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Oggi il gioco si fa duro.

Da Pentolapvessione

Questa sera siamo in 7 e ad immaginare i miei commensali, me e i nostri palati seduti lì tutti allo stesso tavolo mi sale una leggera ansia da prestazione.
A e B, S e L, F, W  ed io.
Sì sì, siamo tutti in pace – me compresa – però a mangiar piatti non riusciti nell’insieme e insieme siamo tutti molto poco indicati.
Rileggo i piatti che ho deciso di preparare e le ricette mi causano inizialmente un lieve sbandamento: l’antipasto è in gelatina e con le gelatine ho ancora un rapporto adolescenziale, cerco di evitarle o le frequento sporadicamente, non so mai se usare il tu o il lei, se essere dura o morbida, salata o sciapa; il primo non ho idea di come dovrebbe venire, se è come immagino però mi sembra possa funzionare, ma chissà; sul secondo tiro un sospiro di sollievo e sulla pasta sfoglia del dolce il mio cuore batte il tip tap, con lei i problemi adolescenziali sono finiti e ormai abbiamo un rapporto adulto. In ogni caso anche con lei non si può mai sapere.
Gli ospiti arrivano, il vino non manca e il livello è eccellente.
Le conversazioni iniziano a fluire, F rompe e scioglie qualunque forma di ipotetico ghiaccio sfoggiando una pantagruelica cultura enciclopedica. Dall’assenzio alle muffe, dal Manzanarre al Reno le conversazioni si moltiplicano, c’è chi esclama citrico all’unisono, lingue morte e insetti vivi e gli aneddoti si susseguono, il raffreddore non lo si cura e anche le eccellenti bottiglie prima o poi finiscono.

Per 7 persone

Terrina del ghiottone

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Manzo 500 g
petto di tacchino 500 g
lingua di bue 200 g
fettine di lardo per foderare la terrina e ricoprirla
burro
marsala
gelatina sbrigativa 0,250 l
noce moscata
pepe
sale

Morale della Terrina del ghiottone: il titolo della ricetta mi sembra appropriato alla serata e agli ospiti, per questo la scelgo. Per prepararla invecchio di un giorno. Si taglia tutta la carne in dadolata, la si condisce e la si lascia a marinare nel marsala per almeno 3 ore poi la si scola conservando la marinata, la si rosola in padella brevemente e passaggio dopo passaggio si arriva a infornarla nella terrina foderata di fettine di lardo e poi, dopo almeno un’ora e mezzo, la si sforna, la si fa freddare e le si versa sopra la gelatina sbrigativa che deve essere “freddissima ma ancora liquida.” Qualcosa non funziona alla perfezione perché sulla superficie si addensano due dita di grasso e per una buona mezz’ora mi concentro nel levare i grossi occhi che mi guardano tonti dalla terrina, e come potete notare dalla foto nonostante tutto qualcuno resiste. Anche la carne fa leggermente troppa acqua annacquando un po’, la terrina manca di sale e io non capisco ancora la personalità della gelatina.
In ogni caso poteva andare peggio.
A fare da vallette al ghiottone le olive, la verde e la mora.

Olive nere condite

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Olive nere secche
fettine d’arancia
olio
sale

Morale delle Olive nere condite: forse sono influenzata dal testo ma mi sembra abbiano un sapore retrò e mi immagino Ada prepararle per un aperitivo d’estate sugli scogli di capo Linaro a Santa Marinella. A me piacciono, a B meno.

Olive verdi per guarnizione

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“Le olive verdi conciate sono un ottimo alimento e possono essere utili per guarnire un piatto o per conferire eleganza ad una preparazione. Quando le olive verdi sono destinate ad una guarnizione, dopo avere tolto loro il nocciolo, si tuffano in una casseruolina con acqua bollente e si lasciano bollire dolcemente per cinque minuti. In tal modo si ammorbidiscono e perdono il sale della concia, risultano più dolci.”
Morale delle Olive verdi per guarnizione: nessuna grammatura o ingrediente. Ovviamente compro olive verdi da snocciolare e procedo. Semplici olive verdi mi richiedono una mezz’ora abbondante.

Minestra crema di riso al pomodoro

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Pomodori freschi 4 o 5
lingua salata 50 g
brodo 7 scodelle
farina di riso 3 cucchiai
parmigiano grattugiato 5 cucchiai
burro 30 g

Morale della Minestra crema di riso al pomodoro: la ricetta è molto semplice. Si pelano i pomodori, si tolgono i semi, si tagliano a listerelle e si mettono a rosolare in una padella con il burro. Si porta il brodo all’ebollizione, si aggiunge la farina di riso e si lascia bollire per un quarto d’ora. Si prendono le scodelle e in ognuna si dispongono prima i pomodori poi la lingua tagliata ad asticciole, si ricopre il tutto di crema di riso e si condisce con parmigiano.  Mi piace – sembra domestica ma raffinata – però tutte le volte che la leggo provo sempre un brivido: mi sembra possa funzionare ma non riesco ad immaginarmela e temo che nel caso non funzioni tenda facilmente al disgustoso. Ma Ada non delude mai.
I pomodori sono l’ultima scorta surgelata dell’estate, già a pelati, privati dei semi e tagliati a tocchetti.

Braciato alla provenzale

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Girello 700 g
vino rosso
cipolle 3
alloro
chiodi di garofano
aglio
prezzemolo
sale

Morale del Braciato alla provenzale: la carne è ottima – non è la stessa della terrina, ahimè per la terrina – e dopo aver marinato per una notte è pronta per una cottura a fuoco bassissimo per due ore abbondanti. Ogni mezz’ora la giro per far in modo che cuocia da entrambe le parti. Per il resto fa tutto lei, accompagnata da una ricca insalata di spinacini e affini. La salsa che cuoce per altre due ore abbondanti è davvero gustosa.

Diplomatici piccoli 

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Pasta sfogliata 300 g
crema pasticciera – 4 tuorli, 100 g di farina, 125 di zucchero, 0,750 l di latte, vainiglina -
marsala
pan di Spagna
zucchero a velo

Morale dei Diplomatici piccoli: riuscire a girare con scioltezza la pasta sfoglia mi gratifica, all’inizio era una tal fatica…
Per il resto ammetto che il pan di Spagna lo acquisto confezionato e sulla crema pasticciera posso migliorare.
Ne faccio molti di più di quelli che vedete perché domani li porterò ad un compleanno.



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