Pat Riley lo disse tempo fa: “La serie comincia veramente quando una squadra vince una partita in trasferta“. Siamo sicuri che questa frase l’avrà ripetuta nello spogliatoio dei Miami Heat, di cui è General Manager e vice presidente, dopo la gara 2 vinta dalla sua squadra sul campo degli Oklahoma City Thunder. La vittoria per 100-96 ha di fatto dato una grossa chance ai Big Three di South Beach visto che per la conformazione delle Finals NBA, le prossime tre partite si giocano proprio in casa della squadra che ha avuto il record peggiore in regular season tra le due contendenti. James-Wade-Bosh potranno quindi sfruttare l’energia data dall’American Airlines Arena per conquistare le tre vittorie che mancano per alzare il Larry O’Brien Trophy; ma non sarà ovviamente facile, perchè i Thunder anche se sono una franchigia giovane hanno già dimostrato di non avere paura di andare a vincere su campi avversari (ed avversi) e anche che lo staff tecnico è in grado di cambiare le carte in tavola.
Contro San Antonio coach Brooks per fermare lo strapotere di Parker aveva modificato le marcature mettendogli addosso (letteralmente) Sefolosha, e la mossa ha portato i suoi frutti e permesso a OKC di conquistare il primo titolo della Conference della sua storia. In questa Finale lo svizzero-sudafricano sta difendendo, e bene, su LeBron James e la sua presenza anche nei finali di partita è cruciale, per quanto in fase offensiva non sia ancora riuscito ad essere decisivo come contro i neroargento.
Dando per scontato poi che i punti di Kevin Durant sono importantissimi e arriveranno, i Thunder per riuscire a strappare delle vittorie in trasferta dovranno fare una scelta dolorosa, ovvero nei momenti importanti lasciare in panchina Kendrick Perkins, che se in difesa offre un contribuito importantissimo (anche se Bosh lo porta sempre fuori dall’area), in attacco non è minimamente pericoloso e permette alla difesa degli Heat di “flottare” sui big three avversari.
L’atletismo di Ibaka e il suo tiro dalla media dovrà essere utilizzato meglio da OKC e il congolese dovrà stare lontano dai falli ad inizio partita per poi essere libero mentalmente nell’ultimo quarto.
L’apporto offensivo dei “non Big Three” per Miami è sicuramente un altro dei punti fermi della stagione, ma come si è sempre detto i Titoli si vincono in difesa e quindi in Florida sanno benissimo che la transizione difensiva, ancora di più contro una squadra che fa del contropiede la sua arma principale, dovrà essere perfetta. Battier, Haslem, Miller, Chalmers e Cole (se verrà richiamato in causa) avranno sempre grande spazio in attacco e dovranno essere bravi a punire le scelte di Brooks, ma è soprattutto nella loro metà campo che dovranno dare man forte per fermare i vari Durant, Westbrook e Harden, che arriveranno a South Beach con il coltello tra i denti, ben sapendo che una vittoria sulle prossime tre partite non darebbe comunque grandissime garanzie anche con il ritorno a Oklahoma City.