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NBA, le pagelle dei Campioni

Creato il 23 giugno 2013 da Basketcaffe @basketcaffe

Con la vittoria per il secondo anno consecutivo dell’Anello da parte dei Miami Heat, va in archivio anche la stagione 2012/2013 della NBA, un anno che ha visto tanti (probabilmete troppi) infortuni ai giocatori importanti delle varie franchigie, ma che come sempre ha regalato grandissimo spettacolo ed emozioni a non finire, come hanno dimostrato i playoff e la gara-7 delle NBA Finals tra Heat e San Antonio Spurs.
Finita la stagione è tempo di bilanci, e per i Campioni NBA è tempo delle pagelle. Vediamo ciascun giocatore quale voto si è meritato dopo questa ennesima cavalcata lunga 8 mesi.

Riley, Spoelstra, staff dirigenziale e staff tecnico, voto 10: per Riley e i suoi collaboratori più di così era impossibile fare. Hanno convinto Ray Allen ad entrare a far parte di questo gruppo in estate e durante l’anno hanno pescato Andersen dal nulla. Lo staff tecnico è riuscito a ridare stimoli ad una squadra che aveva vinto l’anno prima, modificando lo stile di gioco e inserendo i nuovi arrivati, senza mai avere cali di tensione.

Dwyane Wade, voto 8: è il cuore di questa squadra ormai da 10 stagioni, ha avuto tantissimi acciacchi ma ha sempre stretto i denti per esserci e anche nei momenti più difficili ha dato il suo enorme contributo; forse non sarà il compagno più funzionale per James, ma rimane un giocatore con una fame di vittoria pazzesca, capace di superare i problemi fisici come pochi.

LeBron James, voto 10+: semplicemente il migliore. Le sue cifre in stagione, nei playoff e nelle Finals sono state come sempre strabilianti. L’aveva promesso che a Miami avrebbe vinto (not one, not two, not three…) e finora ha mantenuto la parola. Per tutta la stagione si è preso la squadra sulle spalle, ha sopportato pressione e critiche e difficilmente ha steccato qualche partita, abbattendo l’uno dopo l’altro tutti i record che gli si paravano di fronte.
MVP della regular season, MVP delle Finals, Campione NBA, più di così è veramente impossibile fare.

Chris Bosh, voto 7: bravissimo a reinventarsi per essere funzionale al massimo alla sua squadra, l’ex Raptors è di fatto diventato un lungo solamente perimetrale che non vuole la palla in attacco ma che in compenso difende come mai nella sua carriera. Se è vero che nella metà campo offensiva il suo gioco si è involuto, è altrettanto vero che cambiare totalmente il modo di giocare (in Canada non difendeva e aveva sempre la palla in mano in attacco) per un All-Star, è una cosa tutt’altro che semplice.

Ray Allen, voto 7.5: reclutato in estate direttamente da James, che lo voleva pronto sugli scarichi per far diventare semi-infermabile il suo attacco, Allen ha accettato il ruolo di “riserva” dando il massimo quando veniva chiamato in causa. Nella regular season non ha brillato, ma il tiro decisivo per mandare gara-6 al supplementare vale solo quello mezzo voto in più.

Shane Battier, voto 7+: specialista della difesa e tiratore sugli scarichi, il gioco di Battier potrebbe ridursi a questo, peccato che le due cose siano quelle che in molte partite hanno permesso a Miami di vincere. Anche in gara-7 è stato così. Un’intelligenza per giocare rara da trovare anche in NBA, Battier era sparito dalle rotazioni quando non aveva più fatto canestro nei playoff, per rispuntare nelle due partite più importanti della stagione, risultando decisivo.

Mike Miller, voto 7-: al contrario di Battier la sua regular season è stata passata in panchina per poi venire rispolverato nei playoff, o meglio ancora in Finale. Tiri da tre, rimbalzi, rotazioni difensive e recuperi sulle palle vaganti è quello che Spoelstra gli chiedeva, ed è esattamente quello che Miller ha fatto. Lo scorso anno nell’ultima partita delle Finals era stato eroico e tutti pensavamo ad un suo ritiro, ed invece nonostante condizioni fisiche difficili l’ex Magic è stato ancora una volta presente e a tratti decisivo.

Mario Chalmers, voto 7-: ha dato il suo contributo come ogni anno, prendendosi anche responsabilità che spesso non gli spettano, ma dimostrando grandissimo carattere. Le reprimende di James e Wade non l’hanno mai abbattuto ma l’hanno fatto crescere. Non è un playmaker in senso stretto (la palla ce l’ha sempre LBJ quando c’è lui in campo) ma per aprire il campo e punire sugli scarichi rimane una pedina fondamentale per Miami.

Chris Andersen, voto 8: arrivato a stagione in corso è stato strabiliante. Ha portato quell’energia e quella freschezza atletica che tra i lunghi degli Heat mancava, sporca il foglio come ha sempre fatto nella sua carriera, ma senza di lui Miami non avrebbe portato a casa tante vittorie e l’Anello. Inoltre è diventato (e come potrebbe essere altrimenti) uno degli idoli dei tifosi della Florida sia per la sua stravaganza ma soprattutto per il cuore e la voglia che butta sul parquet ogni serata.

Udonis Haslem, voto 6.5: il capitano ha fatto come ogni anno il suo compito. Ha tenuto unito lo spogliatoio quando serviva, messo dei tiri decisivi nella Finale di Conference contro i Pacers e fatto qualche buona difesa contro Duncan nelle Finals.

Norris Cole, voto 6.5: ad un certo punto della stagione aveva rubato tantissimi minuti a Chalmers grazie alla sua aggressività in difesa e alla buona vena dalla lunga distanza; nelle ultime partite Spoelstra non l’ha più utilizzato, ma per un ragazzo al secondo anno della Lega il suo impatto è stato sicuramente positivo.


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