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Oscenità del carcere

Creato il 24 giugno 2011 da Animabella
È un argomento scomodo, per queste se ne parla poco e malvolentieri. È un argomento che mette a disagio le persone “perbene”, è un argomento che non si sa come gestire, che sfugge di mano, una patata bollente, è un argomento politicamente scorretto. Letteralmente osceno, posto idealmente fuori dalla scena del dibattito pubblico e fisicamente collocato di solito fuori dallo spazio urbano, lontano dagli occhi e da possibili contaminazioni. Stiamo parlando del carcere, su cui ha richiamato l’attenzione Marco Pannella con la sua ennesima lotta non violenta (attenzione a non chiamarla protesta, se non ci si vuole attirare addosso gli strali di Massimo Bordin nella rassegna stampa quotidiana di Radio radicale) che consiste in uno sciopero della fame (accompagnato per qualche giorno da quello della sete) che va avanti da 65 giorni.
Il punto è molto semplice: la condizione delle carceri in Italia è completamente fuori da qualunque minimo livello di civiltà. Erving Goffman descriveva le interazioni sociali in termini di ribalta e retroscena: quel che si può dire nel retroscena delle relazioni informali, non può essere detto sulla ribalta delle relazioni formali. A proposito del carcere non può essere detto sulla ribalta quel che però in molti pensano: d’accordo, le condizioni delle carceri non sono eccellenti, ma insomma questi se lo sono pure meritato! Occupiamoci prima delle condizioni delle persone perbene, in fondo quelli sono delinquenti!
Questo non detto si fonda su una visione manichea del “noi” e “loro”, come se il carcere a “noi” che siamo fuori non ci tocca e non ci toccherà mai. Finché, però, per qualche strano scherzo del destino non capita anche a “noi” di averci a che fare, e allora capiamo che il nostro manicheismo era del tutto infondato. Perché in carcere ci sono innanzitutto persone come noi, la cui dignità in quanto tali non va calpestata per nessuna ragione.
La pena carceraria consiste nella privazione della libertà, che è già una pena enorme, che andrebbe limitata al minimo, usata come estrema ratio: e invece in carcere ci sono moltissimi detenuti per reati minori che andrebbero depenalizzati e persino una enorme percentuale di persone in attesa di giudizio, alcune delle quali, quindi, sono innocenti.
Se poi, alla privazione della libertà, si aggiunge tutto il corredo di pene aggiuntive costituite da condizioni di vita disumane, allora la pena si trasforma in illegittima tortura e dalla legalità dello Stato di diritto si scivola verso l’arbitrio della tirannia.

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