MASCHERA VOLANTE
45.
Odilon Redon
Demonio alato
Redon rappresenta un angelo nero, in esplorazione nel crepuscolo e recante una grande maschera i cui occhi lasciano trasparire il cielo. Questa figura volante ha una coda a ricciolo fissata a un corpo piuttosto in carne.
L’angelo nero sta sbrigando affari diabolici. La maschera è pesante e disagevole da trasportare, un peso morto che tira costantemente verso il
basso. Potrebbe essere lasciata cadere. In questo caso cadrebbe come una pietra nelle vie della città. Oppure quei filetti bianchi e lucenti che si vedono balenare sotto la figura indicano
che essa sta sorvolando un corso d’acqua che scorre presso la basilica che si scorge sull’altra riva? Può quest’immagine esserci utile per
future esperienze? Dobbiamo sapere come
trasportare un oggetto pesante nel nostro volo, come trasportare il nostro stesso bagaglio? A me sembra che questa apparizione volante nella luce serale sia utile. Anche a noi può capitare di sentire la brezza fredda della sera
e di chiederci come potremo navigare una volta che la luce del giorno ci abbia lasciati. In che relazioni siamo col terreno quando la luce va via? Incontreremo creature come questa nel
crepuscolo?
Il pezzo che precede è la quarantacinquesima stazione (di novantatre) in cui Peter Greenaway suddivise l’itinerario del Volo umano, da Caduta a Caduta, utilizzando le opere presenti nella ricchissima collezione del Departimento di Arti grafiche del Museo del Louvre, per l’allestimento di una mostra che si tenne nella Hall Napoléon dal novembre 1992 al febbraio 1993.
Nell’ambito di tale programma, quale accompagnamento alle sue scelte iconografiche, Peter Greenaway scrisse Flying out of this world per il catalogo dell’esposizione Le bruit des nuages, testo ora in uscita per i tipi di Abscondita nella mia versione italiana.
In quegli anni la medesima istituzione affidò altre mostre del genere alla cura di altrettanti protagonisti del mondo della cultura: Jacques Derrida, Jean Starobinski, Hubert Damisch, Julia Kristeva. La sfida rivolta a costoro, dal titolo Parti pris , si ispirava a una regola già enunciata nella sua stessa formulazione: ogni lettura, ogni scelta doveva essere una presa di posizione, un partito preso al di là di ogni neutralità o asettica oggettività.
Niente a che vedere, dunque, con certi affastellamenti indiscriminati, con certe allegre fughe dalla responsabilità cui siamo costretti ad assistere di questi tempi…