definitiva, per ergersi a seria candidata per un posto ai playoff un mese non fa primavera, e dopo un magico mese di gennaio, e un discreto febbraio, c’è bisogno di mantenere gli standard elevati per le prossime 26 partite (10 in casa e 16 in trasferta, con 13 contro squadre dal record vincente).

L’egregio lavoro difensivo ed il solido lavoro sotto le plance sono ottimi punti di partenza in favore di Memphis che deve continuare da qui (i suoi punti di forza anche nelle ultime stagioni) per continuare la rincorsa all’ottavo posto, sapendo però che le zone del gioco da migliorare sono molte. Perchè se è vero il detto che gli attacchi vendono i biglietti ma sono le difese a far vincere i titoli, è altrettanto vero che con una fase offensiva carente e spesso in grossa difficoltà come quella dei Grizzlies la strada per i playoff sarà molto in salita.


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