Dopo aver parlato lʼultima volta di come, male, stiano andando le cose per i Los Angeles
Lakers (che nel frattempo non hanno fatto molti progressi in avanti) cercherò di dilungarmi
di più su come (davvero…e due) sia la situazione ora a metà campionato.
Eastern Conference.
Le squadre a Est stanno mantenendo, chi più chi meno, le aspettative di inizio
campionato.
I Miami Heat, campioni in carica, hanno pescato dal mercato estivo Ray Allen, da Boston,
ovvero il giocatore che ha segnato più tiri da 3 di tutti i tempi e, trascinati da LeBron James
(forse il giocatore più completo attualmente in circolazione, capace di giocare in qualsiasi
ruolo grazie al suo fisico e alle sue doti atletiche e tecniche), guidano la Conference, con
un approccio più propenso a risparmiare le forze che a dominare il campionato (un
atteggiamento che ha finʼora pagato, portandoli a giocatore due finali consecutive,
vincendo lʼanno scorso). Costanti.
Al secondo posto troviamo i New York Knicks, franchigia caratterizzata dallʼenorme talento
individuale che finalmente sembra aver trovato anche una dimensione di squadra:
Carmelo Anthony è una macchina da punti (non più fine a se stessa ma al servizio della
causa) e il supporting cast contribuisce, si adegua e si sacrifica come mai fino adesso era
accaduto nella Grande Mela. Chi vorrà vincere il titolo dovrà per forza fare i conti con i
Knicks (e non è detto che tornino, i conti…). Piacevole sorpresa.
Chicago ha finalmente raggiunto la terza posizione dopo un avvio zoppicante: il
contraccolpo psicologico dellʼinfortunio della stella Derrick Rose, alla prima partita di
Playoff della stagione passata, è stato di proporzioni catastrofiche (erano arrivati ai Playoff
come miglior squadra della Lega e sono stati spazzati via al primo turno dai modesti
Philadelfia 76ers) e lʼinizio di questʼanno ne ha risentito pesantemente. Il destino dei
Chicago Bulls (dove milita il nostro Marco Belinelli, tutto sommato più convincente rispetto
al passato) è legato a doppio nodo con quello della sua stella e al suo – ancora incerto -
rientro. In attesa.
La spirale discendente dei Boston Celtics (al momento ottavi), iniziata con le finali perse
del 2010 (in gara 7 contro i Lakers – roba da infarto) e parzialmente attenuata con una
buona prestazione ai playoff della scorsa stagione, continua questʼanno con 1) la perdita
di Ray Allen (vedi sopra) e 2) il grave infortunio appena occorso a Rajon Rondo
(playmaker) che segna e segnerà il destino – in negativo – della franchigia. Nellʼultimo
articolo scrivevo: “finchè cʼè Paul Pierce cʼè speranza”. Niente di più vero… ma senza
Rondo si fa molto, molto dura. Che peccato.
I “nuovi” Brooklin Nets (fino allʼanno passato New Jersey Nets) che intendevano
riaccendere il derby di New York, investendo (milioni di dollari) in giocatori di talento,
sembrano più che altro intenzionati a ripercorrerne le vicende in negativo: tanti soldi, buon
talento, poca “squadra”, scarsi risultati (paragonati ai soldi, talento e aspettative). Al
momento sono quarti. Si vedrà.
Altre squadre interessanti, più per i giovani che per le reali possibilità di vincere, sono i
Milwaukee Bucks (7°) del talentuoso – e interessantissimo – Brandon Jennings e gli
Indiana Pacers (5°) di Paul George. Se la giocheranno di sicuro fino alla fine, dando del
filo da torcere a molti, ma per lʼanello – forse – cʼè ancora da aspettare. Futuribili.
Le altre 8 franchigie restanti (tra le quali i Toronto Raptors di Andrea Bargnani) sono,
purtroppo per loro, troppo distanti per valori in campo e ambizioni dalle prime per poter
dire la loro, almeno per questʼanno. Fa parte del gioco.
Appuntamento a settimana prossima con la – molto ma molto interessante – Eastern
Conference.