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Parolette /3 Bambini

Creato il 14 settembre 2012 da Ilpescatorediperle

Saper parlare in modo credibile dei bambini senza fargli fare quello che vogliamo noi ma non è, è cosa rara. È la cartina di tornasole del bravo scrittore, come il gelato al pistacchio lo è di una buona gelateria (boutique del gelato, scusate).Ora, alla voce "bambini" il riflesso incondizionato è di ascrivere i libri di Daniel Pennac. "Come parla dei bambini lui" - quante volte l'ho sentito dire. L'ho detto anch'io.Adesso non lo penso più. Non solo perché molti libri hanno la loro fase, e Pennac è un autore da leggere al ginnasio (come Hesse, come Isabel Allende, come, per noi adolescenti negli anni Novanta, Banana Yoshimoto - ci si sentiva Warhol solo perché si diceva di leggere una che ha scelto come pseudonimo "Banana"). Lo so perché ho letto qualcosa di suo molto dopo, e ho fatto fatica.E quindi, autore da ginnasio, dopo lo vedi diversamente. Ma perché oggi mi chiedo se i bambini sono davvero come li descrive Pennac. O se non si tratta piuttosto di una serie di ologrammi del fanciullo Emilio - con Belville nel ruolo di mondo-di-purezza-incorrotta-dalla-società.Sempre che uno si debba porre questo genere di domande, ovviamente.Comunque, io non ho scelto romanzi di Pennac (scusa Daniel, "Come un romanzo" è una delle cose migliori che hai scritto. Ecco, non leggete questo post, leggete "Come un romanzo"). Ho scelto altri due libri, così, d'istinto. Ora vedo che entrambi gli autori sono ebrei. Non c'entra nulla.
C. Potok, In principioD. Grossman, Qualcuno con cui correreda TEMPI FRU FRU http://www.tempifrufru.blogspot.com

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