Da qualche anno a questa parte i Chicago Bulls sono da considerarsi una delle realtà più importanti della Eastern Conference, nonchè dell’intera Lega. Di certo hanno aiutato la definitiva consacrazione di Rose (MVP a mani basse lo scorso anno, con 25 e 7,7 assist), e il perfezionamento dell’ormai collaudatissimo sistema di gioco difensivo di coach Thibodeau, ma le note da evidenziare non finiscono qui.
Il reparto lunghi dice Carlos Boozer, Joakim Noah (ottimo quest’anno), Taj Gibson e Omer Asik mentre a completare il tutto ci sono l’All-Star Luol Deng, Hamilton, Brewer e Watson. Gli uomini ci sono eccome, le qualità anche, in entrambe le metà campo. Eppure c’è sempre qualcosa che impedisce a Chicago di vincere quando conta. Se da una parte le rotazioni e le letture difensive rasentano la perfezione, forse è nella fase opposta che arrivano i problemi. Quest’anno sono troppe le partenze “lente” nel primo quarto, le quali hanno fruttato divari troppo ampi da essere colmati e quindi sconfitte. Per non parlare poi dei momenti decisivi dove troppo spesso si vedono isolamenti per Rose (quando non è infortunato), non sempre con esito positivo.
La stagione con l’asterisco di quest’anno li vede ancora una volta favoriti ad Est, con la prima piazza a scapito degli Heat e buone prospettive di Finalissima (sempre Big Three permettendo, sia di Boston che di Miami); ce la faranno questa volta ad arrivare fino in fondo? Dovranno sicuramente alzare il livello corale di gioco e mettersi tutti sulla stessa lunghezza d’onda per quanto riguarda le scelte offensive e continuare con la loro ottima difesa. Perchè è così, solo così, che si vince ai Playoffs.