La situazione a Ovest.
La Western Conference – come sempre ultimamente – è molto interessante.
San Antonio Spurs (1°). Gli Spurs sono – a parere unanime – la squadra meglio allenata dell’intera NBA: Gregg Popovic è un leader, un mentore e un despota ma con un solo obbiettivo e una sola missione, vincere. Gli anni dispari hanno portato bene agli Spurs (hanno vinto nel ’99, nel 2003, 2005 e 2007): sebbene nelle ultime stagioni si siano sempre comportati egregiamente in Regoular Season, durante i Playoff hanno mostrato più problemi e difficoltà di quanto si aspettassero. Granitici.
Gli Oklahoma City Thunder 2° – finalisti la stagione passata, sconfitti dai Miami Heat – si sono presentati quest’anno a sorpresa privi del loro uomo forse più rappresentativo: James Harden. Miglior 6° uomo (primo ad entrare dalla panchina) della stagione 2011/2012, Harden è stato ceduto in estate, per motivi prettamente economici, agli Houston Rockets. Scelta difficile e – per certi versi – poco comprensibile ma tant’è: la compagine di Oklahoma sembra aver reagito molto bene e le aspettative sono dirette al titolo, altro di meno sarebbe quasi un fallimento. Kevin Durant è più ispirato che mai, molto sarà legato al rendimento del Playmaker Russel Westbrook, incostante ma dal potenziale immenso. Vedremo.
Los Angeles…Clippers! Già, i Clippers (3°). Fino all’anno scorso sarebbe sembrato assurdo parlare di una squadra di Los Angeles che non fosse quella dei Lakers. Ancor più assurdo parlare di Titolo. Ma i Clippers di quest’anno sono ben più di un sogno ad occhi aperti – per i tifosi e soprattutto per la proprietà – sono una realtà con cui fare i conti: Chris Paul (Playmaker) non solo ha preso in mano la franchigia ma 1) gli ha resi la prima squadra di Los Angeles 2) si è circondato di ottimi comprimari 3) ha messo delle concrete basi per potersi giocare – per davvero – il titolo 2013. Crediamoci.
Denver Nuggets. I Nuggets (4°) di quest’anno sono incredibili: hanno un atletismo fuori dal comune, fame di vittorie e – al contrario di molte le altre squadre – niente da perdere. Nonché un Danilo Gallinari capace di qualsiasi cosa. Denver non ha una stella, un leader, una superstar a cui doversi sempre affidare: ha invece un sacco di giocatori di talento. Un gruppo unito e convinto, dove il singolo si adegua alla squadra e non viceversa…e questo può fare molta differenza. E se Gallinari saprà dare continuità alle sue – a tratti – incredibili prestazioni, i Nuggets saranno una mina vagante per tutte le squadre a Ovest. Da seguire.
Memphis. I Grizzlies (5°) sono partiti fortissimo quest’anno, dimostrando di avere ottimi giocatori e ambizioni. Purtroppo si sono un pò persi per strada. Il potenziale (Zach Randolph e Rudy Gay) così come le certezze (Marc Gasol, IMHO il miglior centro della lega, fratello di Pau dei Lakers) ci sono: manca forse la convinzione di essere una squadra da titolo. Se ritroveranno continuità e risultati potranno dire la loro fino alla fine. Aspettiamo.
Golden State Warriors (6°). Golden State è spesso stata considerata una squadra dalle scarse ambizioni: quest’anno – invece – sta giocando molto, molto bene, guidati da uno Stephen Curry eccezionale (in attesa, forse, di uno scambio verso squadre più blasonate). Non avendo particolari ambizioni, tutto ciò che arriverà nei Playoff sarà ben accetto, rendendoli così un avversario tosto e pronto a lottare senza aver nulla da perdere. In crescita.
Dopo l’abbandono di Yao Ming (un cinese alto 2 metri e 31 centimetri!!!), gli Houston Rockets (7°) sembravano allo sbando, eppure, sono stati in grado di reagire, azzeccando i giusti scambi (e investimenti) portando a casa Jeremy Lin (Playmaker ex New York, dove l’anno scorso ha generato un tale interesse attorno a sè da essere coniato il termine “Linsanity”) e – soprattutto – James Harden. Harden arrivava dal titolo di miglior 6° uomo della lega, apparentemente scaricato da una squadra da titolo come Oklahoma, ciononostante ha saputo mantenere le aspettative che lo circondavano e prendersi la squadra sulle spalle, dimostrando non solo il talento che già era noto ma anche di poter davvero diventare uomo franchigia, facendo così il salto di qualità che molti speravano potesse accadere con Oklahoma. Forse quest’anno non saranno una squadra da titolo. Ma l’anno prossimo?
Utah Jazz (8°). I Jazz sono ancora orfani spaesati dell’abbandono di Jerry Sloan, capo allenatore a Utah dal 1988 al 2011. Ventitré anni, mica spagnolette. Sostituire un personaggio come Sloan non è facile e la parola “ricostruire” implica ripartire dalle basi stesse della franchigia: l’ottavo posto attuale di quest’anno è già qualcosa di molto positivo. Incoraggianti.
E gli altri?
Beh, ci sono almeno un paio di squadre, attualmente escluse dai primi otto posti (quelli utili ad entrare ai Playoff ma mai dire mai), che a inizio stagione avevano tutt’altre ambizioni: una sono i Los Angeles Lakers (10°), di cui abbiamo già parlato, l’altra sono i Dallas Mavericks di Dirk Nowitzky (che contende ai fratelli Gasol il titolo di europeo più forte di sempre in NBA). Solo due stagioni fa i Mavericks compivano il miracolo e vincevano – a gran sorpresa e in una serie meravigliosa – il titolo NBA contro gli strafavoriti – e un pò strafottenti – Miami Heat. Dopo la vittoria, l’idea del proprietario Mark Cuban era quella di (ri)costruire una squadra da titolo, purtroppo ha ottenuto l’esatto effetto opposto: smantellamento.
Se a Est le forze in campo sono molto più definite e stabili, ad Ovest gli equilibri possono – e lo faranno – mutare molto velocemente: i primi potrebbero perdere posizioni e gli ultimi – se non gli attuali esclusi – potrebbero risalire e dire la loro, magari anche a gran voce.
Bellissimo!