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Susanna Buffa
Articolo scritto il 5-6-2013.
Chi soffre della sindrome del perfezionista cerca la costante rigorosità in ogni azione e comportamento, rimproverandosi quando non riesce a raggiungere gli standard prefissati. Ovviamente è bene avere degli obiettivi di qualità a cui tendere, ma se ciò inizia a influenzare i rapporti sociali o si trasforma in una vera e propria fobia di sbagliare, si è in presenza di un problema. La modalità tramite la quale ci si approccia all'errore e alle banali mancanze, spesso distingue una sana ambizione dal perfezionismo malsano.
Secondo la psicologia comportamentale, la sindrome del perfezionista è paragonabile a quella ossessiva-compulsiva e alle dipendenze come fumo, alcol e gioco d'azzardo. Pertanto, a essa si associano quadri neuro-vegetativi quali depressione, ansietà, turbe del sonno, problemi digestivi, disturbi alimentari e, nelle casistiche più gravi, pensieri suicidi.
Come tutte le dipendenze, quella del perfezionismo può avere effetti negativi sui rapporti familiari e sociali in genere. Il perfezionista-tipo ha grosse difficoltà a trovare la chiave per bilanciare l'eccessiva scrupolosità e l'auto-accettazione. Spesso questi soggetti faticano a lavorare in team e a delegare ad altre persone dei compiti, poichè sicuri che questi non siano in grado di soddisfare i loro standard. Inoltre, vi è un atteggiamento difensivo di fronte alle critiche e una estrema problematicità a chiedere aiuto.
Nell'ambiente familiare, generalmente si manifesta un rifiuto dell'intimità per paura di mostrarsi vulnerabili. I perfezionisti sono spesso insoddisfatti con loro altri significativi e di conseguenza è facile che trasmettano una eccessiva pressione sui figli.
La buona notizia è che è possibile identificare le tendenze tipiche della sindrome del perfezionista e agire. In primo luogo, è necessario valutare l'entità del problema e come questo sta condizionando la propria vita. Una buona strategia è quella di porsi delle domande: i propri standard interferiscono nel rapporto con le altre persone? Gli errori sono visti come un fallimento? Si tende a procrastinare le azioni per paura di fallire? Se si risponde in maniera sincera e si nota che qualcosa effettivamente non va, è arrivato il momento di intervenire.
La prima cosa da fare è fissare degli obiettivi realistici. I perfezionisti tendono a fissare i propri standard e obiettivi così in alto che spesso diventano realmente irraggiungibili. Se ci si concentra solo sul traguardo, si perde il vero obiettivo e si farà strada la delusione, il fallimento e forse anche la depressione. Se si impostano invece scopi finali che siano realizzabili, meglio ancora se suddivisi in tanti sotto-step, ci si sentirà meglio con se stessi e si sperimenterà il senso di realizzazione.
Altro suggerimento importante è quello di non ascoltare ossessivamente i pensieri critici disturbanti. È essenziale riconoscerli, e se non è possibile lasciarli andare del tutto, ridurli al minimo perchè non interferiscano con la propria vita. L'autostima migliorerà mettendo in evidenza gli aspetti positivi di ciò che si sta facendo, invece di focalizzarsi esclusivamente sull'imperfezione temuta.
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Si dovrà infine concentrare tutta l'attenzione e la consapevolezza sul momento presente e fare una azione per volta. Quando i pensieri diventano ingestibili, è bene staccare e rilassarsi, magari facendo una passeggiata o leggendo un libro. Come insegna la filosofia buddhista, "occorre indirizzare il motore interno verso quell'ideale sfuggente."
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