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Miami Heat: ecco il supporting cast

Creato il 07 agosto 2010 da Basketcaffe @basketcaffe

miami-cast Nonostante lo scetticismo di tanti, me compreso, il deus ex machina della franchigia del sud della Florida, Pat Riley, è riuscito a costruire attorno ai “Miami Thrice” un gruppo che puo’ essere chiamato squadra. Riley, con circa dieci milioni a disposizione nel salary cap, visti i 48 complessivi dati a Wade, James e Bosh, ha firmato altri dodici giocatori.
Oltre a Chalmers, che già era sotto contratto, sono tornati dei pretoriani di Wade come Haslem e Joel Anthony, lo scudiero storico di LeBron, ovvero Ilgauskas, e tre che al posto del braccio si ritrovano un vero e proprio fucile da dove conta tre, come Mike Miller, James Jones e Eddie House. Il resto, veterani come Juwan Howard e Jamaal Magloire, la garra di Arroyo e tre soprammobili Nba come Shavlik Randolph, Dexter Pittman e Kenny Hasbrouck, questi ultimi rookies.

Il quintetto che coach Spoelstra manderà in campo vedrà probabilmente Chalmers e Wade come guardie, Lebron James da ala piccola, Chris Bosh e Udonis Haslem come lunghi a dividersi i ruoli di centro e ala grande, a seconda anche degli avversari. La rotazione dovrebbe prevedere House e Arroyo a cambiare il play, Miller e Jones gli altri due ruoli di esterno, Juwan Howard e Ilgauskas o Anthony a dar man forte vicino a canestro. Chiaramente Miami ha deciso di puntare su giocatori esperti, soprattutto già svezzati in ottica playoffs. Haslem e Eddie House sanno come si vince un titolo essendo molto più che utili alla causa: per conferma chiedere a Nowitzki, messo in crisi nelle Finals 2006 dall’ex Gators, e ai Lakers, letteralmente pugnalati dalle triple di “Fast Eddie”. House che tra l’altro ritorna in serpa agli Heat, la squadra che lo ha scelto nel 2000 e che poi lo aveva allontanato a causa di incontri troppo ravvicinati del tipo che conoscete con la figlia del già citato Riley.

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Ilgauskas, seppur sia calato tantissimo, puo’ garantire 10-15 minuti di elevata qualità su entrambi i lati e poi è un fedelissimo di LeBron. Mike Miller era uno dei free agent più cercati nel mercato, soprattutto per le squadre che cercavano un terzo-quarto violino. Agli Heat si troverà come un topo nel formaggio visto che Mike, tremendo tiratore con anche un discreto atletismo, potrà godere dei grandi spazi generati dalle ovvie attenzioni sui tre sospetti. Stesso discorso, seppur più in piccolo, per James Jones, un altro che ormai ha esperienza, la mette da lontano e puo’ far valere le braccia lunghe in difesa, pur non essendo un mastino. Juwan Howard, l’unico dei favolosi Fab Five di Michigan a giocare ancora dopo 16 anni, potrebbe essere un jolly molto importante: non è un difensive stopper ma garantirà posizione, esperienza e punti. Per la difesa ci sono i monoliti Anthony e Magloire: le due torri canadesi sono state tagliate e poi riprese, e Anthony soprattutto, sapranno già come portare il loro mattoncino per l’eventuale titolo. Degli altri si puo’ anche non parlare…

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Questo il lato tecnico: ma c’è anche quello economico da analizzare. Con il cap a 58 milioni, Miami si presenterà al via della nuova stagione con 5 milioni sopra il livello… Aldilà di questo dato, Riley è riuscito a mettere sotto contratto tutti gli altri giocatori dopo i 43 spesi per le tre stelle. Miller, Haslem e Joel Anthony hanno firmato un quinquennale da 29, 20 e 18 milioni a salire nell’arco dei 5 anni. James Jomes ha ricevuto un buyout di quasi 5 milioni per poi essere rifirmato al minimo. Mario Chalmers è nel suo ultimo anno del contratto da rookie e poi scatterà la mid level exception. Per Ilgauskas è arrivato un biennale da 1,3 l’anno mentre per gli altri (Jones, Howard, Arroyo, Magloire, Randolph) Riley ha staccato un assegno di un anno al minimo salariale. Totale 64 milioni. Un calcolo da ragionieri provetti, che a quanto pare, il buon Riley ha saputo far quadrare.

Dopo i calcoli dei salari, adesso bisognerà pensare al basket giocato. Questa è una squadra costruita per vincere subito: tutti vorranno sgambettare questo Dream Team che avrà grandissima pressione, a partire da coach Spoelstra. Le fondamenta per il titolo 2011 ci sono: la strada però è ancora lunga.


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